A EST DELLE INDIE/Moulmein, dove Kipling si e' innamorato della Birmania

Mawlamyne (Moulmein), Birmania, Primo Novembre 2016

   Sono arrivata in Myanmar (dalla frontiera di Mae Sot) e ho fatto sosta nell'ex porto britannico di Moulmein dove ho fatto una piacevolissima scoperta.  Rudyard Kipling infatti ci ha dedicato una poesia, che trascrivo qui di seguito in italiano. Frank Sinatra poi ne ha fatto una canzone che invito ad ascoltare mentre leggete il blog.
   Letta con gli occhi moderni non e' proprio 'politically correct', ma ovviamente va messa nel contesto coloniale...il soldato Kipling, che ha vissuto un paio di anni in questo porto famoso per il commercio del tek, si e' innamorato di una ragazza birmana che aveva sedotto in un tempio davanti a un Buddha ("idolo pagano"). Si strugge nel suo ricordo e ne esce un ritratto affascinante di Moulmein.
   Dalla mia guest house, Breeze Guesthouse, in una casa coloniale di legno blu stoviglia, guardo la baia e immagino "gli elefanti che ammassavano il tek".
    La vecchia pagodaa cui si riferisce e' probabilmente la Kyaikthanlan Paya che domina la citta' e che "pigramente guarda il mare''. Ci sono stata, e' circondata di alberi secolari e vi regna la stessa pace. Non  ci ho fatto caso, ma forse la ragazza di Kipling e' ancora li' a dare "baci cristiani' a un piede di un'idolo di fango...


Presso la vecchia pagoda di Moulmein che pigramente guarda il mare,
c’e’una ragazza birmana, e so che a me sta pensando,
giacche’ il vento e’ tra le palme e dicono le campane del tempio:
“Ritorna qui, soldato inglese! Ritorna a Mandalay!”.
Qui ritorna a Mandalay, dove sta la flottiglia:
non senti tonfar le  pale da Rangoon a Mandalay?
Sulla via di Mandalay
Dove giocano i pesci  volanti,
e l’alba balza dalla Cina come un tuono per la baia!

Era gialla  la sua gonna, verde il cappellino,
e il suo nome era Supiyolat – si’, come la regina di Thiboo,
e la vidi per la prima volta che fumava un sigaro bianco,
sprecando baci cristiani su un piede d’idolo pagano:
dannato idolo fatto di fango...
che loro chiamano il Gran Dio Buddha –
ma poco bado’ agli idoli quando la baciai li’ dov’era!
Sulla via di Mandalay...
E quando sui campi di riso c’era nebbia e il sole calava lento,
lei prendeva il banjo e cantava “Kulla –lo- lo!”.
Con il braccio sulla mia spalla e la guancia sulla mia
guardavamo i vaporetti e gli elefanti che ammassavano il tek.
Ammassavano il tek gli elefanti
nel  torrente basso e fangoso
dove era tale il silenzio che avevo paura di parlare!
Sulla via di Mandalay...
Ma tutto questo e’ sepolto nel passato – lontano e tempo fa,
e neppure c’e’ un autobus dalla riva a Mandalay;
e comprendo ora a Londra quel che dice il veterano:
“Se t’ha l’Oriente chiamato, piu’ non baderai ad altro”.
No, piu’ non vorrei badare ad altro
Che all’acuto odore dell’aglio e delle spezie,
e al sole e alle palme e alle tinnule campane del tempio,
sulla via di Mandalay...
Sono stufo di consumare le suole su questo selciato grigio,
la maledetta pioggerella inglese mi sveglia la febbre nelle ossa;
anche se vado a spasso con 50 servette da Chelsea allo Strand,
che chiacchierano d’amore: ma cosa ne capiscono?
Facce bovine e mani sporche –
Oh, Signore, che cosa mai ne sanno?
Ho una ragazza carina e dolce, in una terra verde e pulita!
Sulla via di Mandalay...
Speditemi in qualche posto a est d Suez, dove il meglio e’ come il
peggio,
dove non ci sono Comandamenti e uno puo’ togliersi la sete;
giacche’ le campane chiamano, ed e’ la’ che vorrei  stare....
Presso alla vecchia pagoda di Moulmein, che pigramente guarda il mare;
sulla via di Mandalay,
dove sta la flottiglia,
coi malati sotto le tende quando andammo a Mandalay!
Sulla via di Mandalay,
dove giocano i pesci volanti,

e l’alba balza dalla Cina come un tuono per la baia!

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