Colombo e gli sponsor francescani della Rabida

Palos de la Frontiera, 11 aprile 2019
 
Nella mia smania di non prendere gli aerei, ancora prima del flight shame lanciato da Greta Thunberg, mi sono ritrovata a Huelva, una sonnolenta citta’ dell’Andalusia, conosciuta solo per essere uno dei due punti di arrivo del traghetto che collega le isole Canarie con la madrepatria. L’altra destinazione dei ferries è Cadice.
    Lo sbarco a Huelva è stato pero’ propizio perché mi ha permesso di scoprire una piccola chicca su Cristoforo Colombo. A 15 km infatti sorge la famosa Palos de la Frontiera, dove l’ammiraglio genovese salpo’ con le tre caravelle il 3 agosto 1492 alla volta del Nuovo Mondo. Nei dintorni ci sono molti luoghi storici “colombini”, cioe’ legati alla sua vita e alla sua impresa.
   Uno di questi luoghi, che fu determinante per la spedizione e che penso non sia molto noto, è il monastero francescano di Santa Maria della Rabida. Un bellissimo edificio in stile gotico-mudejar del XIII secolo che sorge su una collinetta vicino all’estuario del rio Tinto. Rimasto vedovo dopo la morte della sua moglie portoghese, Colombo aveva affidato il figlio Diego ai religiosi della Rabida e qui veniva regolarmente.

   Probabilmente non si sarebbe aspettato di trovare proprio tra i francescani gli sponsor determinanti della sua impresa. Nell’anno 1490 arrivo’ infatti alla Rabida deluso e probabilmente anche senza un soldo dopo che il re Fernando e la regina Isabella di Castiglia avevano bocciato il suo progetto. Forse anche le sue convinzioni geografiche stavano cominciando a vacillare. E invece nel monastero inaspettatamente trovo’ degli alleati che gli ridettero fiducia e che lo raccomandarono ai sovrani.
    Il priore della Rabida, Juan Perez, che era confessore della regina, lo presento’ a un medico appassionato di astronomia e ad una cerchia di cosmologhi. Per farla breve, tutti insieme, frati e non, come si vede in un dipinto della collezione de El Prado, ristudiarono le mappe e si convinsero che oltre l’Oceano c’erano le agognate terre orientali.
   Il priore inoltre lo mise in contatto anche con la famiglia Pinzon, i boss di Palos, che affittarono le caravelle e che furono comandanti della Nina e Pinta.
   Non è chiaro quali interessi avessero gli umili francescani nello sponsorizzare una cosi’ temeraria impresa. Pare che ci fosse anche l’interesse del Papato che ovviamente coincideva con quello dei Re Cattolici e anche con il desiderio di conquistare nuove terre e nuove anime da convertire. Esattamente come è avvenuto in seguito.

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