È difficile trovare degli aggettivi per descrivere Valparaiso, la città portuale cilena nota come il `gioiello del Pacifico`. Raramente ho visto un posto più folle, anche visivamente per i suoi palazzi colorati e totalmente ricoperti di graffiti. È talmente un ammasso di stili architettonici e di arredi urbani che non si può che stupirsi di fronte a tanta confusione. Non ti lascia neppure il fiato per respirare quando ti inerpichi su per le sue 42 colline in un saliscendi di scale variopinte e funicolari diroccate che ti sembra di essere in un luna park abbandonato. E decadente Valparaiso, sporca come tutte le città di porto, fracassona, godereccia al limite della volgarità e costantemente in movimento per via dei terremoti. Ma proprio questa miscela ti affascina e ha affascinato l`Unesco che nel 2003 l`ha inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità.
A circa 140 km dalla capitale Santiago – ci si arriva attraversando i migliori vigneti del Paese – Valparaiso ha un passato glorioso che si vede nei volti della gente, immigrata dall`Europa a fine secolo, quando la città era una tappa commerciale importante sulla rotta dall`Atlantico al Pacifico. Prima che aprissero il canale di Panama, nel 1914, le merci e le persone transitavano dallo stretto di Magellano. Sulla costa pacifica, Valparaiso era la prima ad accoglierli. Oggi il porto non è più così importante come allora, attraccano forse più navi da crociera più che cargo, tuttavia Valparaiso si è inventata un nuovo ruolo come capitale culturale del Cile. Ha tutti i numeri, è sede della più antica biblioteca e del più antico giornale al mondo in lingua spagnola, El Mercurio di Valparaiso (1827), nonché` penso uno dei più longevi quotidiani sul pianeta. Questo perché - va detto – è riuscito a navigare indenne attraverso golpi e controgolpi. È stato il giornale del regime di Pinochet e nonostante questo è oggi uno dei più letti in Cile.
Per definire Valparaiso preferisco prendere a prestito i versi di Pablo Neruda che ha tanto amato questo `puerto loco`. “Sempre scossa dai terremoti, non smette mai di pettinarsi, le manca sempre il tempo di vestirsi” (tratto da `Ode a Valparaiso`,che evoca il devastante terremoto del 1906). Negli Anni Cinquanta il poeta premio Nobel per la Letteratura nel 1971 ha comprato una casa diroccata in cima al cerro Bellavista, l`ha ristrutturata e ribattezzata La Sebastiana in onore al suo vecchio proprietario. Oggi la casa è una meta turistica immancabile per chi visita Valparaiso. Fa parte, insieme alle altre due case a Santiago e a Isla Negra gestite dalla Fondazione Neruda. L`ingresso è un po` caro rispetto agli altri musei (7000 pesos cileni, ovvero 10 euro) ma merita davvero, per di piu` l`audioguida che è compresa nel biglietto è ottima. Dalla casa, a tre piani, c`è una vista quasi a 360 gradi.
E` un tipico esempio del Neruda collezionista, gli oggetti che ci vedono riflettono i gusti raffinati del poeta e anche i viaggi che ha fatto come diplomatico per il governo del Cile. Mi ha ricordato vagamente la casa di Guido Gozzano ad Aglie` in Piemonte piena di `buone cose di pessimo gusto`. Ma Neruda era molto più ricco di Gozzano e poteva permettersi delle vere opere d`arte, come litografie e mappe antiche.
Dalle stanze della casa, dove ho rubato qualche fotografia (le foto sono proibite) emerge anche il lato gaudente del poeta, un bon viveur e amante della compagnia. Mi ha divertito l`angolo con annesso un gabinetto `a vista`, con una porta traforata. Nel negozio dei souvenir ho trovato – chissà come mai – un intero scaffale di sue raccolte poetiche tradotte in italiano. Ne ho comprata una, Maremoto (a cura di Valerio Nardoni) che raccoglie alcuni versi non conosciuti su creature marine. Ho pensato che era ottima per la piccola libreria che sto organizzando sulla mia barca Maneki.
Sono rimasta cosi` affascinata da Neruda, in questa mia permanenza a Valparaiso, che ho deciso di leggere anche il romanzo dello scrittore Antonio Skarmeta, Ardente Paciencia (1985), che ha ispirato il film il Postino, ultimo capolavoro di Massimo Troisi e esordio di Maria Grazia Cucinotta. Mentre il film è ambientato nel Golfo di Napoli (Neruda visse in esilio a Capri per sei mesi nel 1952), la novella racconta invece la storia del postino e aspirante poeta Mario nella casa di Isla Negra, a nord di Valparaiso (la casa sul mare dove il poeta scrisse molte delle sue raccolte).
Il valore della poesia Neruda è universalmente noto e anche il suo impegno a favore della democrazia, ma se si scava dietro il mito si scopre una realtà ben diversa.
Al bar Melbourne, nella piazza Sotomayor, dove domina inquietante il Palazzo Armada de Chile, sede della Marina cilena, c`è uno dei migliori cappuccini e `medialunes` della citta`. Sul mio tavolo, mentre facevo colazione, ho trovato un giornale, La Tercera, in cui si recensiva una nuova biografia di Neruda, (leggi qui), dell`americano Mark Eisner, che è anche un traduttore delle sue poesie in inglese. Nel tomo di 600 pagine,`The Poet`s Calling`, frutto di 15 anni di ricerche, si mette in luce aspetti della vita privata del poeta cileno non proprio onorevoli. Leggo per esempio che ha abbandonato una figlia, la sua unica figlia, nata con un problema di idrocefalia, dalla prima delle sue tre mogli. Apprendo poi che è stato coinvolto una storia di aggressione a una domestica quando era console in Sri Lanka (allora Ceylon). Insomma esce un Neruda sotto un'altra luce. Anche altri grandi, penso al Mahatma Gandhi, hanno perso la loro aureola per scendere tra noi mortali. Mi chiedo pero` se davvero molti `miti` maschili andrebbero giudicati anche per la loro vita privata e per i rapporti con le donne , soprattutto oggigiorno in tempo di `MeeToo`.
Valparaiso è anche la citta` natale di Pinochet, ma ovviamente non c`è nessun monumento a ricordarlo. `Sarebbe come se facessero un monumento a Hitler in Germania” mi ha risposto seccamente un ragazzo che organizza free walking tour per la citta`. Pero` la sede della `Armada` è ancora nella piazza principale. Per inciso il golpe dell`11 settembre 1973 culminato con il bombardamento del palazzo della Moneda a Santiago e nella morte di Salvador Allende, è partito proprio da `Valpo`, come la chiamano i suoi abitanti.
Da piazza Sotomayor si accede al moderno porto, costruito facendo arretrare il mare per un bel po`. Ci sono dei battelli che portano i turisti in giro per la baia. Tra le attrazioni c`è l``isola` dei leoni marini, enormi e pigre creature che sonnecchiano al sole, che io in un primo momento ho scambiato per foche vittime del cambiamento climatico. Nel `puerto loco` di Neruda ci sono anche questi strani esseri, e ci stanno benissimo.
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