Shivananda Ashram di Neyyar Dam, la fabbrica degli yogi

Neyyar Dam (Kerala) – 5 febbraio 2016
   Sono da tre giorni un uno dei grandi ashram dell`India, queste calamite spirituali che attirano giovani e anche meno giovani da tutto il mondo. E` sempre stato cosi` fin dagli Anni Settanta, ma oggi con la recessione penso ci sia una ripresa.
Alla base c`e` il desiderio di cambiare vita o di fare una vacanza `alternativa`, ma per molti e` anche un modo per spendere poco.    L`ashram (con l`accento sulla prima `a` come mi fa sempre notare un`amica indologa) dove mi trovo e` lo Shivananda Yoga Vedanta Dhanwanthari Ashram, situato in un posto incantevole dello stato del Kerala, a Neyyar Dam, a est di Trivandrum. Siamo quasi sulla punta dell`India e qui la natura tropicale e` rigogliosa e ancora abbastanza incontaminata.    Conoscevo questo ashram perche` e` della scuola di yoga che seguo a New Delhi da alcuni anni. Ho scoperto lo yoga grazie al centro di Shivananda nel quartiere Kailash dopo che qualcuno me lo aveva raccomandato come uno dei piu` autentici. In effetti, io da scettica totale, mi sono trovata bene e ho imparato in fretta le varie pratiche che seguono sempre lo stesso modulo (esercizi di respirazione, 12 asana di base, rilassamento e meditazione finale). Quindi le sessioni di yoga che seguo qui mi sono familiari.

   Ma vivere in ashram e` un`altra cosa. Sostanzialmente e` come un convento. Ho sempre pensato che se la Chiesa o i vari Ordini religiosi aprissero i loro centri a visitatori occasionali a tariffe di 10 o 20 euro al giorno, ci sarebbero molte piu` vocazioni. La gente scoprirebbe che quello che cerca in India lo puo` trovare vicino a casa.
   Lo Shivananda ashram di Neyyar Dam e` stato aperto nel 1978 da Swami Vishnu Devananda, discepolo del filosofo Swami Shivananda (1887-1963) che predicava la diffusione dello yoga e in particolare di una sua versione chiamata `Synthesis of Yoga`. Non vado oltre perche` la materia e` cosi` complessa che ogni volta tento di capirci qualcosa mi sembra di sprofondare sempre piu` e perdo anche le piccole cose che mi sembra di aver capito dopo 15 anni di peregrinazioni nei centri sacri dell`India.

   Una sola cosa mi e` abbastanza chiara, che lo yoga fa parte dell`induismo e quindi e` una pratica essenzialmente religiosa.
   Questo aspetto, fondamentale, e` molto chiaro quando si entra in un ashram. Buona parte del tempo e`infatti dedicato alla venerazione, devozione o quello che da noi si chiama semplicemente preghiera.
   Alla reception dello Shivananda ashram di Neyyar Dam, come penso in tutti gli altri centri in India e nel mondo, fanno firmare un foglietto in cui ci si impegna a rispettare alcune regole di convivenza, tra cui c`e l`astenersi da alcol e fumo e poi anche dai rapporti sessuali. Maschi e femmine hanno alloggiamenti separati, ma ci si incontra nelle attivita` comuni. E` obbligatorio inoltre un test medico che viene fatto nella clinica ayurvedica. Non si puo` uscire dopo una certa ora. Anche durante la giornata se si esce bisogna firmare un registro all`ingresso.
   C`e` l`obbligo di presenza` alle diverse attivita`, e cioe` il `satsang` (meditazione, canti e preghiere) dalle alle 6 alle 7.30, yoga dalle 8 alle 10, il karma yoga (volontariato) dalle 11 alle 12, la `lecture` dalle 14 alle 15, di nuovo yoga dalle 15.30 alle 17 e poi di nuovo satsang dalle 20 alle 21.30. Per chi ha bisogno di imparare o perfezionare qualche `asana` c`e` un istruttore a disposizione alle 12.30. Le lezioni di yoga sono di due tipi: principianti e `intermediate` che e` dove si fanno piu` variazioni alle 12 principali asana.
   Alle 22.30 si spengono le luci. I pasti sono alle 10 e alle 18 seduti per terra su delle stuoie nella sala da pranzo. Si mangia all`indiana, a gambe incrociate e con la mano destra (la sinistra serve per lavarsi le parti intime), con la regola del silenzio, ma e` tollerato un cucchiaio che io mi portavo sempre in tasca. Dopo tanti anni mi sono abituata perfettamente a non usare piu` la carta igienica, ma non sono capace di mangiare il riso con le mani senza sbrodolarmi addosso.
 
 Come si immagina la giornata e` piena. Non rimane molto tempo per se`. Tra una attivita` e l`altra ci si rilassa in una specie di giardino oppure su una terrazza da cui si ammira il tramonto sulle colline del Western Ghat, oppure ancora in uno spiazzo davanti al lago, che e` in realta` un bacino artificiale della diga Neyyar. In alternatica c`e` anche un baretto interno, ma io preferisco andare fuori e fare due passi fino al `chai shop` dove regolarmente trovo qualche altro `studente` con cui scambiare due parole.
   In questi giorni l`ashram e` affollatissimo. La maggior parte sono stranieri, molti italiani. C`e` infatti il corso intensivo per insegnanti che dura un mese. Lo Shivananda sforna dai 150 ai 200 `yogi` al mese. E` una vera e propria fabbrica di maestri di yoga sia indiani che stranieri. Oltre che agli studenti del Teacher Training Course (TTC), il centro e`aperto ai `vacationers`, a chiunque voglia fare praticare, con un minimo di permanenza di tre giorni. Poi ci sono altri corsi, come quello dedicato allo yoga per disabili e anziani, oltre che a un certo numero di `swami` (monaci) che arrivano da altri ashram del network Shivananda.
   Ci sono diversi tipi di accomodation, io sono in un dormitorio comune (pago 800 rupie al giorno, tutto compreso), allestiti provvisoriamente su una veranda, perche` non c`e` posto. Dormo su un materassino per terra, mi e` stato fornito un cuscino, un set di lenzuola e una zanzariera. Un po` spartano, ma tutto sommato comodo, ci dormo benissimo. Ovviamente se dovessi stare un mese, magari penserei a un`altra sistemazione piu` pratica, ma per pochi giorni va bene.
   Ho sempre avuto una buona dose di scettiscimo sugli ashram per stranieri dove si cantano i mantra in sanscrito con l`accento americano e si seguono regole che manco il piu` pio degli indu` rispetta. Pero`, devo ammettere che qui c`e` una bella atmosfera, una forte energia positiva che la si puo` percepure a pelle, soprattutto durante le sessioni di yoga e i canti devozionali.
   Ho assistito con grande interesse alle `lecture` del pomeriggio, oggi il soggetto era sui principi della medicina ayurvedica. Tra l`altro qui si possono seguire anche delle cure, tra cui il famoso `panchakarma`, trattamento di purificazione dello stomaco e intestino.
   Ho incontrato delle persone interessanti, uno dei miei insegnanti e` italiano, nome spirituale Arjun. Un`altra ragazza dello staff e` albanese, ma ha vissuto sette anni a Foggia. Un anno fa e` venuta in vacanza qui e da allora ci e` rimasta. Un altro italiano sta seguendo delle cure mediche.
   Tuttavia, parlando con altri che sono di passaggio come me emerge che hanno difficolta` a pregare e cantare inni ai vari Krishna, Shiva, Ganesh. Ho notato come gli Occidentali, ma soprattutto gli italiani, non accettano la parte `religiosa`, che come dicevo e` preponderante nello yoga. Vivendo in India, dove la divinita` e` onnipresente, non mi sono mai accorta che nella nostra societa` Dio e` sparito e cosi` anche la preghiera. `Io sono atea` mi ha detto seccamente una ragazza italiana insofferente alle infinite litanie degli Hare Hare Om e Om Namo Shivaya. Per gentilezza non le ho ribattuto: `e allora che ci fai qui?` Ma tra me e me ho pensato che davvero in Occidente c`e` una errata percezione dello yoga, disciplina che deriva dalle antiche Scritture sacre induiste.
   Anzi diro` di piu`: gli sforzi del governo del leader nazionalista Narendra Modi di promuovere lo yoga a livello mondiale, culminati con la proclamazione della Giornata mondiale Onu dello Yoga il 21 giugno, potrebbero essere visti anche come un modo di propagare l`induismo. Non c`e` nulla di male: lo scopo di ogni religione, si pensi a Buddha, Gesu` o Maometto, e` di diffondersi a livello planetario. L`induismo pero` non ha un Profeta (e per fortuna predica la pace), ma attraverso lo yoga si sta imponendo a livello universale. Ogni `Om` pronunciato durante le sessioni di yoga e` una preghiera a Dio. Con buona pace degli atei.


Nessun commento: