Bikaner, la tomba (in degrado) dell’indologo Luigi Pio Tessitori
Bikaner, 28 agosto 2017
Non avevo uno straccio e una ramazza, se no una ripulita l’avrei data io alla tomba di Luigi Pio Tessitori, il famoso indologo di Udine, studioso del Rajasthan, che visse e poi morì nel 1919 a Bikaner.
Nel centenario della sua nascita, nel 2005, l’Italia si ricordò di questo suo cittadino e ci furono delle celebrazioni. L’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi ci ha pure dedicato la sua sala multimediale con tanto di targhetta dorata. Ma poi è calato il silenzio e sono cresciute le erbacce sulla sua tomba, in un piccolo cimitero, dietro una chiesa costruita dagli inglesi.
Mentre scattavo le foto che pubbilco qui mi venivano in mente i celebri versi del Foscolo, ‘All’ombra dei cipressi e dentro l’urne, confortate di pianto, è forse il sonno della morte men duro?’
I sepolcri servono ai vivi, appunto, per tenere viva la memoria. Non si può pretendere che un addetto cimiteriale di Udine venga qui a Bikaner a ripulire la tomba di Tessitori...si farebbe prima a mandare qualche indiano. Il cimitero sembra incustodito ma c’è un cancello con un lucchetto aperto. Mentre ero intenta a fotografare è entrato un ragazzo che ha messo su una tomba del becchime per i volatili e poi una mucca (avevo lasciato il cancello aperto). Ho cacciato la mucca con un bastone e poi sono uscita dopo aver mormorato una preghiera.
Tra le città del Rajasthan, Bikaner è quella meno attraente. Dei fasti antichi rimangono il Junagar Fort nel centro della città e il maestoso Lalgarh Palace, oggi un super hotel e parte residenza della stessa famiglia reale. Il resto è una baraccopoli, nel senso letterale del termine, sventrata da continui lavori in corso e oscurata dalle fumaiole della spazzatura bruciata per strada.
Però Tessitori è una sorta di eroe cittadino. Tutti lo conoscono. Non mi è stato difficile trovare il cimitero. Li’ vicino c’è anche un giardinetto pubblico, un fazzoletto arido di terra tra due strade, a lui dedicato.
Il museo archeologico, il ganga Golden Jubilee Museum, creato nel 1937, purtroppo è chiuso per lavori. Ospita diversi oggetti trovati dallo stesso Tessitori nella regione di Kalibangan, a 250 km più a nord, che risale al 3000-2000 AC, ovvero tarda civiltà della valle dell’Indo, quella di Harappa (invasione ariana). La scoperta di questa città preistorica si deve proprio allo studioso italiano giunto in India nel 1914 per conto degli inglesi e del maharaja locale per studiare degli antichi manoscritti in dialetto rajasthano. Peccato che non abbia potuto vedere i reperti archeologici, spero che dopo i lavori di riammodernamento trovino una degna collocazione.
E’ incredibile la mole di ricerca svolta da Tessitori in pochi anni, prima che morisse a 32 anni di ritorno da un viaggio in Italia. Leggo su Wikipedia che si era ammalato di spagnola sulla nave da Venezia a Mumbai. Pare che diversi suoi studi sulla mitologia indù siano ancora inediti.
Davanti al museo c’è un busto di marmo con una sua citazione che sembra in polemica con i suoi datori di lavoro britannici (nonché alleati del maharaja Shhri Ganga Singh).
L’Archivio di Stato del Rajasthan, che è nella stessa area che ospitava l’amministrazione britannica, più verde e ordinata rispetto al resto della città, ha dedicato a Tessitori una sala con diversi oggetti personali, lettere, libri in italiano, e molte fotografie anche della sua vita privata. Dall’album di famiglia ho trovato una foto di lui 23enne soldato a Milano e un'altra molto bella su un cammello nel deserto, probabilmente durante una spedizione archeologica.
Non avevo uno straccio e una ramazza, se no una ripulita l’avrei data io alla tomba di Luigi Pio Tessitori, il famoso indologo di Udine, studioso del Rajasthan, che visse e poi morì nel 1919 a Bikaner.
Nel centenario della sua nascita, nel 2005, l’Italia si ricordò di questo suo cittadino e ci furono delle celebrazioni. L’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi ci ha pure dedicato la sua sala multimediale con tanto di targhetta dorata. Ma poi è calato il silenzio e sono cresciute le erbacce sulla sua tomba, in un piccolo cimitero, dietro una chiesa costruita dagli inglesi.
Mentre scattavo le foto che pubbilco qui mi venivano in mente i celebri versi del Foscolo, ‘All’ombra dei cipressi e dentro l’urne, confortate di pianto, è forse il sonno della morte men duro?’
I sepolcri servono ai vivi, appunto, per tenere viva la memoria. Non si può pretendere che un addetto cimiteriale di Udine venga qui a Bikaner a ripulire la tomba di Tessitori...si farebbe prima a mandare qualche indiano. Il cimitero sembra incustodito ma c’è un cancello con un lucchetto aperto. Mentre ero intenta a fotografare è entrato un ragazzo che ha messo su una tomba del becchime per i volatili e poi una mucca (avevo lasciato il cancello aperto). Ho cacciato la mucca con un bastone e poi sono uscita dopo aver mormorato una preghiera.
Tra le città del Rajasthan, Bikaner è quella meno attraente. Dei fasti antichi rimangono il Junagar Fort nel centro della città e il maestoso Lalgarh Palace, oggi un super hotel e parte residenza della stessa famiglia reale. Il resto è una baraccopoli, nel senso letterale del termine, sventrata da continui lavori in corso e oscurata dalle fumaiole della spazzatura bruciata per strada.
Però Tessitori è una sorta di eroe cittadino. Tutti lo conoscono. Non mi è stato difficile trovare il cimitero. Li’ vicino c’è anche un giardinetto pubblico, un fazzoletto arido di terra tra due strade, a lui dedicato.
Il museo archeologico, il ganga Golden Jubilee Museum, creato nel 1937, purtroppo è chiuso per lavori. Ospita diversi oggetti trovati dallo stesso Tessitori nella regione di Kalibangan, a 250 km più a nord, che risale al 3000-2000 AC, ovvero tarda civiltà della valle dell’Indo, quella di Harappa (invasione ariana). La scoperta di questa città preistorica si deve proprio allo studioso italiano giunto in India nel 1914 per conto degli inglesi e del maharaja locale per studiare degli antichi manoscritti in dialetto rajasthano. Peccato che non abbia potuto vedere i reperti archeologici, spero che dopo i lavori di riammodernamento trovino una degna collocazione.
E’ incredibile la mole di ricerca svolta da Tessitori in pochi anni, prima che morisse a 32 anni di ritorno da un viaggio in Italia. Leggo su Wikipedia che si era ammalato di spagnola sulla nave da Venezia a Mumbai. Pare che diversi suoi studi sulla mitologia indù siano ancora inediti.
Davanti al museo c’è un busto di marmo con una sua citazione che sembra in polemica con i suoi datori di lavoro britannici (nonché alleati del maharaja Shhri Ganga Singh).
L’Archivio di Stato del Rajasthan, che è nella stessa area che ospitava l’amministrazione britannica, più verde e ordinata rispetto al resto della città, ha dedicato a Tessitori una sala con diversi oggetti personali, lettere, libri in italiano, e molte fotografie anche della sua vita privata. Dall’album di famiglia ho trovato una foto di lui 23enne soldato a Milano e un'altra molto bella su un cammello nel deserto, probabilmente durante una spedizione archeologica.
INDIA INCANTATA / L`eterno fascino di Jaisalmer, la citta` dorata
Jaisalmer, 15 agosto 2017
Sono tornata a Jaisalmer, la citta` d`oro del Rajasthan, vicino al confine con il Pakistan, dopo 11 anni. Il celebre forte medioevale del maharaja Jaisal non e`molto cambiato, per fortuna. C`e` solo piu` disordine e spazzatura, ma e` sempre cosi` dopo il monsone, mi hanno detto. Ci sono gli stessi negozi di souvenir e gli stessi ambulanti che ti assillano ogni volta entri o esci dai quattro portoni della massiccia fortezza. Fuori dai bastioni, invece, la citta` si e` allargata a macchia d`olio, ma tutti gli edifici sono stati costruiti nella tipica arenaria che si indora al tramonto.
La vista dalle mura e dai balconcini che sporgono dalle torri e` da mozzafiato. Jaisalmer sa ripagare la fatica del lungo viaggio, circa 12 ore da Jaipur in treno.
Quello che mi affascina di piu` e` la vita che scorre dentro il forte. Ci sono le guest house e i ristoranti, ma penso che la maggior parte dei residenti siano famiglie di hindu, rajput e jain. Alla sera quando i turisti della giornata se ne vanno i bambini scendono in strada a giocare. Gli anziani si siedono in cerchio davanti al palazzo reale a giocare a carte. Dalle case escono gli odori delle pietanze speziate e del chapati appena cotto. Le donne accendono i lumini nelle cavita` dei muri dove ci sono statuette di divinita` indu ricoperte di curcuma e argento. Quando e` festa come oggi, che e` Janmashtami, il compleanno di Krishna, si fa la veglia notturna nel tempio indu` e poi si offrono dolci consacrati. I jainisti invece si occupano dei bellissimi templi scolpiti che sono nel punto piu` alto del forte. Alla sera quando si leva il vento del deserto c`e` una serenata dei campanelli sulle guglie.
Sono tornata a Jaisalmer, la citta` d`oro del Rajasthan, vicino al confine con il Pakistan, dopo 11 anni. Il celebre forte medioevale del maharaja Jaisal non e`molto cambiato, per fortuna. C`e` solo piu` disordine e spazzatura, ma e` sempre cosi` dopo il monsone, mi hanno detto. Ci sono gli stessi negozi di souvenir e gli stessi ambulanti che ti assillano ogni volta entri o esci dai quattro portoni della massiccia fortezza. Fuori dai bastioni, invece, la citta` si e` allargata a macchia d`olio, ma tutti gli edifici sono stati costruiti nella tipica arenaria che si indora al tramonto.
La vista dalle mura e dai balconcini che sporgono dalle torri e` da mozzafiato. Jaisalmer sa ripagare la fatica del lungo viaggio, circa 12 ore da Jaipur in treno.
Quello che mi affascina di piu` e` la vita che scorre dentro il forte. Ci sono le guest house e i ristoranti, ma penso che la maggior parte dei residenti siano famiglie di hindu, rajput e jain. Alla sera quando i turisti della giornata se ne vanno i bambini scendono in strada a giocare. Gli anziani si siedono in cerchio davanti al palazzo reale a giocare a carte. Dalle case escono gli odori delle pietanze speziate e del chapati appena cotto. Le donne accendono i lumini nelle cavita` dei muri dove ci sono statuette di divinita` indu ricoperte di curcuma e argento. Quando e` festa come oggi, che e` Janmashtami, il compleanno di Krishna, si fa la veglia notturna nel tempio indu` e poi si offrono dolci consacrati. I jainisti invece si occupano dei bellissimi templi scolpiti che sono nel punto piu` alto del forte. Alla sera quando si leva il vento del deserto c`e` una serenata dei campanelli sulle guglie.
Uno dei miei posti preferiti, il Mud Mirror, gestito dai due bramini Lala e Surya e` li` di fianco. Ma ho scoperto anche un altro posto, Mirage, dell`ex cammelliere Ba, una miniera di storie e leggende del posto, oltre che cuoco eccellente.
Quello che e` invece cambiato molto e` il deserto a ovest di Jeisalmer. Una volta c`era una pista per cammellieri e null`altro. Ora ci sono resort, anche se `in stile` `te` nel deserto` e migliaia di turbine a vento. L`energia eolica e` una delle risorse su cui punta l`India affamata di energia, ma anche consapevole di dover aderire (prima o poi) agli obblighi internazionali di riduzione delle emissioni. Soprattutto ora che gli Stati Uniti si sono ritirati dagli accordi sul clima, l`India e (Cina) stanno occupando la scena. Con le turbine il deserto e` meno `deserto. I cammelli poi sono soltanto piu` per i turisti, ormai ci sono i trattori che li hanno sostituiti. Inutile fare i nostalgici, questo e` il progresso e non lo si puo` negare agli indiani.
Nonostante la modernita`, viaggiare in moto e` sempre affascinante e avventuroso. Sono andata con uno scooter a rivedere le dune, quelle piu` turistiche del villaggio Sam, vicino al confine. E` un parco divertimenti per comitive, ma e ` sempre divertente. Peeer fortuna ora e` bassa stagione ed ero prressoche` sola. Purtroppo le dune sono piene di rifiuti di plastica. E` il prezzo da pagare al turismo di massa. Non ho resistito a fare un giro su un cammello di 11 anni, Lucky, che si metteva in posa per la foto quando il suo padrone glielo ordinava!
Quello che e` invece cambiato molto e` il deserto a ovest di Jeisalmer. Una volta c`era una pista per cammellieri e null`altro. Ora ci sono resort, anche se `in stile` `te` nel deserto` e migliaia di turbine a vento. L`energia eolica e` una delle risorse su cui punta l`India affamata di energia, ma anche consapevole di dover aderire (prima o poi) agli obblighi internazionali di riduzione delle emissioni. Soprattutto ora che gli Stati Uniti si sono ritirati dagli accordi sul clima, l`India e (Cina) stanno occupando la scena. Con le turbine il deserto e` meno `deserto. I cammelli poi sono soltanto piu` per i turisti, ormai ci sono i trattori che li hanno sostituiti. Inutile fare i nostalgici, questo e` il progresso e non lo si puo` negare agli indiani.
Nonostante la modernita`, viaggiare in moto e` sempre affascinante e avventuroso. Sono andata con uno scooter a rivedere le dune, quelle piu` turistiche del villaggio Sam, vicino al confine. E` un parco divertimenti per comitive, ma e ` sempre divertente. Peeer fortuna ora e` bassa stagione ed ero prressoche` sola. Purtroppo le dune sono piene di rifiuti di plastica. E` il prezzo da pagare al turismo di massa. Non ho resistito a fare un giro su un cammello di 11 anni, Lucky, che si metteva in posa per la foto quando il suo padrone glielo ordinava!
Cercasi Dalai Lama di bell'aspetto
New Delhi, 8 agosto 2017
Sono andata a sentire una lecture del Dalai Lama alla Nehru Memorial Library organizzata dall'Associazione degli Editori indiana. Nonostante i suoi 82 anni, il leader spirituale dei tibetani e Premio Nobel è in grande forma. Anzi sembra perfino ringiovanito. A chi gli chiede quando penserà al suo successore, che come è stato stabilito sarà scelto quando lui sarà ancora vivo, ha detto che ci penserà quando avrà 90 anni!
I giornalisti presenti erano concentrati sulle sue dichiarazioni a propositio della tensione tra Cina e India per il territorio bhutanese di Doklam e quindi non ci hanno fatto caso a questo nuovo orizzonte temporale per scegliere il 15esimo Dalai Lama.
E' sfuggita anche un'altra sorprendente battuta, non esattamente 'politically correct', sull'eventualità che il 'corpo' del successore del Dalai Lama sia femminile. Che una donna lama possa guidare in futuro i tibetani è una possibilità che già si sapeva.
Ma come si vede nel video (a partire da 33 minuti), il Dalai lama è entrato in un terreno minato quando si è messo a parlare di 'good looking'. Secondo lui tra le qualità di una persona c'è una esistenza lunga, un fisico forte e appunto 'good looking'. . Poi rivolgendosi al pubblico ha detto che si è 'più contenti' di vedere una persona di bell'aspetto che una 'not good looking'. E' un semplice 'common sense', ha aggiunto. E per spiegare il concetto ha fatto una orribile smorfia facendo l'imitazione di una persona disabile.
Dal Dalai Lama non mi aspettavo una simile gaffe o peggio una caduta di stile degna di Berlusconi...si vede che anche i tibetani si sono adeguati alla moderna civiltà dell'immagine.
Sono andata a sentire una lecture del Dalai Lama alla Nehru Memorial Library organizzata dall'Associazione degli Editori indiana. Nonostante i suoi 82 anni, il leader spirituale dei tibetani e Premio Nobel è in grande forma. Anzi sembra perfino ringiovanito. A chi gli chiede quando penserà al suo successore, che come è stato stabilito sarà scelto quando lui sarà ancora vivo, ha detto che ci penserà quando avrà 90 anni!
E' sfuggita anche un'altra sorprendente battuta, non esattamente 'politically correct', sull'eventualità che il 'corpo' del successore del Dalai Lama sia femminile. Che una donna lama possa guidare in futuro i tibetani è una possibilità che già si sapeva.
Ma come si vede nel video (a partire da 33 minuti), il Dalai lama è entrato in un terreno minato quando si è messo a parlare di 'good looking'. Secondo lui tra le qualità di una persona c'è una esistenza lunga, un fisico forte e appunto 'good looking'. . Poi rivolgendosi al pubblico ha detto che si è 'più contenti' di vedere una persona di bell'aspetto che una 'not good looking'. E' un semplice 'common sense', ha aggiunto. E per spiegare il concetto ha fatto una orribile smorfia facendo l'imitazione di una persona disabile.
Dal Dalai Lama non mi aspettavo una simile gaffe o peggio una caduta di stile degna di Berlusconi...si vede che anche i tibetani si sono adeguati alla moderna civiltà dell'immagine.
Tensione Cina-India, Delhi risponde con Bollywood
New Delhi, 4 agosto 2017
Da settimane la stampa mondiale si sta occupando del confronto tra India e Cina in uno sperduto territorio del Bhutan, paventando una nuova guerra di confine tra i due giganti asiatici. Mentre Pechino fa la voce grossa, l'India risponde con Bollywood.
Al consueto briefing settimanale il portavoce del governo di New Delhi, Gopal Baglay, ha citato una famosa canzone in hindi per rispondere ai giornalisti che insistevano per sapere di più sui canali diplomatici aperti per risolvere pacificamente la disputa: "Ishaaron ko agar samjho toh, Raaz ko raaz ko rahne do". Mezza sala ha riso, l'altra mezza (dove c'ero anche io) è rimasta in silenzio perché non ha capito l'allusione.
Da settimane la stampa mondiale si sta occupando del confronto tra India e Cina in uno sperduto territorio del Bhutan, paventando una nuova guerra di confine tra i due giganti asiatici. Mentre Pechino fa la voce grossa, l'India risponde con Bollywood.
Al consueto briefing settimanale il portavoce del governo di New Delhi, Gopal Baglay, ha citato una famosa canzone in hindi per rispondere ai giornalisti che insistevano per sapere di più sui canali diplomatici aperti per risolvere pacificamente la disputa: "Ishaaron ko agar samjho toh, Raaz ko raaz ko rahne do". Mezza sala ha riso, l'altra mezza (dove c'ero anche io) è rimasta in silenzio perché non ha capito l'allusione.
La frase è sibillina e suona più o meno così: "se riconosci i segni (del segreto), allora lascia che il segreto sia tale". La citazione è da un film del 1973 e si riferisce ovviamente a questioni amorose. Trasposta sul piano diplomatico significa che da qualche parte sono in corso contatti riservati tra New Delhi e Pechino nonostante le dichiarazioni bellicose di quest'ultima. Mi sembra quindi di capire che alla fine tutto si risolverà con il buon senso lasciando a bocca asciutta coloro che prevedono un Armageddon.
Quando i pomodori costano più che in Europa (e dicono che l'inflazione non c'è)
New Delhi, 3 agosto 2017
Ufficialmente in India l'inflazione è contenuta e di fatti ieri la Banca centrale ha tagliato i tassi di interesse. Ma oggi io a New Delhi ho comprato i pomodori alla cifra record di 100 rupie al chilo (circa un euro e mezzo), che é più o meno quello che si paga in Italia per dei semplici pomodori da sugo. E non li ho comprati da un fruttivendolo al Khan Market, il mercato degli stranieri e dei ricchi indiani dove gli affitti sono come sulla Fifth Avenue, ma sul carrettino sotto casa in un quartiere popolare. E non sono quelli di Pachino, ma dei pomodorini striminziti.
Pare che il motivo di questo rincaro sia il maltempo, ma come spesso accade anche da noi, forse è semplice speculazione.
Non solo i pomodori, ma tutti i prezzi dell'ortufrutta sono alle stelle. Sono appena tornata dall'Europa e sono scioccata. Decisamente è meno caro fare la spesa a Milano. Veramente non so come facciano gli indiani a sostenere certi costi per il cibo. Probabilmente hanno eliminato i pomodori dalla loro dieta. Ma anche le cipolle, onnipresenti sulla tavola degli indiani, fanno piangere il portafoglio. Per non parlare della frutta, in questa stagione solo pere e qualche mela, sulle 200 rupiee. Meno male che ci sono sempre le papaye e le banane.
Eppure il governo di Narendra Modi, che quando era all'opposizione attaccava il Congresso dei Gandhi per il caro cipolle, continua a dire che non c'è inflazione...
Non sono beni di sussistenza, ma anche i prezzi dei visti gli stranieri in India sono saliti. Da giugno c'è stata una impennata fino al 50% per alcune categorie. Il mio che è un J-visa (journalist) è passato da 7000 rupie a 10 mila rupie. In cambio però all'FRRO gli impiegati ti offrono le caramelle. Insomma l'India si sta lentamente adeguando alle condizioni occidentali, a torto o a ragione, lo si saprà solo in futuro.
Ufficialmente in India l'inflazione è contenuta e di fatti ieri la Banca centrale ha tagliato i tassi di interesse. Ma oggi io a New Delhi ho comprato i pomodori alla cifra record di 100 rupie al chilo (circa un euro e mezzo), che é più o meno quello che si paga in Italia per dei semplici pomodori da sugo. E non li ho comprati da un fruttivendolo al Khan Market, il mercato degli stranieri e dei ricchi indiani dove gli affitti sono come sulla Fifth Avenue, ma sul carrettino sotto casa in un quartiere popolare. E non sono quelli di Pachino, ma dei pomodorini striminziti.
Pare che il motivo di questo rincaro sia il maltempo, ma come spesso accade anche da noi, forse è semplice speculazione.
Non solo i pomodori, ma tutti i prezzi dell'ortufrutta sono alle stelle. Sono appena tornata dall'Europa e sono scioccata. Decisamente è meno caro fare la spesa a Milano. Veramente non so come facciano gli indiani a sostenere certi costi per il cibo. Probabilmente hanno eliminato i pomodori dalla loro dieta. Ma anche le cipolle, onnipresenti sulla tavola degli indiani, fanno piangere il portafoglio. Per non parlare della frutta, in questa stagione solo pere e qualche mela, sulle 200 rupiee. Meno male che ci sono sempre le papaye e le banane.
Eppure il governo di Narendra Modi, che quando era all'opposizione attaccava il Congresso dei Gandhi per il caro cipolle, continua a dire che non c'è inflazione...
Non sono beni di sussistenza, ma anche i prezzi dei visti gli stranieri in India sono saliti. Da giugno c'è stata una impennata fino al 50% per alcune categorie. Il mio che è un J-visa (journalist) è passato da 7000 rupie a 10 mila rupie. In cambio però all'FRRO gli impiegati ti offrono le caramelle. Insomma l'India si sta lentamente adeguando alle condizioni occidentali, a torto o a ragione, lo si saprà solo in futuro.
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