Jaipur, 19 dicembre 2015
Uno e’ abituato a pensare al Rajasthan come la terra dei maharaja, ma le cose stanno cambiando in fretta. Sara’ il contagio del vicino Gujarat o il partito indu nazionalista del Bjp che sta spingendo l’industrializzazione, ma i cambiamenti sono visibili. Come al solito i trattori coesistono con la miseria. Ma mentre prima lungo le strade si vedeva un Paese fermo ai tempi dell’isolamento sovietico, beh oggi si vedono i germogli di un processo che davvero penso sia inesorabile.
Per la prima volta sulla strada tra Delhi e Jaipur, circa 270 km, ho visto piu’ trattori che cammelli. Anzi cammelli non ne ho proprio visti. E neppure quei camion o trattori caricati all’inverosimile, gonfi come mongolfiere, che occupavano due corsie. L’autostrada e’ stata completata, ci sono i cavalcavia che oltrepassano i villaggi. Si viaggia a una media costante. Io non ho mai fatto riparare il tachimetro della mia moto e quindi vado a spanne. Penso di aver tenuto una velocita’di circa 70 km all’ora.
Mi ha impressionato il distretto industriale di Neemrana, a circa 120 km da Delhi. Ci sono delle zone economica speciale per l’export , sul modello di quelle in Cina. Una e’ la Export Promotion Industrial Park (EPIP) e l’altra e’ la Japanise Industrial Zone, dove c’e’ una fabbrica Suzuki. In strada ci sono bisarche che vanno e vengono piene di auto immagino.
Per il Rajasthan, uno degli Stati piu’ poveri dell’Unione indiana, e’ una novita’. Mentre l’attraversavo pensavo agli operai che vi lavorano, molto probabilmente figli di contadini arrivati dai villaggi. Quel 60% della popolazione che vive di agricoltura di sussistenza. Insomma la storia si ripete e sembra che il processo di travaso dalle campagne alle fabbriche sia inesorabile.
Guardando quei capannoni e i camion in autostrada ho pensato anche che veramente l’elefante si sta svegliando. E’ solo questione di tempo. Alcuni dicono che non ce la fara’mai perche’ ci sono troppi problemi e la mentalita’non e’quella dei cinesi . Non ne sono convinta. I germogli ci sono e stanno crescendo in fretta. E non importa se a Delhi ci sara’ Narendra Modi con il suo ‘Make in India’ o il laico Rahul Gandhi.
Per la prima volta sulla strada tra Delhi e Jaipur, circa 270 km, ho visto piu’ trattori che cammelli. Anzi cammelli non ne ho proprio visti. E neppure quei camion o trattori caricati all’inverosimile, gonfi come mongolfiere, che occupavano due corsie. L’autostrada e’ stata completata, ci sono i cavalcavia che oltrepassano i villaggi. Si viaggia a una media costante. Io non ho mai fatto riparare il tachimetro della mia moto e quindi vado a spanne. Penso di aver tenuto una velocita’di circa 70 km all’ora.
Mi ha impressionato il distretto industriale di Neemrana, a circa 120 km da Delhi. Ci sono delle zone economica speciale per l’export , sul modello di quelle in Cina. Una e’ la Export Promotion Industrial Park (EPIP) e l’altra e’ la Japanise Industrial Zone, dove c’e’ una fabbrica Suzuki. In strada ci sono bisarche che vanno e vengono piene di auto immagino.
Per il Rajasthan, uno degli Stati piu’ poveri dell’Unione indiana, e’ una novita’. Mentre l’attraversavo pensavo agli operai che vi lavorano, molto probabilmente figli di contadini arrivati dai villaggi. Quel 60% della popolazione che vive di agricoltura di sussistenza. Insomma la storia si ripete e sembra che il processo di travaso dalle campagne alle fabbriche sia inesorabile.
Guardando quei capannoni e i camion in autostrada ho pensato anche che veramente l’elefante si sta svegliando. E’ solo questione di tempo. Alcuni dicono che non ce la fara’mai perche’ ci sono troppi problemi e la mentalita’non e’quella dei cinesi . Non ne sono convinta. I germogli ci sono e stanno crescendo in fretta. E non importa se a Delhi ci sara’ Narendra Modi con il suo ‘Make in India’ o il laico Rahul Gandhi.
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