La Graciosa, l'ottava isola dell'arcipelago delle Canarie, la più piccola e per fortuna non cementificata, e' perfetta per escursioni a piedi o in bicicletta (se mai riapriranno i negozi di locazione delle biciclette ora chiusi per il Covid19). Con i suoi circa sette km di lunghezza e tre km di larghezza la si può percorrere in un giorno. Volendo ci sono anche delle salite per la presenza di quattro "picchi", di circa 200 metri di altezza.
Per i suoi colori il paesaggio mi ricorda quello del Ladakh, il "piccolo Tibet" nel nord dell'India. Un deserto variopinto puntellato qua e la' da cespugli secchi di euforbia e altre piante grasse. L'erosione del vento e delle onde ha modellato le scogliere con bizzarre geometrie mentre la maggior parte dell'interno sono dune di sabbia. Anche i fondali sono multicolore e riflettono mille tonalità di blu e verde nell'acqua cristallina. Su questo sfondo spicca una macchia bianca e blu, sono le case del porticciolo di Caleta del Sebo. Sembra un po' una architettura cicladica. Le strade non sono asfaltate e quando passano i taxi-jeep sollevano un gran polverone.
Il nome "La Graciosa" e' azzeccato. Pare che a chiamare l'isola cosi' sia stato il conquistatore normanno Juan de Bethencourt, colui che a partire dagli inizi del 1400 guido' una serie di spedizioni per occupare militarmente l'arcipelago. Da questo personaggio discendono molte stirpi di famiglie canariote e anche un paese, Betancuria, a Fuerteventura.
IL SUD: da Playa Francesa a Caleta del Sebo
La prima passeggiata, circa 3 ore, inizia da Playa Francesa, dove sono ancorata con la mia barca a vela Maneki, e termina nel porticciolo di Caleta del Sebo passando per la montagna Amarilla, che deriva il suo nome dal'argilla gialla con cui e' fatta. La vista che si gode dalla cima e' sul Canale del Rio, striscia di mare larga 1,2 km che divide La Graciosa dall'isola maggiore di Lanzarote. L'orizzonte a sud e' chiuso da muraglia di lava, una massiccia scogliera nera a picco sul mare, "opera" dell'ultima eruzione che cambio' la fisionomia di Lanzarote. A ovest due faraglioni si ergono all'ingresso dello stretto. Quando si scende dalla montagna Amarilla, per un sentiero che sembra uno scolo di acqua piovana, si arriva sul lato orientale dell'isola e da qui si segue la strada per alcuni chilometri fino all'incrocio per il villaggio di Pedro Barba e per Playa de la Conchas.
IL NORD: Da Caleta del Sebo - Playa de las Conchas - Caleta del Sebo
La seconda camminata e' più lunga, circa 4-5 ore, ma e' tutta in piano. Al punto di partenza, al porticciolo di Caleta del Sebo, sono arrivata con il kayak. Dopo una sosta all'unica panetteria del paese, mi sono incamminata verso l'interno lungo un sentiero che passa tra due cucuzzoli, la Montana del Mojon e la Agujas Grandes e che termina nella splendida Playa de las Conchas (la spiaggia delle conchiglie), una distesa dorata di mezzo chilometro con sfondo di argilla rossa. Da qui si possono ammirare le altre isole (disabitate) dell'arcipelago Chinijo, la riserva marina di cui fa parte anche La Graciosa. Il sentiero riparte poi dalla Montana Bermeja (volendo si puo' salire in cima) e arriva sulla costa meridionale che si affaccia sul Canale del Rio. Si segue la "strada" principale, uno sterrato di sabbia, per un paio di ore, un po' faticoso se come nel mio caso ci si trova nelle ore piu' calde. La prossima tappa e' il villaggio di Pedro Barba, circa venti case vacanze, sagomate nelle rocce e con dei giardini di cactus. C'e' anche il resto di un porticciolo, sembra una antica fortificazione. A causa del Covid19, il villaggio e' deserto, sembra quasi abbandonato, il che lo rende ancora più' suggestivo. Da Pedro Barba si continua lungo costa, seguendo la scogliera di lava attraverso un piccolo sentiero che sembra franare da un momento all'altro, fino a ritornare al porticciolo di Caleta del Sebo.