New Delhi, giovedì 4 agosto 2016
Oggi i giornali esaltano l’approvazione al Senato (Raja Sabha) della GST (Good and Service Tax), in pratica l’Iva, che eliminerà tutti i vari balzelli a livello centrale e statale. “One nation, one tax” titola The Hindu, mentre altri la definiscono la riforma economica più importante degli ultimi 30 anni, cioè da quando l’India ha aperto il proprio mercato dopo anni di statalismo di stampo sovietico.
Era da ben 30 anni che si pensava di mettere ordine alla giungla fiscale con la GST, ma nessun governo ci era finora mai riuscito. Questa la dice lunga sui tempi dell’India. Mi piace pensare che questo sia un Paese che ha tempo. Ogni cosa al momento giusto.
Nei dieci anni in cui furono al potere (2004-2014), Manmohan Singh e Sonia Gandhi volevano disperatamente questa tassa per modernizzare le Finanze statali e anche mandare un segnale positivo agli investitori. Ma non ci erano mai riusciti per colpa dell’opposizione del Bjp.
Adesso il ‘super premier’ Narendra Modi può mettere anche questo successo nel suo carniere. E’ riuscito a vincere le resistenze del Congresso che ha votato l’emendamento costituzionale (la tassa richiedeva infatti una modifica della Costituzione) garantendo così la maggioranza dei due terzi del Raja Sabha, dove il Bjp non ha il controllo. Solo un influente partito del Tamil Nadu si è opposto perché contrario alla tassa.
Non è chiaro se la GST (che sarà messa a punto da un comitato) farà aumentare i prezzi che sono già alle stelle, nonostante il tasso di inflazione sia sceso. Di sicuro servirà a rivitalizzare il programma governativo ‘Make in India’, che è la scommessa di Modi per fare dell’India una nazione industriale nel prossimo decennio. Anche se ci vorranno diversi anni per l’entrata in vigore, si pensi che deve essere approvata da 29 Stati, è sicuramente una bandierina in più nel programma economico del Bjp. Può dire che l’India, che attualmente è l’economia che cresce di più al mondo, si è ‘globalizzata’ in materia fiscale, con un sistema che è adottato in 165 Paesi.
Interessante sarà anche la messa a punto del sistema informatico per la raccolta della GST che sarà gestita da un portale realizzato da Infosys, il gigante informatico indiano che si assicura così un bel po’ di lavoro. Anche se la maggior parte dell’economia indiana è informale e quindi non è tassabile, si tratta comunque di un compito mastodontico quello di gestire il carico e scarico dell’Iva di una nazione di 1,2 miliardi di persone.
Oggi i giornali esaltano l’approvazione al Senato (Raja Sabha) della GST (Good and Service Tax), in pratica l’Iva, che eliminerà tutti i vari balzelli a livello centrale e statale. “One nation, one tax” titola The Hindu, mentre altri la definiscono la riforma economica più importante degli ultimi 30 anni, cioè da quando l’India ha aperto il proprio mercato dopo anni di statalismo di stampo sovietico.
Era da ben 30 anni che si pensava di mettere ordine alla giungla fiscale con la GST, ma nessun governo ci era finora mai riuscito. Questa la dice lunga sui tempi dell’India. Mi piace pensare che questo sia un Paese che ha tempo. Ogni cosa al momento giusto.
Nei dieci anni in cui furono al potere (2004-2014), Manmohan Singh e Sonia Gandhi volevano disperatamente questa tassa per modernizzare le Finanze statali e anche mandare un segnale positivo agli investitori. Ma non ci erano mai riusciti per colpa dell’opposizione del Bjp.
Adesso il ‘super premier’ Narendra Modi può mettere anche questo successo nel suo carniere. E’ riuscito a vincere le resistenze del Congresso che ha votato l’emendamento costituzionale (la tassa richiedeva infatti una modifica della Costituzione) garantendo così la maggioranza dei due terzi del Raja Sabha, dove il Bjp non ha il controllo. Solo un influente partito del Tamil Nadu si è opposto perché contrario alla tassa.
Non è chiaro se la GST (che sarà messa a punto da un comitato) farà aumentare i prezzi che sono già alle stelle, nonostante il tasso di inflazione sia sceso. Di sicuro servirà a rivitalizzare il programma governativo ‘Make in India’, che è la scommessa di Modi per fare dell’India una nazione industriale nel prossimo decennio. Anche se ci vorranno diversi anni per l’entrata in vigore, si pensi che deve essere approvata da 29 Stati, è sicuramente una bandierina in più nel programma economico del Bjp. Può dire che l’India, che attualmente è l’economia che cresce di più al mondo, si è ‘globalizzata’ in materia fiscale, con un sistema che è adottato in 165 Paesi.
Interessante sarà anche la messa a punto del sistema informatico per la raccolta della GST che sarà gestita da un portale realizzato da Infosys, il gigante informatico indiano che si assicura così un bel po’ di lavoro. Anche se la maggior parte dell’economia indiana è informale e quindi non è tassabile, si tratta comunque di un compito mastodontico quello di gestire il carico e scarico dell’Iva di una nazione di 1,2 miliardi di persone.
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