Marò- Le 'post verità' del Giornale riemergono misteriosamente 2 anni dopo su Facebook

New Delhi, 2 marzo 2017

   Oggi un paio di amici dall'Italia mi hanno segnalato su FB  un articolo del Giornale datato 11 settembre 2015 che riprende la bufala del calibro dei proiettili misurati nell'autopsia sui cadaveri dei due pescatori Jelastine Valentine e Ajeesh Binki. Nel documento depositato (volontariamente) dagli indiani al Tribunale del mare di Vienna (Itlos)  ci sarebbero delle incongruenze.  L'anatomo patologo indiano ha infatti riscontrato che i due proiettili trovati nel cervello di Binki e nel petto di Jelastine hanno lunghezze e forme diverse.
   Uno, secondo il Giornale (che all'epoca aveva copiato da altre fonti) non sarebbe compatibile con il calibro usato dalle armi Nato in dotazione ai marò. Quindi questo scagionerebbe gli italiani dal sospetto reato di omicidio.
   Questa storia - che circola dai primi giorni dell'incidente perché un collega del Corriere aveva 'visto' i proiettili durante l'autopsia - è un tipico esempio di disinformazione o 'post verità' come si dice oggi. Non so perchè sia riemerso oggi dopo due anni.
   A parte i refusi madornali come i 23 'centimetri' di un proiettile, anche i bambini sanno che i proiettili, soprattutto quelli potenti, si deformano dopo che sono stati sparati. Io sono sono una esperta di balistica ma da quel poco che so è che l'unico modo per capire a chi appartenga un proiettile è di verificare la 'rigatura' impressa dalla canna. Di fatti è quello che hanno  fatto nella perizia balistica (sempre allegata nella stessa documentazione dell'Itlos) trovando che i proiettili trovati nei corpi dei pescatori e altri nello scafo del St Antony coincidono con due mitra sequestrati a bordo della Enrica Lexie. Che poi ci sia un dubbio su A CHI appartengano i due fucili, questo è un altro paio di maniche, come diceva mio nonno.
    Premetto che i due marò non sono mai stati processati e che quindi la loro innocenza o colpevolezza deve ancora essere provata. Tuttavia non posso notare come questo articolo dell'11 settembre 2015, riemerso curiosamente ora, sia veramente un 11 settembre del giornalismo italiano. 

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