Gran Canaria, 1 Aprile 2020
Sono andata al Mercadona, un megastore molto popolare che si trova lungo la statale GC500 a un paio di chilometri circa da dove mi trovo all'ancoraggio con la mia barca Maneki. In teoria per fare la spesa ci sarebbe il piccolo Spar, nella marina di Pasito Blanco, che e' più vicino, pero' la varietà e' molto limitata ed e' molto costoso, soprattutto per i prodotti freschi. Non so quindi se ho rischiato una multa. Di sicuro ho aumentato il mio rischio di contagio dato che il supermercato e' molto più affollato.
Per raggiungere il Mercadona ho percorso un tratto di mare con il kayak fino alla spiaggia di Meloneras e da qui circa 500 metri a piedi tra un campo da golf e un complesso residenziale turistico. Mentre camminavo ho incrociato un furgone della Guardia Civil, parcheggiato senza nessuno a bordo davanti alla spiaggia, penso per semplice dissuasione, e poi una pattuglia di poliziotti con cui ci siamo scambiati un veloce saluto. Avevo un paio di buste della spesa vuote ed era quindi abbastanza chiara la ragione della mia uscita. La camminata, nelle strade deserte e sotto il sole ormai estivo, mi e' servita per un paio di riflessioni.
La prima e' sul terrore di essere fermata o addirittura caricata su un furgone, come quello che avevo visto, e portata in una localita' segreta, tipo Guantanamo del coronavirus. Mi e' venuto in mente il romanzo distopico di Margaret Atwood, "Il racconto dell'ancella", dove la protagonista tentava di sfuggire alle telecamere nascoste per strada dal regime teocratico. Ma potrebbero essere anche le sensazioni degli ebrei durante l'Olocausto, oppure in tempi più recenti, degli abitanti di Mosul o di Aleppo quando uscivano di casa per cercare cibo sotto il tiro dei cecchini o sotto i bombardamenti. Le guerre non si sono fermate con il Covid19 (o forse si', nessuno lo sa perché i media sono concentrati sull'epidemia).
La seconda sensazione e' di rabbia perché l'emergenza sanitaria ha provocato una reazione immediata a livello globale, una mobilitazione planetaria senza precedenti, praticamente simultanea. Altre emergenze, molto più gravi perché destinate a durare di più e con conseguenze devastanti per il pianeta, invece non hanno ricevuto nemmeno una minima percentuale di tutta l'attenzione dedicata alla lotta contro la pandemia. Certo il virus mette a rischio le nostre vite, il bene più' prezioso, ma anche le misure per combatterlo sono devastanti per la nostra sopravvivenza. Leggo oggi un rapporto di Human Right Watch sugli operai tessili in Bangladesh, Cambogia e negli altri Paesi asiatici dove si produce la moda low cost per le grandi catene di abbigliamento occidentali. Gli ordini sono stati cancellati, i pagamenti bloccati e milioni di persone rischiano la fame.
Nel parcheggio del Mercadona c'era la coda perché gli ingressi erano limitati. C'era un poliziotto per dirigere gli accessi e controllare che tutti si mettessero i guanti di plastica. Quasi tutti avevano una mascherina o una sciarpa davanti alla bocca e stavano a quattro o più metri di distanza l'uno dall'altro. Una signora dietro di me si lamentava ad alta voce, "Es una locura" , e' una follia, non so se riferendosi alla situazione o al virus.
A un certo punto mi sono trovata a un metro di distanza dal tubo di scappamento di un auto con il bagagliaio strapieno di rotoli di carta igienica. Quando si e' messa in moto mi e' arrivata una zaffata di gas che e' finita direttamente nei miei polmoni. Decenni di smog nelle nostre città trasformate in camere a gas non ci hanno mai preoccupato seriamente, a parte qualche misura sporadica di blocco del traffico. Non c'e' stata nessuna allerta generale nonostante i malati per tumori, infezioni respiratorie e allergie causate dall'inquinamento. Nessun allarme per la contaminazione dell'acqua e suolo. Nessuna quarantena per la plastica che sta contagiando l'intero pianeta.
Sono andata al Mercadona, un megastore molto popolare che si trova lungo la statale GC500 a un paio di chilometri circa da dove mi trovo all'ancoraggio con la mia barca Maneki. In teoria per fare la spesa ci sarebbe il piccolo Spar, nella marina di Pasito Blanco, che e' più vicino, pero' la varietà e' molto limitata ed e' molto costoso, soprattutto per i prodotti freschi. Non so quindi se ho rischiato una multa. Di sicuro ho aumentato il mio rischio di contagio dato che il supermercato e' molto più affollato.
Dettaglio da Trittico delle Tentazioni di Sant'Antonio, Hieronymus Bosh |
La prima e' sul terrore di essere fermata o addirittura caricata su un furgone, come quello che avevo visto, e portata in una localita' segreta, tipo Guantanamo del coronavirus. Mi e' venuto in mente il romanzo distopico di Margaret Atwood, "Il racconto dell'ancella", dove la protagonista tentava di sfuggire alle telecamere nascoste per strada dal regime teocratico. Ma potrebbero essere anche le sensazioni degli ebrei durante l'Olocausto, oppure in tempi più recenti, degli abitanti di Mosul o di Aleppo quando uscivano di casa per cercare cibo sotto il tiro dei cecchini o sotto i bombardamenti. Le guerre non si sono fermate con il Covid19 (o forse si', nessuno lo sa perché i media sono concentrati sull'epidemia).
La seconda sensazione e' di rabbia perché l'emergenza sanitaria ha provocato una reazione immediata a livello globale, una mobilitazione planetaria senza precedenti, praticamente simultanea. Altre emergenze, molto più gravi perché destinate a durare di più e con conseguenze devastanti per il pianeta, invece non hanno ricevuto nemmeno una minima percentuale di tutta l'attenzione dedicata alla lotta contro la pandemia. Certo il virus mette a rischio le nostre vite, il bene più' prezioso, ma anche le misure per combatterlo sono devastanti per la nostra sopravvivenza. Leggo oggi un rapporto di Human Right Watch sugli operai tessili in Bangladesh, Cambogia e negli altri Paesi asiatici dove si produce la moda low cost per le grandi catene di abbigliamento occidentali. Gli ordini sono stati cancellati, i pagamenti bloccati e milioni di persone rischiano la fame.
Nel parcheggio del Mercadona c'era la coda perché gli ingressi erano limitati. C'era un poliziotto per dirigere gli accessi e controllare che tutti si mettessero i guanti di plastica. Quasi tutti avevano una mascherina o una sciarpa davanti alla bocca e stavano a quattro o più metri di distanza l'uno dall'altro. Una signora dietro di me si lamentava ad alta voce, "Es una locura" , e' una follia, non so se riferendosi alla situazione o al virus.
A un certo punto mi sono trovata a un metro di distanza dal tubo di scappamento di un auto con il bagagliaio strapieno di rotoli di carta igienica. Quando si e' messa in moto mi e' arrivata una zaffata di gas che e' finita direttamente nei miei polmoni. Decenni di smog nelle nostre città trasformate in camere a gas non ci hanno mai preoccupato seriamente, a parte qualche misura sporadica di blocco del traffico. Non c'e' stata nessuna allerta generale nonostante i malati per tumori, infezioni respiratorie e allergie causate dall'inquinamento. Nessun allarme per la contaminazione dell'acqua e suolo. Nessuna quarantena per la plastica che sta contagiando l'intero pianeta.
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