Questa è l'incredibile storia della comune di El Cabrito, fondata dall'artista dell'Avanguardia viennese Otto Muehl, scomparso nel 2013 e al centro di uno scandalo per abusi sessuali agli inizi degli Anni Novanta. Per cinque anni la sua setta, che promuoveva la libertà sessuale e artistica, ebbe come sede "distaccata" una fattoria tropicale in una remota baia nel sud dell'isola della Gomera accessibile solo via mare. Dietro alla vita idilliaca dei suoi seguaci, si nascondevano però le violenze di Muehl sulle ragazze dai 12 ai 16 anni che venivano iniziate alle "gioie del sesso" dall'artista guru. Muehl fu condannato a sei anni di prigione, ma in seguito fu riabilitato e oggi le opere sono presenti in numerosi musei. La comune di El Cabrito invece si è trasformata in un ecoresort.
La Gomera, una delle più piccole e meno turisticizzate isole delle Canarie, ha un passato sorprendente. A partire dagli anni Sessanta è stata una delle mete preferite degli hippies, la beat generation della contestazione in fuga dal consumismo e dalle conformismo sociale. In questo piccolo e semidisabitato lembo di terra vulcanica, i “figli dei fiori” hanno trovato il loro habitat naturale, un caldo e confortevole paradiso naturale, lontano dalla civiltà e a quanto pare vicini a una buona scelta di droghe, tra cui anche piante allucinogene, tipo la Datura o era del Diavolo che cresce spontanea lungo i sentieri. Una Goa in mezzo all’Atlantico. Vi arrivarono giovani americani che contestavano la guerra in Vietnam e nord europei, soprattutto tedeschi. Ancora oggi Valle Gran Rey, ex villaggio pescatori nel sud dell’isola, è una enclave tedesca. Molti degli hippies giunti tre decenni fa si sono integrati, hanno aperto negozi, ristoranti e altri piccoli business, come atelier di artigianato. E grazie a loro negli anni la Gomera è diventata una destinazione popolare di molti pensionati tedeschi che vengono a svernare in questa vallata tra bananeti, palmeti e orti biologici. All’inizio la coabitazione con i gomeri non è stata probabilmente facile, ma poi l’invasione è stata tollerata perché creava una fonte di reddito per una isola che non aveva visto lo stesso sviluppo turistico massiccio della vicina Tenerife o di Gran Canaria. Per fortuna, si potrebbe, dire perché grazie agli hippies è stata risparmiata dalla grande speculazione edilizia.
Però c’è un rovescio della medaglia, nel paradiso a volte si può nascondere un inferno come fu proprio con la mecca hippy de La Gomera. La storia parte da lontano, da una comune fondata in Austria, vicino al confine ungherese, dall’artista Otto Muehl (1925-2013), appartenente alla cosiddetta corrente dell’Azionismo viennese, contraddistinta da performance artistiche “estreme” in cui corpi nudi venivano usati come tele e pennellati di sangue, viscere di animali o feci spesso in posizioni erotiche. Scene di violenza visiva intese a frantumare i tabu’ della societa’ dell’epoca. Un ode a liberare le pulsioni più profonde, Eros e Thanatos, per dirla con il suo conterraneo Sigmund Freud, che le usava anche come terapia.
Questo personaggio controverso, ma perfettamente inserito in quel contesto storico di ribellione e rottura, fonda nel 1972 una setta nel villaggio di Friedrischshof, a poche ore da Vienna, dove mette in pratica i suoi principi dell’amore libero, la vita in comune e il superamento delle convenzioni sociali, come la famiglia monogama e la proprietà privata. L’idea era quella, in gran voga in quel momento, di praticare una assoluta libertà sessuale, di vivere in armonia con la natura e di creare una utopica comunità di esseri liberi e felici dove arte e vita si fondevano. Grazie al suo carisma e alla forza delle sue idee, Muehl ebbe molto successo. La comune di Friedrischshof arrivò a contare centinaia di giovani adepti e a diventare una delle più famose e grandi in Europa. Con gli anni però il potere dell’artista sui suoi seguaci, soprattutto sulle giovani ragazze che formavano il suo ‘harem’ personale, divenne sempre più tirannico e anche perverso. La comune si trasformò in una sorta di gabbia dorata dove Muehl, adorato come un Dio, si comportava da padre padrone. Come “padre” anche nel senso anagrafico perché, secondo la sua biografia, ebbe circa 11 figli dalle sue seguaci.
Dovendo autofinanziarsi gli abitanti di Friedrischshof cominciarono a lavorare nel settore della finanza ad Amsterdam, una svolta abbastanza inaspettata per dei “ribelli” della società. Dalle testimonianze dirette raccolte nel documentario “Slaves in Paradise” trasmesso da Channel Four (questo il link), molti di loro diventarono broker finanziari di successo grazie proprio alla loro capacità di relazionarsi maturata nella comune. In poco tempo fecero la comune accumulò un considerevole patrimonio.
Il denaro servì per comprare immobili e aprire circa 30 sedi nelle capitali europee, e poi la nuova comune a La Gomera. Gli adepti di Friedrischshof erano alla ricerca di una “casa vacanza” lontano dalle radiazioni di Chernobyl, la centrale nucleare sovietica esplosa nell'aprile del 1986. L’isola era già stata “colonizzata” dagli hippies e alternativi tedeschi e quindi c’era già una forte base di appoggio. Dopo uno scouting tra diverse proprietà, i seguaci di Muehl decisero di comprare nello stesso anno di Chernobyl una finca (una fattoria) abbandonata chiamata El Cabrito, una incantevole baia con una spiaggia di sabbia nera e un vasto guardino irrigato da acqua sorgiva, a cui si accedeva via mare o con due ore di sentiero dal capoluogo di San Sebastian. Per l’investimento fu creata una società apposita che rilevò anche altre proprietà immobiliari sull'isola pagandole un prezzo superiore a quello di mercato.
La nuova comune di El Cabrito divenne un centro vacanza per i bambini e adolescenti e un laboratorio artistico per Muehl e per altri artisti. L’idea era di farne un Atelier del Sur, come quello di Van Gogh in Provenza, a cui Muehl nella veste di regista dedicò un suo film nel 1984.
In pochi anni però il sogno di Muehl crollò sotto il peso del suo crescente dominio autocratico, della struttura altamente gerarchica, di divisioni interne e anche di palesi contraddizioni come quella di sposarsi con Claudia una delle sue “preferite” e “mettere su famiglia”. E poi in questa spirale discendente scoppiò lo scandalo degli abusi sessuali sulle adolescenti. Alla fine degli anni 80 grazie alla testimonianza di alcune ragazze minorenni, vennero alla luce le discutibili pratiche sessuali di Muehl. Si sollevò il coperchio su una serie di nefandezze difficilmente giustificabili in nome della libertà sessuale e di espressione artistica. Il velo dell’omertà cadde e l’obbedienza cieca al padre padrone Otto cominciò a sgretolarsi. La stampa pubblicò alcune inchieste shock su El Cabrito dove si denunciava che Muehl deteneva una sorta di “ius prime noctis” sulle adolescenti della comune addirittura con la complicità delle stesse madri. L’artista, ultracinquantenne, teneva regolari rapporti sessuali con ragazze dai 12 ai 16 anni, che secondo lui erano consenzienti, ma secondo i testimoni erano invece dei veri e propri stupri.
Fu processato e condannato nel 1991 a sei anni e mezzo di prigione per pedofilia, violenze e anche droga. Gomera divenne “Sodoma e Gomera”. Non certo una bella immagine per l’isola tanto più che emersero anche delle sospette connivenze con la autorità politiche locali a proposito degli investimenti immobiliari della Liligomera, la società creata dalla comune che porta il nome di una delle figlie di Muehl.
L’intera vicenda di El Cabrito, il suo sperimentalismo artistico e lo scandalo, è stata oggetto di diverse inchieste giornalistiche soprattutto della stampa tedesca, libri e anche di una impressionante tesi di dottorato dell’Università della Laguna a Tenerife realizzata dall’artista e ricercatore Ralph Kistler. È interessante notare tuttavia come nel documentario di Channel 4 citato prima non si fa menzione di El Cabrito nonostante molti degli abusi di Muehl risalgano proprio al periodo in cui era a La Gomera (dove si trovava tra l’altro quando fu condannato da un tribunale austriaco).
In prigione continuò a dipingere e tenne anche corsi per i detenuti. Tre anni prima della sua morte, nel 2013 in Portogallo dove aveva fondato un’altra comune, ci fu una riabilitazione della sua figura come artista e il museo di Vienna organizzò una esposizione. In quella occasione Muehl fece un mea culpa difendendo però le sue idee in materia di sessualità. Idee difficili da sostenere soprattutto oggi con la nuova presa di coscienza femminile contro una certa mentalità maschilista che considera le donne come proprietà privata. La pratica del sesso libero, venerata da Muehl come liberazione degli istinti profondi, non era altro che l’atavica forma di dominio sessuale esercitata dagli uomini fin dalla notte dei tempi. L’elenco di sette come la sua e di “guru del sesso” depravati e poi inevitabilmente caduti in disgrazia è davvero lungo e non conosce confini geografici.
Lo scandalo sollevò anche altri sospetti sulle pratiche sessuali nella comune. In un curioso libro di un giornalista spagnolo, Jaime Rubio Rosale, intitolato La Historia Oculta de Canarias, si fa riferimento al Cabrito come laboratorio di eugenetica. Secondo l’autore la setta di Muehl perseguiva il folle ideale nazista della razza ariana. A favore della sua tesi l’autore cita come esempio che i bambini, tutti biondi e con occhi azzurri, “sembravano dei cloni”. Il libro non è però molto attendibile perché stranamente chiama la setta “the Kid” e la colloca vicino alla spiaggia di Argaga, dove esiste un'altra comune ma appartenente ai seguaci del guru indiano Osho (di cui si parla nella seconda parte di questa mini inchiesta).
Nonostante la sua scomparsa del fondatore, El Cabrito continua a esistere sotto forma di ‘ecofinca’ gestita da alcuni dei seguaci che hanno anche il possesso sugli archivi delle opere, un immenso tesoro. Sul website si fa riferimento alla controversa storia e si prendono le distanze dal fondatore della comune (si legge che: The former members of the commune distance themselves unambiguously from Otto Mühl and vigorously drive forward their independence).
The Brother of Sleep - 1994 - Otto Muehl (archivesmuehl.org) |
Però c’è un rovescio della medaglia, nel paradiso a volte si può nascondere un inferno come fu proprio con la mecca hippy de La Gomera. La storia parte da lontano, da una comune fondata in Austria, vicino al confine ungherese, dall’artista Otto Muehl (1925-2013), appartenente alla cosiddetta corrente dell’Azionismo viennese, contraddistinta da performance artistiche “estreme” in cui corpi nudi venivano usati come tele e pennellati di sangue, viscere di animali o feci spesso in posizioni erotiche. Scene di violenza visiva intese a frantumare i tabu’ della societa’ dell’epoca. Un ode a liberare le pulsioni più profonde, Eros e Thanatos, per dirla con il suo conterraneo Sigmund Freud, che le usava anche come terapia.
Questo personaggio controverso, ma perfettamente inserito in quel contesto storico di ribellione e rottura, fonda nel 1972 una setta nel villaggio di Friedrischshof, a poche ore da Vienna, dove mette in pratica i suoi principi dell’amore libero, la vita in comune e il superamento delle convenzioni sociali, come la famiglia monogama e la proprietà privata. L’idea era quella, in gran voga in quel momento, di praticare una assoluta libertà sessuale, di vivere in armonia con la natura e di creare una utopica comunità di esseri liberi e felici dove arte e vita si fondevano. Grazie al suo carisma e alla forza delle sue idee, Muehl ebbe molto successo. La comune di Friedrischshof arrivò a contare centinaia di giovani adepti e a diventare una delle più famose e grandi in Europa. Con gli anni però il potere dell’artista sui suoi seguaci, soprattutto sulle giovani ragazze che formavano il suo ‘harem’ personale, divenne sempre più tirannico e anche perverso. La comune si trasformò in una sorta di gabbia dorata dove Muehl, adorato come un Dio, si comportava da padre padrone. Come “padre” anche nel senso anagrafico perché, secondo la sua biografia, ebbe circa 11 figli dalle sue seguaci.
Dovendo autofinanziarsi gli abitanti di Friedrischshof cominciarono a lavorare nel settore della finanza ad Amsterdam, una svolta abbastanza inaspettata per dei “ribelli” della società. Dalle testimonianze dirette raccolte nel documentario “Slaves in Paradise” trasmesso da Channel Four (questo il link), molti di loro diventarono broker finanziari di successo grazie proprio alla loro capacità di relazionarsi maturata nella comune. In poco tempo fecero la comune accumulò un considerevole patrimonio.
Il denaro servì per comprare immobili e aprire circa 30 sedi nelle capitali europee, e poi la nuova comune a La Gomera. Gli adepti di Friedrischshof erano alla ricerca di una “casa vacanza” lontano dalle radiazioni di Chernobyl, la centrale nucleare sovietica esplosa nell'aprile del 1986. L’isola era già stata “colonizzata” dagli hippies e alternativi tedeschi e quindi c’era già una forte base di appoggio. Dopo uno scouting tra diverse proprietà, i seguaci di Muehl decisero di comprare nello stesso anno di Chernobyl una finca (una fattoria) abbandonata chiamata El Cabrito, una incantevole baia con una spiaggia di sabbia nera e un vasto guardino irrigato da acqua sorgiva, a cui si accedeva via mare o con due ore di sentiero dal capoluogo di San Sebastian. Per l’investimento fu creata una società apposita che rilevò anche altre proprietà immobiliari sull'isola pagandole un prezzo superiore a quello di mercato.
La nuova comune di El Cabrito divenne un centro vacanza per i bambini e adolescenti e un laboratorio artistico per Muehl e per altri artisti. L’idea era di farne un Atelier del Sur, come quello di Van Gogh in Provenza, a cui Muehl nella veste di regista dedicò un suo film nel 1984.
In pochi anni però il sogno di Muehl crollò sotto il peso del suo crescente dominio autocratico, della struttura altamente gerarchica, di divisioni interne e anche di palesi contraddizioni come quella di sposarsi con Claudia una delle sue “preferite” e “mettere su famiglia”. E poi in questa spirale discendente scoppiò lo scandalo degli abusi sessuali sulle adolescenti. Alla fine degli anni 80 grazie alla testimonianza di alcune ragazze minorenni, vennero alla luce le discutibili pratiche sessuali di Muehl. Si sollevò il coperchio su una serie di nefandezze difficilmente giustificabili in nome della libertà sessuale e di espressione artistica. Il velo dell’omertà cadde e l’obbedienza cieca al padre padrone Otto cominciò a sgretolarsi. La stampa pubblicò alcune inchieste shock su El Cabrito dove si denunciava che Muehl deteneva una sorta di “ius prime noctis” sulle adolescenti della comune addirittura con la complicità delle stesse madri. L’artista, ultracinquantenne, teneva regolari rapporti sessuali con ragazze dai 12 ai 16 anni, che secondo lui erano consenzienti, ma secondo i testimoni erano invece dei veri e propri stupri.
Fu processato e condannato nel 1991 a sei anni e mezzo di prigione per pedofilia, violenze e anche droga. Gomera divenne “Sodoma e Gomera”. Non certo una bella immagine per l’isola tanto più che emersero anche delle sospette connivenze con la autorità politiche locali a proposito degli investimenti immobiliari della Liligomera, la società creata dalla comune che porta il nome di una delle figlie di Muehl.
L’intera vicenda di El Cabrito, il suo sperimentalismo artistico e lo scandalo, è stata oggetto di diverse inchieste giornalistiche soprattutto della stampa tedesca, libri e anche di una impressionante tesi di dottorato dell’Università della Laguna a Tenerife realizzata dall’artista e ricercatore Ralph Kistler. È interessante notare tuttavia come nel documentario di Channel 4 citato prima non si fa menzione di El Cabrito nonostante molti degli abusi di Muehl risalgano proprio al periodo in cui era a La Gomera (dove si trovava tra l’altro quando fu condannato da un tribunale austriaco).
In prigione continuò a dipingere e tenne anche corsi per i detenuti. Tre anni prima della sua morte, nel 2013 in Portogallo dove aveva fondato un’altra comune, ci fu una riabilitazione della sua figura come artista e il museo di Vienna organizzò una esposizione. In quella occasione Muehl fece un mea culpa difendendo però le sue idee in materia di sessualità. Idee difficili da sostenere soprattutto oggi con la nuova presa di coscienza femminile contro una certa mentalità maschilista che considera le donne come proprietà privata. La pratica del sesso libero, venerata da Muehl come liberazione degli istinti profondi, non era altro che l’atavica forma di dominio sessuale esercitata dagli uomini fin dalla notte dei tempi. L’elenco di sette come la sua e di “guru del sesso” depravati e poi inevitabilmente caduti in disgrazia è davvero lungo e non conosce confini geografici.
Lo scandalo sollevò anche altri sospetti sulle pratiche sessuali nella comune. In un curioso libro di un giornalista spagnolo, Jaime Rubio Rosale, intitolato La Historia Oculta de Canarias, si fa riferimento al Cabrito come laboratorio di eugenetica. Secondo l’autore la setta di Muehl perseguiva il folle ideale nazista della razza ariana. A favore della sua tesi l’autore cita come esempio che i bambini, tutti biondi e con occhi azzurri, “sembravano dei cloni”. Il libro non è però molto attendibile perché stranamente chiama la setta “the Kid” e la colloca vicino alla spiaggia di Argaga, dove esiste un'altra comune ma appartenente ai seguaci del guru indiano Osho (di cui si parla nella seconda parte di questa mini inchiesta).
Nonostante la sua scomparsa del fondatore, El Cabrito continua a esistere sotto forma di ‘ecofinca’ gestita da alcuni dei seguaci che hanno anche il possesso sugli archivi delle opere, un immenso tesoro. Sul website si fa riferimento alla controversa storia e si prendono le distanze dal fondatore della comune (si legge che: The former members of the commune distance themselves unambiguously from Otto Mühl and vigorously drive forward their independence).
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