Tra i tanti luoghi magici dell'isola della Gomera, una delle più piccole e meno turistiche dell'arcipelago delle Canarie, ci sette fontanelle, chiamate Chorros de Epina, che secondo la leggenda hanno poteri curativi e anche divinatori. Si trovano in un bosco di lauri nella località di Epina a cui si accede attraverso un breve sentiero di 10 minuti che parte dalla strada principale per Vallehermoso. Il posto sembra una fiaba incantata, ti aspetti di veder uscire i folletti dagli anfratti rocciosi. La fontana e' composta da sette canalette di legno di erica da cui sgorga, o meglio "sgorgava" la preziosa acqua.
Uso il passato perché quando ci sono arrivata le fontanelle erano completamente asciutte e quindi non si poteva ottenere alcun vaticinio da questa "Sibilla" liquida. C'era solo un po' di acqua stagnante nella vasca sottostante. Forse la fonte era stata chiusa e l'acqua deviata verso usi meno fiabeschi. So che quest'anno la Gomera e' stata colpita da una grave crisi idrica per via delle scarse piogge. Oppure le autorità locali hanno forse deciso di chiudere i rubinetti per paura di assembramenti vietati per il Covid19? Fatto sta che non usciva neppure una goccia.
E' rimasto il cartello dell'ente turistico con le istruzioni: per ottenere l'amore di una persona bisogna bere dalle fontanelle pari (per le donne) o dispari (uomini) da sinistra a destra. Anticamente i chorros erano solo quattro ed erano attribuiti nell'ordine alla salute, amore, ricchezza e per il quarto non si sa...forse l'allegria (che deriva dalle prime tre). Nulla si conosce sugli altri tre aggiunti in seguito. Si dice che il settimo sia riservato alle donne incinte. Una cannella e' quella delle fattucchiere.
Leggo poi che nell'antichità la fontana dispensava anche vaticini alla gente del posto che voleva sapere la propria sorte. Se sgorgava acqua limpida, tutto andava bene, mentre se era torbida bisogna stare attenti alle disgrazie in agguato. Nulla e' dato sapere in caso in cui sia completamente asciutta. Neppure le divinità del bosco si sanno pronunciare sul futuro di questo "annus horribilis".
Ogni giorno mi sembra di vedere nuovi cartelli "se alquila" o "se vende" affissi sulle serrande dei negozi. Come in tutte le località turistiche, le Canarie stanno risentendo pesantemente della crisi Covid. Pur non essendoci un lockdown come in alcune aree della Spagna, negozi e ristoranti sono deserti. O meglio, risultano ora decisamente sproporzionati rispetto al numero di residenti. Le isole Canarie hanno cercato in tutti i modi di attirare turisti per la stagione invernale promuovendosi come "destinazione Covid free". Il che non manco vero perché anche qui c'e' stata un'impennata di casi dopo le ferie estive (ieri si sono contati 119 nuovi positivi e un decesso, in maggior parte tra Tenerife e Gran Canaria). Pur avendo un numero di casi limitati rispetto al resto d'Europa, non c'e' comunque possibilità di riaprire gli hotel perché i potenziali turisti stranieri non possono uscire dalle loro case per andare in vacanza o nelle loro seconde case. Quindi la stagione natalizia, molto redditizia in tempi normali, e' persa con enormi danni a tutto il settore alberghiero e all'indotto che gravita intorno all'industria turistica.
La foto che pubblico e' stata scattata a Valle Gran Rey, un comune ci circa 4 mila abitanti sulla spettacolare costa sud occidentale de La Gomera, dove vivono stabilmente molti tedeschi che ne hanno fatto una sorta di ecovillaggio con negozi di prodotti biologici e etnici.
Valle Gran Rey (La Gomera - Canarie occidentali), 14 novembre 2020
"A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giu', cadono. Stanno li' attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giu', come sassi". Da Novecento di Alessandro Baricco.
Gia' proprio cosi', la grande scogliera di Valle Gran Rey, nel sud dell'isoletta della Gomera (Canarie Occidentali) ha deciso di franare ieri pomeriggio. Un costone di almeno 50 metri di rocce e sedimenti vulcanici si e' staccato dalla parete verticale a picco sul mare ed e' venuto giu' con un gran fragore. "fran", scriverebbe Baricco. Prima si e' sollevata una grande onda e poi un gran polverone che ha coperto tutta la baia. Dopo dieci minuti quando si e' diradata la nube marrone sono riapparse le sagome dei camper che erano parcheggiati sotto il dirupo e quelle delle barche alla fonda li' davanti. Un miracolo, nessuno ci e' finito sotto. La frana, caduta sulla strada sterrata che collegava il porto con la spiaggia di Argaga, si e' fermata a qualche decina di metri dall'ultimo furgone dei campeggiatori che da blu' e' diventato color ocra. Si e' vista anche una utilitaria che ripartiva a tutta velocità dopo aver fatto retromarcia. Se passava qualche secondo prima veniva sepolta. Che culo.
Che fortuna anche per me. Per via di un allarme meteo, la tempesta tropicale Theta che sta lambendo le Canarie, ho spostato la mia barca a vela Maneki dentro il porto. La foto qui di fianco e' scattata da li. Ero ormeggiata insieme ad altre barche a una gigantesca banchina "fantasma" che in teoria e' stata costruita per accogliere traghetti o navi cargo. Alcune ore prima ero passata per lo sterrato per andare a riempire due bottiglioni di acqua. Nella spiaggetta di sassi di Argaga sorge un bellissimo centro per la meditazione (la zona qui e' ricca di "karma" dicono i villeggianti tedeschi che hanno colonizzato Valle Gran Rey). Nel muro esterno della "finca" c'e' una fontanella che eroga acqua di sorgente dalle 8 alle 10 del mattino. C'e' sempre la coda. Mentre stavo aspettando il mio turno dalla scogliera si e' staccata una scheggia di roccia che si e' schiantata sulla stradina con un gran botto. Erano le prime avvisaglie evidentemente. "Non devi avere paura - mi ha detto un tipo, uno degli "hippy" che abitano nelle grotte, e che era davanti a me per prendere acqua - basta che quando passi di li' dici "Pietre vi amo ("Stones I love you", parlava in inglese), vai tranquilla e' la Natura". Non troppo convinta dalla bontà della Natura ...poco dopo ho chiesto il passaggio ad un tizio che stava uscendo in macchina dalla "finca" e mi sono fatta depositare 500 metri più in la' al sicuro.
La frana ha messo in moto l'apparato di soccorso dell'arcipelago. All'inizio noi delle barche ormeggiate eravamo tutti sbigottiti, siamo andati in punta al molo a vedere che era successo. E' arrivato il guardiano del porticciolo, poi un paio di pescatori si sono svegliati dalla loro siesta, qualcuno ha finalmente avvertito i soccorsi. E dopo circa un'ora sono arrivati gli elicotteri e - a seguire - i vigili del fuoco, la protezione civile, la Croce Rossa, una motovedetta della Guardia Civil, i sommozzatori, le pattuglie della polizia locale, diverse squadre di volontari, le ruspe e infine anche i giornalisti. Il molo brulicava di gente che si filmavano con i telefonini a vicenda. Una vera e propria mobilitazione mediatica, tutti a farsi belli con le loro divise. Uno show che ormai siamo abituati a vedere nelle catastrofi naturali. Adesso poi con i social l'effetto e' ingigantito. Poi e' spuntato il filmato della frana in diretta: con i miliardi di video e foto che si fanno ogni giorno con i telefoni, ormai non ci sfugge piu' nulla. C'e' sempre qualcuno che per caso ha filmato la tragedia o il fattaccio. Si chiama giornalismo in tempo reale.
Ecco qui il link su YouTube.
Perché ha deciso di staccarsi? Non c'era vento e non pioveva, era nuvoloso. Uno può dire che era venerdì 13, c'era luna nuova oppure che c'e stata una mini scossa sismica, le Canarie sono isole vulcaniche, oppure che in qualche modo la tempesta tropicale Theta che stava passando sull'Atlantico a circa 200 km di distanza e che ha sollevato grandi onde sul versante ovest dell'isola, ha prodotto delle "vibrazioni" che si sono propagate alla montagna. Volendo si possono tirare in ballo le solite storie degli esperimenti nucleari o altre diavolerie che avvengono nel sottosuolo. Che a La Gomera ci sia una base segreta? Ci starebbe bene visto che qui hanno un originale modo di comunicare tra le valli, il "fischio gomero" con tanto di alfabeto studiato a scuola. Ma forse e' meglio mettersi il cuore in pace come nel monologo di Novecento:"E' una di quelle cose che e' meglio che non ci pensi, se no ci esci matto".
San Sebastian de la Gomera (isole Canarie), 12 novembre 2020
Circa 900 intrepidi turisti tedeschi stanno facendo una crociera alle isole Canarie. E' la prima nave da crociera che si vede nell'arcipelago spagnolo dopo sette mesi ed e' stata salutata dai giornali locali come "la prima crociera post Covid". In realta', tanto "post Covid" non lo e', visto che tutta Europa e' in lockdown per la seconda ondata del virus. Ma le Canarie riportano meno contagi rispetto alla penisola iberica e per questo si propongono come meta turistica "sicura" per le vacanze invernali. E' chiaro che ci sono enormi interessi economici in gioco e più' che mai ora le autorità sono chiamate a gestire il delicato equilibrio tra salute e denaro.
La nave da crociera "Mein Shiff 2", nuova di zecca essendo stata varata nel 2019, e' attraccata a Tenerife una settimana fa e oggi e' arrivata a San Sebastian de la Gomera, nello stesso porto dove mi trovo con la mia barca Maneki. E' il classico hotel galleggiante, appartenente al tour operator tedesco TUI insieme alla americana Royal Caribbean Cruises. Vista da vicino fa impressione: 310 metri di lunghezza e 40 metri di larghezza. Batte bandiera di Malta. Destinata a ospitare 3 mila turisti e' ora semi vuota e mi chiedo come possano rientrare con i costi dato che i prezzi saranno sicuramente superscontati.
Per garantire la sicurezza dei croceristi e della popolazione locale, i turisti sono "scortati" a terra e non possono sostare in luoghi pubblici, come bar o ristoranti, che qui alle Canarie rimangono aperti anche se con un limite massimo di 6 persone per tavolo. Le escursioni sono solamente in mare, in battello lungo la costa, sono off limits tutte le escursioni a terra, nei musei o centri storici. Anche a bordo, vietati i buffet, le terrazze e palestre, distanza di sicurezza con gli oltre 700 membri del personale. Insomma più che una crociera e' una prigione galleggiante con vista mare.
Mentre tutto il mondo e' concentrato sulle elezioni Usa e l'emergenza Covid, 2 mila migranti sono sbarcati alle Canarie nel weekend provenienti dalle vicine coste dell'Africa in 40 imbarcazioni di fortuna. L'ho letto qui su El Mundo.
Nel porticciolo di pescatori di Arguineguin, nel sud di Gran Canaria, dove sono spesso ancorata con la mia barca a vela Maneki, hanno allestito una tendopoli lungo il molo per accogliere i disperati soccorsi nell'oceano Atlantico alla deriva su barconi di legno (dette "patera"). Le pattuglie della guardia costiera e del soccorso marittimo intercettano le imbarcazioni e caricano i migranti che come si può immaginare arrivano in condizioni estreme dopo un viaggio di due o tre giorni dalle costa del Marocco e Sahara Occidentale.
E' da circa un anno che questo flusso migratorio verso l'arcipelago spagnolo si e' intensificato di pari passo con la chiusura dei porti nel Mediterraneo. Ne ho scritto spesso su questo blog (questo il mio ultimo articolo).
Per gli abitanti delle Canarie non e' una novità, sanno di essere una porta di ingresso in Europa, le famose isole sono geograficamente connesse al continente africano (anche se lo ignorano per proteggere il loro ricco turismo) e già in passato hanno avuto simili emergenze. Me lo ha confermato un negoziante di Arguineguin dicendomi molto seccato "che i migranti ci sono sempre stati, ma che ora sanno di essere soccorsi, quindi partono in massa sapendo che troveranno vitto e alloggio". Pare che il governo spagnolo sta praticando una politica di accoglienza forse su pressione degli altri Paesi europei o forse per semplice spirito umanitario, Ma, in questo periodo di crisi, soprattutto qui alle Canarie pesantemente colpite per il crollo del turismo, la gente e' esasperata e non vede di buon occhio l'accoglienza. Non si sa quanto il governo spagnolo potrà permettersi politicamente di continuare su questa linea.