New Delhi, 9 marzo 2017
La dargah (mausoleo tombale) del santo sufi Hazrat Khwaja Syed Nizammudin Auliya (1238-1325) è uno dei luoghi più sacri e venerati a New Delhi, ma è poco nota tra i turisti stranieri. Forse perché per accedere bisogna passare attraverso un labirinto di viuzze, affollate molto spesso di mendicanti, pochi si avventurano fino alla tomba del santo 'patrono' della capitale.
New Delhi ha una forte connotazione islamica, lo si vede dalla quantità di tombe mussulmane, e la dargah di Nizammudin è al centro di questa anima islamica.
Il momento migliore per andarci è di giovedì sera, alle 9, quando si temgono le performances di 'qawwali', in onore del santo. Questo video si riferisce a stasera, l'artista è Sultan Ali, che proviene da una celebre famiglia di cantanti sufi.
La dargah (mausoleo tombale) del santo sufi Hazrat Khwaja Syed Nizammudin Auliya (1238-1325) è uno dei luoghi più sacri e venerati a New Delhi, ma è poco nota tra i turisti stranieri. Forse perché per accedere bisogna passare attraverso un labirinto di viuzze, affollate molto spesso di mendicanti, pochi si avventurano fino alla tomba del santo 'patrono' della capitale.
New Delhi ha una forte connotazione islamica, lo si vede dalla quantità di tombe mussulmane, e la dargah di Nizammudin è al centro di questa anima islamica.
Nizammudin apparteneva all'ordine Chishti (da Chisht, città afghana vicino a Herat) portato in India da Moinuddin Chisti (1141-1236), la cui tomba è ad Ajmer, in Rajasthan. I valori predicati da questo ordine si basano sulla tolleranza e sull'armonia, che sono i concetti chiave della filosofia sufi. tuttavia, nonostante questa apertura mentale, l'ingresso all'interno del mausoleo è vietato alle donne.
Il santo ebbe un influenza enorme sui musulmani di New Delhi e in particolare sui moghul. Davanti alla tomba dietro una grata di marmo c'è la tomba della principessa moghul Jahanara, una devota di Nizammudin, e favorita del padre Sha Jahan (perchè gli ricordava la sua amatissma moglie Muntaz Mahal a cui è dedicato il Taj Mahal di Agra).
La storia di Jahanara (c'è un bel libro di una docente universitaria francese, Lyane Guillaume, 'Jahanara') è affascinante e anche inquietante. Rimasta nubile (per le principesse mughal era proibito sposarsi) era diventata la figlia prediletta (si sospetta un amore incestuoso) del potente sovrano Sha Jahan. Al centro di torbidi e sanguinosi intrighi di corte, è lei che rimane con il padre imprigionato nel palazzo di Agra dal figlio e usurpatore del trono Aurangzeb, fino alla sua morte.
La sua tomba è scoperta, ci crescono le erbacce sopra, per sua volontà. Su una lastra di marmo, davanti al sepolcro, c'è questa iscrizione in persiano, da lei scritta prima di morire il 6 settembre 1681:
'Lasciate che nulla copra la mia tomba eccetto che l'erba,
sia l'erba più che sufficiente a coprire una umile tomba' (mia traduzione in Italiano)
Il recinto che ospita la tomba di Jahanara e altre tombe di pie donne è diventato negli anni un luogo di raccoglimento per le mussulmane indiane, dove sfogare i propri dolori. Spesso si vedono donne piangere mestamente sulla tomba o sdraiarsi accanto come per farsi consolare. Capita anche, come stasera, di assistere a dei rituali di donne 'possedute' che urlano e si rotolano in terra come indemoniate, assistite da vicino dai familiari. Ho letto che questo posto, non so se è per via di Jahanara, è abitato dai 'jinn', gli 'spiriti' della tradizione mussulmana celebrati nel bel saggio di William Dalrymple su New Delhi (La città dei Jinn).
Poco più in là c'è un'altra tomba famosa, quella del poeta Amir Khusrow (1253 -1325), che si dice abbia inventato alcuni strumenti della musica classica indiana come il sitar e la tabla.
Il santo ebbe un influenza enorme sui musulmani di New Delhi e in particolare sui moghul. Davanti alla tomba dietro una grata di marmo c'è la tomba della principessa moghul Jahanara, una devota di Nizammudin, e favorita del padre Sha Jahan (perchè gli ricordava la sua amatissma moglie Muntaz Mahal a cui è dedicato il Taj Mahal di Agra).
La storia di Jahanara (c'è un bel libro di una docente universitaria francese, Lyane Guillaume, 'Jahanara') è affascinante e anche inquietante. Rimasta nubile (per le principesse mughal era proibito sposarsi) era diventata la figlia prediletta (si sospetta un amore incestuoso) del potente sovrano Sha Jahan. Al centro di torbidi e sanguinosi intrighi di corte, è lei che rimane con il padre imprigionato nel palazzo di Agra dal figlio e usurpatore del trono Aurangzeb, fino alla sua morte.
La sua tomba è scoperta, ci crescono le erbacce sopra, per sua volontà. Su una lastra di marmo, davanti al sepolcro, c'è questa iscrizione in persiano, da lei scritta prima di morire il 6 settembre 1681:
'Lasciate che nulla copra la mia tomba eccetto che l'erba,
sia l'erba più che sufficiente a coprire una umile tomba' (mia traduzione in Italiano)
Il recinto che ospita la tomba di Jahanara e altre tombe di pie donne è diventato negli anni un luogo di raccoglimento per le mussulmane indiane, dove sfogare i propri dolori. Spesso si vedono donne piangere mestamente sulla tomba o sdraiarsi accanto come per farsi consolare. Capita anche, come stasera, di assistere a dei rituali di donne 'possedute' che urlano e si rotolano in terra come indemoniate, assistite da vicino dai familiari. Ho letto che questo posto, non so se è per via di Jahanara, è abitato dai 'jinn', gli 'spiriti' della tradizione mussulmana celebrati nel bel saggio di William Dalrymple su New Delhi (La città dei Jinn).
Poco più in là c'è un'altra tomba famosa, quella del poeta Amir Khusrow (1253 -1325), che si dice abbia inventato alcuni strumenti della musica classica indiana come il sitar e la tabla.
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