‘Ermita’ in spagnolo significa ‘cappella’. A La Gomera, una delle più piccole e meno turistiche isole dell'arcipelago spagnolo delle Canarie, ci sono sette 'ermitas', mete di fastosi pellegrinaggi annuali. Sono situate su punti panoramici, con viste spettacolari e al termine di perigliosi sentieri, più vicini al Cielo che agli uomini.
La cappella di Guara', vicino al villaggio di Gerian, non figura tra queste, forse perché non ha una storia secolare, essendo stata costruita soltanto negli Anni Sessanta. E' quello che i francesi definiscono 'mignon', tanto piccola e perfetta che sembra finta. E' dedicata alla patrona dell'isola, la Vergine di Guadalupe, ma non è famosa come il santuario della Nostra Signora di Guadalupe, su uno scoglio a circa 10 km dal porto di San Sebastian (ne ho parlato qui)
Leggo che ci sono due versioni sulla sua origine che è legata a un pastore di nome Candido Dorta, La prima storia è che si tratta di un ex voto per la guarigione della sua vacca zoppa. La seconda si riferisce a un presagio divino, una colomba che si era messa a volare in circolo sopra la collinetta di Guara' poco dopo la morte della moglie di Candido, che come nome aveva appunto Guadalupe.
ci si arriva? Con un cammino di circa 3 ore salendo il costone sinistro (guardando il mare) della Valle Gran Rey, l’enclave tedesca e ex hippy nel sud ovest dell’isola. Il sentiero, ben indicato, passa nel Parque Rural di Valle Gran Rey, una zona di interesse naturalistico e habitat del lucertolone simbolo de La Gomera, il Lagarto Gigante, che finora ho visto solo impresso sui gadget turistici in vendita nei negozi di souvenir.
Il sentiero sale a zig zag fino in cima al ‘barranco’ (i canyon formati dalle colate di lava nelle isole Canarie), a circa 600 metri di altezza. Da qui prosegue costeggiando una profonda gola tra palmeti, agave, fichi d’india e qualche mandorlo, dove si può sostare al riparo del sole cocente. La bianca chiesetta di Guara’ è visibile da lontano, ma bisogna avere un po’ di pazienza prima di arrivarci.
All’ermita, situata su un piazzale panoramico, ci si arriva anche con una strada asfaltata che collega il villaggio di Gerian, poco più sotto. Era un villaggio agricolo, oggi è semiabbandonato, ma ci sono ancora dei bei ruderi scavati nella roccia, come era tradizione nella popolazione indigena pre ispanica, i ‘guancho’.
La cappella, bianchissima con gli infissi verdi, sembra di essere alle Cicladi, sovrasta un altro ‘barranco’, quello di Argaga, così profondo che sembra un cratere. In basso si vedono delle oasi, ci sono delle pozze d’acqua, è quella che arriva dal sottosuolo e che sgorga in una fontana nella spiaggia di Argaga, il mio ancoraggio preferito in quest’isola magica.
La cappella, bianchissima con gli infissi verdi, sembra di essere alle Cicladi, sovrasta un altro ‘barranco’, quello di Argaga, così profondo che sembra un cratere. In basso si vedono delle oasi, ci sono delle pozze d’acqua, è quella che arriva dal sottosuolo e che sgorga in una fontana nella spiaggia di Argaga, il mio ancoraggio preferito in quest’isola magica.
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