Val d’Ala (Torino), 15 luglio 2019
Sono anni che sento il solito ritornello che “le mulattiere della valle di Lanzo sono abbandonate” e che la ‘montagna stava morendo”. Sara’ la crisi oppure un moto d’orgoglio del Cai piemontese, fatto sta che i percorsi sono stati ora riaperti e ripristinati a beneficio degli escursionisti.
Ho percorso il sentiero 261, riaperto questa estate dagli alpinisti del Cai di Lanzo, che va da Bracchiello a Ceres (in realta’ da Monti Di Voragno diventa 241). Circa un paio di ore andando piano, quasi tutto al medesimo livello, eccetto quando si scende da Monti di Voragno (973 metri) a Ceres (730 m). Si tratta di una passeggiata facile, ma che in alcuni tratti richiede un po’ di attenzione in quanto si costeggiano dei dirupi e il sentiero a volte è occupato da grossi tronchi caduti da sopra.
Per la maggior parte si cammina in un fitto bosco di castani, dove la luce filtra a mala pena, che si apre di tanto in tanto su degli alpeggi dove si trovano diverse baite. Con mia ulteriore sorpresa, e per sfatare il ritornello di cui sopra, molte sono state ristrutturate e pare ci abiti qualcuno.
Il villaggio di Monti di Voragno (990 m) per esempio, sembra una cartolina. Una vecchia grangia, l’Aran, è abitata da ragazzi. E poi piu’ o meno a meta’ si trova una meravigliosa scala intagliata nella roccia. Quando quelle montagne erano ancora produttive era stata forse stata realizzata dai pastori o agricoltori che usavano il sentiero come via di comunicazione, non a scopo ricreativo come ai giorni nostri.
Lungo il percorso si trovano anche altre curiosità come una cava di calce. A quanto pare fino a pochi anni fa l’estrazione della calce era una attività lucrativa da queste parti.
Prima di arrivare a Pian di Ceres si trova la cappella degli Appestati, detta così perché si riunivano i valligiani all’epoca dell’epidemia. All’interno c’è un bell’affresco di una Madonna e di un Cristo in croce realizzato da un frate dell’abbazia di Novalesa. Lì vicino c’è anche una vecchia grangia restaurata sempre dal Cai Lanzo.
Volendo con il sentiero 241 si sale al Monte di Santa Cristina (1342), dove sorge un santuario dedicato alla santa martirizzata a Bolsena. Il 24 luglio si tiene la processione lungo la mulattiera a gradini.
Lungo il percorso si trovano anche altre curiosità come una cava di calce. A quanto pare fino a pochi anni fa l’estrazione della calce era una attività lucrativa da queste parti.
Prima di arrivare a Pian di Ceres si trova la cappella degli Appestati, detta così perché si riunivano i valligiani all’epoca dell’epidemia. All’interno c’è un bell’affresco di una Madonna e di un Cristo in croce realizzato da un frate dell’abbazia di Novalesa. Lì vicino c’è anche una vecchia grangia restaurata sempre dal Cai Lanzo.
Volendo con il sentiero 241 si sale al Monte di Santa Cristina (1342), dove sorge un santuario dedicato alla santa martirizzata a Bolsena. Il 24 luglio si tiene la processione lungo la mulattiera a gradini.
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