Marò, la rocambolesca 'fuga' segreta di Girone dall'India

New Delhi, 28 maggio 2016
    E così dopo oltre quattro anni è finita la storia dei marò arrestati in India. Con Girone che nella notte in gran segreto si è imbarcato su un aereo Etihad da New Delhi scortato dall’ambasciatore.
    Sembra una partenza da fuggiasco, come un film sulla liberazione di ostaggi in un paese nemico. C’era pure il suo cane Argo (come il film sull’operazione della Cia a Teheran), ma a quanto pare sembra che non sia stato ‘liberato’ almeno per ora.
Salvatore Girone in una foto di archivio della sua partenza da Kochi (Kerala) il 18 gennaio 2013  

     Una giornata rocambolesca, il recupero del passaporto alla Corte Suprema, poi la corsa al Frro, l’ufficio immigrazione, per avere un “exit visa” prima che chiudessero gli sportelli alle 18 (dopo iniziava il weekend) e poi via all’aeroporto sull’asfalto polveroso e nella canicola infernale del maggio indiano. Un film appunto.
    Il tutto è stato fatto nel massimo riserbo e depistando la stampa. Evidentemente l’ambasciata temeva l’assalto dei media indiani oppure temeva che qualcosa andasse storto all’ultimo momento. Anche se non capisco cosa poteva intralciare la sua partenza quando c’era un ordine della Corte Suprema. Pensavano forse che all’aeroporto Indira Gandhi si materializzassero i pescatori keralesi? O che apparisse lo spettro di Jelestine Valentine o Ajesh Pinki? Va poi detto che in questo periodo in India è come Ferragosto in Italia, c’è un clima molto rilassato e vacanziero.
    Il piano insomma ha funzionato perfettamente. Si è saputo della sua partenza soltanto quando il suo aereo si è alzato in volo. Peccato che non c’era nulla da cui fuggire…il governo indiano aveva dato il suo via libera al rimpatrio sottolineando le “ragioni umanitarie” e con delle condizioni che sono state mutualmente concordate.

    Talmente era la fretta che mi vien da pensare che che Girone non abbia avuto manco il tempo di salutare gli amici. Ieri sera in suo onore era stata organizzata una festa da parte dell’Addetto militare per festeggiare la sua partenza. Salvo che ‘Salvo’ (scusate il giro di parole) non c’era. Probabilmente si stava imbarcando su un aereo.
    Il depistaggio è stato perfetto perché nessuno se ne è accorto. In verità verso le sei del pomeriggio una ‘vocina’ mi aveva fatto capire che sarebbe partito nella notte… ma poi mi è stato detto “ma se fanno pure una festa per lui come è possibile?”. Sì, certo, ho pensato, ho le traveggole. Invece anche io – che mi vanto di essere una esperta di questa vicenda – sono stata gabbata.
    La festa sarà in Italia oggi pomeriggio, in tempo per i tiggì della sera, al riparo delle tv indiane e soprattutto di scomodi giornalisti che la sanno troppo lunga.
   Insomma in altri Paesi mi avrebbero eliminato, qui per fortuna  hanno semplicemente fatto quadrato per assicurare la massima segretezza all’operazione.

Che cosa si può concludere?

1 Gli indiani sono convinti (e un pochino anche io) che a questo punto c’è stato un accordo o uno scambio di favori tra Modi e Renzi. Una cosa da ‘uomo a uomo’. Il leader indiano, salito al potere due anni fa, è riuscito a tenere duro per un bel po’, ma quando ha visto che la cosiddetta ‘strategia dell’internazionalizzazione” dell’Italia cominciava a danneggiarlo ha mollato. Pare che l’esclusione dell’India dal club internazionale delle nazioni che possono comprare tecnologia missilistica abbia ‘bruciato’ parecchio a New Delhi. Il via libera è arrivato di sicuro dalla sconfitta del Congresso alle elezioni in Kerala il 19 maggio. Con il partito di Sonia Gandhi messo a tacere nessuno ormai poteva più obiettare. E comunque va ricordato che l’India ha accettato il rimpatrio “per ragioni umanitarie” e a condizione che fosse ben chiaro che Girone continuava a essere un ‘detenuto in libertà provvisoria’ sotto l’autorità della Corte Suprema, la quale ha diritto di farlo tornare se c’è bisogno. Il marò ha anche firmato una dichiarazione in questo senso.

2 Renzi e Modi sono due leader pragmatici che non amano la stampa ficcanaso. In Italia i media devono ‘tirare a campà’ e quindi nessuno si sogna di scrivere qualcosa che possa dare fastidio. Si fa poi anche molta fatica, meglio prendere la prima velina e metterla on line con un click. Quindi del fatto che ci sia stato o non ci sia stato un patto se ne fregano. I marò sono a casa e tanto basta. Mentre gli indiani continuano a essere visti dall’alto in basso, come Terzo Mondo insomma, con cui ahimè gli italiani sono costretti a fare affari se vogliono sopravvivere.

3 A livello professionale, questa storia mi ha appassionato molto. Come dicono in tanti, penso che poteva essere risolta prima e con meno danni collaterali. Ma è andata così… e temo ci vorrà molto tempo per ricostruire la frattura e la diffidenza che si è creata tra due Paesi che erano amici e addirittura ‘parenti’ dopo il matrimonio tra Rajiv Gandhi e la piemontese trapiantata Sonia Maino.

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