Gran Canaria, 23 aprile 2020
Il confino forzato, o meglio l'arresto domiciliare di massa come preferisco chiamarlo, ha il potere di stimolare nuove idee o anche ispirazioni artistiche. Ci sono innumerevoli casi di capolavori scritti in isolamento. Anna Frank scrive il suo celebre diario in un rifugio segreto dei magazzini Frank. Lo statista indiano Jawaharlal Nehru si dedico' nelle carceri britanniche dal 1942 al 1946 a una opera storica, "The Discovery of India" che e' ancora oggi studiata a scuola. Il pacifista Bertrand Russel scrive "Introduzione alla Filosofia matematica" (1918) durante la sua prigionia. Poi ci sono i casi di illustri carcerati, come Antonio Gramsci e Nelson Mandela fino al Silvio Pellico de "Le mie prigioni". Ho gia' citato in questo blog la "Novella degli Scacchi" di Stefen Zweig, dove c'e' un esempio mirabolante di come allenare la mente quando si e' prigionieri in una stanza e non si hanno carta e penna. {ADDENDUM: un mio caro amico e compagno velista mi ha suggerito di aggiungere anche il Mein Kampf di Adolf Hitler come esempio di ispirazione carceraria...in questo caso funesta per l'intera umanita'}.
Anche il confino non obbligatorio, come per esempio una lunga degenza all'ospedale, puo' far nascere grandi ispirazioni. Penso a "Addio alle Armi" di Ernst Hemingway (scritto dopo la sua degenza in Italia). Nel romanzo classico de Il Piacere, (che sto leggendo in questi giorni) Andrea Sperelli, alter ego di Gabriele D'Annunzio, ritrova la vena poetica in un periodo forzato di convalescenza tra i roseti della villa al mare di sua cugina dopo essere stato ferito in un duello.
Come recita una frase attribuita a Winston Churchill, "Never let a good crisis go to waste". Puo' essere letta come un cinico suggerimento, ma anche come un invito a cogliere un opportunita'. "Facis de Necessitate Virtutem", fai di necessita' virtu', diceva San Girolamo. Piu' o meno la stessa cosa, anche se si riferisce forse piu' a a una disposizione mentale nell'affrontare obblighi o situazioni non piacevoli.
Non so perche' mi e' uscita questa lunga e "dotta" premessa per raccontare come la permanenza obbligatoria in luoghi ristretti, sia una barca che un mini alloggio, stimola l'intelletto e la fantasia. Ovviamento questo e' valido in condizioni statiche della barca, non in navigazione dove si e' impegnati nelle manovre e nella rotta. Risparmio per ora le mie intuizioni artistiche e poetiche, vorrei condividere piuttosto lavori manuali o di bricolage in barca. Attivita' che hanno in comune l'utilizzo di materiali riciclati, non essendoci altra alternativa, quindi con ulteriore sforzo "creativo" e di immaginazione. Sono sicura che molte persone si sono dedicate al fai-da-te in questa quarantena riscoprendo magari vecchie passioni o hobby e anche, perche' no, talenti nascosti.
La scacchiera
E' stata ricavata su un tavolino da campeggio con nastro isolante. I pezzi sono in parte riciclati e in parte presi dalla cassetta degli attrezzi. I pedoni sono bulloni dipinti con lo smalto viola (per distinguere i bianchi dai neri). La regina dei neri/viola e' il flacone dello stesso smalto, mentre la regina dei bianchi e' una Madonnina di plastica. Le torri bianchi sono spinotti USB, bruciati quando li ho inseriti in una presa accendisigari montata con la polarita' invertita. Le torri nere/viola invece sono due pulegge ossidate per le drizze in testa d'albero che ho sostituito quando ho disalberato lo scorso anno a Tenerife. I cavalli neri/viola sono viti e bulloni arruginite che ho trovato sotto un guard rail durante una passeggiata clandestina sulla statale 500.
La rete porta frutta
Questa e' stata realizzata seguendo un video su YouTube con del cordino di cotone, pero' i due "dischetti" che servono a legarlo sono pezzi dello scafo di Maneki, trapanato in diverse occasioni.
Porta Sapone
Ho usato due piccole staffe, che avevo a bordo, le ho fissate alla parete con viti da legno e ci ho appoggiato sopra la confezione del Filadelfia. Volendo si puo' anche chiudere il portasapone con il coperchio dello stesso formaggio
Fermaglio per porte tambuccio
Purtroppo Maneki non ha un posto dove fissare le porte del tambuccio quando il boccaporto e' aperto, che e' durante il giorno (di notte dormo con il tambuccio chiuso). Quindi le due tavole erano sempre d'impiccio lungo la battagliola o sui divani. Ho pensato di usare una cerniera, una corda elastica e un gancetto per fissarli lungo la sponda della cambusa usando la maniglia di una delle porte. Facile da agganciare e sganciare.
Il confino forzato, o meglio l'arresto domiciliare di massa come preferisco chiamarlo, ha il potere di stimolare nuove idee o anche ispirazioni artistiche. Ci sono innumerevoli casi di capolavori scritti in isolamento. Anna Frank scrive il suo celebre diario in un rifugio segreto dei magazzini Frank. Lo statista indiano Jawaharlal Nehru si dedico' nelle carceri britanniche dal 1942 al 1946 a una opera storica, "The Discovery of India" che e' ancora oggi studiata a scuola. Il pacifista Bertrand Russel scrive "Introduzione alla Filosofia matematica" (1918) durante la sua prigionia. Poi ci sono i casi di illustri carcerati, come Antonio Gramsci e Nelson Mandela fino al Silvio Pellico de "Le mie prigioni". Ho gia' citato in questo blog la "Novella degli Scacchi" di Stefen Zweig, dove c'e' un esempio mirabolante di come allenare la mente quando si e' prigionieri in una stanza e non si hanno carta e penna. {ADDENDUM: un mio caro amico e compagno velista mi ha suggerito di aggiungere anche il Mein Kampf di Adolf Hitler come esempio di ispirazione carceraria...in questo caso funesta per l'intera umanita'}.
Anche il confino non obbligatorio, come per esempio una lunga degenza all'ospedale, puo' far nascere grandi ispirazioni. Penso a "Addio alle Armi" di Ernst Hemingway (scritto dopo la sua degenza in Italia). Nel romanzo classico de Il Piacere, (che sto leggendo in questi giorni) Andrea Sperelli, alter ego di Gabriele D'Annunzio, ritrova la vena poetica in un periodo forzato di convalescenza tra i roseti della villa al mare di sua cugina dopo essere stato ferito in un duello.
Come recita una frase attribuita a Winston Churchill, "Never let a good crisis go to waste". Puo' essere letta come un cinico suggerimento, ma anche come un invito a cogliere un opportunita'. "Facis de Necessitate Virtutem", fai di necessita' virtu', diceva San Girolamo. Piu' o meno la stessa cosa, anche se si riferisce forse piu' a a una disposizione mentale nell'affrontare obblighi o situazioni non piacevoli.
Non so perche' mi e' uscita questa lunga e "dotta" premessa per raccontare come la permanenza obbligatoria in luoghi ristretti, sia una barca che un mini alloggio, stimola l'intelletto e la fantasia. Ovviamento questo e' valido in condizioni statiche della barca, non in navigazione dove si e' impegnati nelle manovre e nella rotta. Risparmio per ora le mie intuizioni artistiche e poetiche, vorrei condividere piuttosto lavori manuali o di bricolage in barca. Attivita' che hanno in comune l'utilizzo di materiali riciclati, non essendoci altra alternativa, quindi con ulteriore sforzo "creativo" e di immaginazione. Sono sicura che molte persone si sono dedicate al fai-da-te in questa quarantena riscoprendo magari vecchie passioni o hobby e anche, perche' no, talenti nascosti.
La scacchiera
E' stata ricavata su un tavolino da campeggio con nastro isolante. I pezzi sono in parte riciclati e in parte presi dalla cassetta degli attrezzi. I pedoni sono bulloni dipinti con lo smalto viola (per distinguere i bianchi dai neri). La regina dei neri/viola e' il flacone dello stesso smalto, mentre la regina dei bianchi e' una Madonnina di plastica. Le torri bianchi sono spinotti USB, bruciati quando li ho inseriti in una presa accendisigari montata con la polarita' invertita. Le torri nere/viola invece sono due pulegge ossidate per le drizze in testa d'albero che ho sostituito quando ho disalberato lo scorso anno a Tenerife. I cavalli neri/viola sono viti e bulloni arruginite che ho trovato sotto un guard rail durante una passeggiata clandestina sulla statale 500.
La rete porta frutta
Questa e' stata realizzata seguendo un video su YouTube con del cordino di cotone, pero' i due "dischetti" che servono a legarlo sono pezzi dello scafo di Maneki, trapanato in diverse occasioni.
Porta Sapone
Ho usato due piccole staffe, che avevo a bordo, le ho fissate alla parete con viti da legno e ci ho appoggiato sopra la confezione del Filadelfia. Volendo si puo' anche chiudere il portasapone con il coperchio dello stesso formaggio
Fermaglio per porte tambuccio
Purtroppo Maneki non ha un posto dove fissare le porte del tambuccio quando il boccaporto e' aperto, che e' durante il giorno (di notte dormo con il tambuccio chiuso). Quindi le due tavole erano sempre d'impiccio lungo la battagliola o sui divani. Ho pensato di usare una cerniera, una corda elastica e un gancetto per fissarli lungo la sponda della cambusa usando la maniglia di una delle porte. Facile da agganciare e sganciare.
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