Mumbai, 1 gennaio - Goa 6 gennaio 1026
Non c’e’ modo migliore di iniziare l’anno mettendosi in viaggio! E anche di finirlo visto che ho passato l’ultima notte dell’anno in aereo da Milano a Dubai e poi da Dubai a Mumbai.
Ho ritrovato la moto come l’avevo lasciata e quando ci sono salita era come se non fossi mai andata in Italia. L’idea e’ di andare a Goa, l’ex colonia portoghese, seguendo la strada della costa dello stato del Maharashtra. Avevo letto che questa strada e’ una delle piu’ belle per chi ama viaggiare in moto. Sacrosanta verita’!
Sono stati 600 km, sette traghetti e sei giorni di assoluta gioia, tra spiagge, forti, templi, villaggi, foreste, fiumi, piantagioni di mango e promontori e poi di nuovo spiagge, forti, templi...quasi tutto su strade dissestate, a volte sterrate, perfino sentieri, tornanti infiniti e zig e zag in mezzo ai territori tribali. Scende in pianura solo quando si entra a Goa...e si vedono i primi fricchettoni di Arambol.
Questo e’ l’itinerario, non ho seguito alcuna guida, ma ho cercato di non perdere mai di vista il mare sempre alla mia destra. Non so se e’ il tragitto classico dei tour con la Enfield.
Sei giorni e sette traghetti sono forse un po’ troppo. Penso di aver tenuto una media dei 40 all’ora. Impossibile andare piu’ veloce per via delle buche. E poi ho visitato un paio di forti, un tempio, un palazzo birmano...mi sono fermata un numero infinito di volte per bere latte di cocco o chai. O per controllare il gps, senza il quale sarei ancora dispersa in una cava di bauxite.
Ma di sicuro e’ stato divertente e molto avventuroso. A parte un guasto alla catena, la moto non mi ha mai lasciato. E’ stata semplicemente fantastica e il 5 gennaio mi ha regalato uno dei piu’ bei compleanni.
Attraversare Mumbai da nord a sud e’ abbastanza facile. Come mi ha detto il mio amico Fabio, che gentilmente ha ospitato me e la mia moto nel suo residence a Thane, “basta andare dritto e tenere il sole sulla destra (era di pomeriggio). E cosi’ ho fatto fino che sono finita dritta al porto di Mumbai, il vecchio porto dove una volta, pensa te, partivano le navi per Colombo. Come mi sembra avevo letto in “India Restart” di Mihir Sharma, lo sviluppo di Mumbai ha seguito una logica assurda perche’ e’ un su asse nord-sud. Per entrare a Mumbai c’e’ quindi praticamente un'unica strada.
Da Bhaucha Dhakka (e da Colaba) partono sgamgherati battelli per alcune localita’ sulla costa a sud, tra cui la famosa spiaggia di Alibag. Il porto e’ veramente in condizioni disperate. Gli uffici e la sala d’attesa e’ decrepita. Probabilmente nessuno lo usa piu’. Eppure conviene andare via mare piuttosto che fare un lungo giro da Navi Mumbai. Anche se molti selo dimenticano, Mumbai e’ in realta’ un’isola....Sono arrivata tardi per l’ultimo traghetto per Alibag, quindi ho optato per uno su Mora. Io mi aspettavo un ferry, ma in realta’ era barcone. Hanno caricata a braccia la moto e l’hanno sistemata tra i passeggeri. Il mio viaggio e’iniziato cosi’ via mare di fronte a uno splendido tramonto su uno skyline di Mumbai inusuale, rispetto a quello classico del Gate of India a Colaba.
Il tragitto e’ durato un’ora. Sono sbarcata in un villaggio di pescatori, tra palmeti e covoni di fieno, non mi pareva vero che a poche miglia di mare c’era una megalopoli da 20 milioni di abitanti. MI sono fermata a dormire in una guesthouse a Uram, un paesino a una ventina di km da Mora, perche’ ormai era notte.
Oggi e’ sabato e questa costa e’ la ‘riviera’ dei ricchi di Mumbai. E’ piena di resort e promette un weekend di divertimento per tutta la famiglia. Ma i villaggi sono molto poveri. Il clima e’perfetto e lentamente seguo la strada che si snoda tra i palmeti fino a Karanje dove ho dovuto prendere un altro battello perche’ c’e’ un altro golfo. Qui c’e’un porto di pescatori e dei lavori per la costruzione di un nuovo molo. Il battello era ancora piu’ piccolo. Un paio di ragazzi muscolosi hanno messo due o tre moto oltre la mia. Il viaggio e ‘ durato di meno. Sono sbarcata a Rewas in un decrepito molto che era una ventina di metri piu’ basso della strada. Hanno guidato la moto su per uno scivolo facendola sgommare e ridendo mentre io dall’alto scattavo delle foto.
A Rewas il paesaggio e’ ancora piu’ bucolico. Ho incontrato un giovane fotografo indiano che mi ha scattato una foto....
Mi sono fermata ad Alibaug, che pensavo fosse piu’ grande, invece e’ una fila di hotel che costeggiano la spiaggia. C’e’un forte del 1600 costruito dal sovrano maratha Shivaji, si chama Kulaba Fort ed e’ a circa2 km dal litorale. C’erano folle di turisti che andavano a piedi durante la bassa marea e altri con delle carrozze. Ho fotografato dei cavalli che uscivano dall’acqua, mi sembrava una immagine mitologica di Poseidone.
E’curioso che da queste parti si sono insediati anche gli ebrei indiani, la comunita’ di Bene Israel,che si pensa siano discendenti delle ‘tribu’perdute’.
Oggi, 5 gennaio, e’ il mio compleanno. Sono partita dopo una passeggiata sulla bella spiaggia di Guhahar e dopo aver comprato una ghirlanda di fiori per ornare il cruscotto della moto. La strada e’ fantastica, questo e’ il tratto piu’ spettacolare. A Tarsal c’e’ un ferry in partenza e lo prendo al volo. Sbarco al di la’ di una grande insenatura dove c’e’ un forte Jaigad, che mi dicono merita una visita. In realta’ non e’ rimasto nulla a parte le mura e qualche cannone. Da sopra pero’ si vede una enorme centrale a carbone...
Proseguo tra palmeti e foreste di casuarine, sempre a fianco del mare, fino a Ganpatipule, qui c’e’ un tempio dedicato a Ganesh. Purtroppo tutto e’ moderno, a parte la statua di Ganesh ricoperta di vernice arancione e scoperta pare 1600 anni fa. Non c’e’ quasi nessuno, ma si vede che il tempio e’attrezzato per le grandi folle.
Dopo una cinquantina di chilometri entro nella “civilta’” , sono a Ratnagiri, che e’ il piu’ grande centro urbano del sud Maharashtra e famoso per l’eroe Shivaji. Ma a me interessa perche’ qui c’e’ il palazzo dell’ultimo re della Birmania, Thibaw, esiliato proprio qui dagli inglesi dal 1886 fino alla sua morte nel 1916. Nel ‘Palazzo degli Specchi’ di Amitav Gosh e’ raccontata tutta la saga dell’esilio della famiglia reale.
C’e’un delizioso museo con dei reperti trovati nell’area e soprattutto una galleria fotografica. Il palazzo, che appartiene al governo, e’ ora in restauro.
Poi commetto l’errore di proseguire nonostante ci siano ormai poche ore di luce. Pensavo ci fossero ancora spiagge e quindi luoghi turistici, invece la MSh4 si sposta all’interno, si inerpica sulle montagne e poi in mezzo alle campagne. Viene buio, faccio una deviazione sulla costa, ma trovo un’unico resort troppo caro per il mio budget. Quindi ritorno sulla MSH 4, indosso la giacca pesante e faccio una quarantina di km fino a un piccolisimo centro che si chiama Purel che trovo un ristorante che affitta anche camere.
Oggi mi tocca fare un bel pezzo perche’ voglio arrivare a sud di Goa. Parto quindi di buon ora, ma la strada e’ ancora lunga. Scendo le ultime montagne e arrivo a Malvan che avevo letto era l’ultima cittadina del Maharashtra e dove c’e’il forte di Sirdhudurg costriioto dall’eroa marathi Shivaji. Da qui passo per il villaggio di Devnag (una bellissima lingua di sabbia) dove trovo guesthuse e ristoranti turistici che mi ricordano quelli di Goa. Cerco disperatamente il confine, che non sembra arrivare mai. A un certo punto la strada, che e’ tutta in piano, si restringe. Sul GPS curva a 90 gradi e poi riprende dopo aver tracciato un rettangolo perfetto. Soltanto quando vedo il cartello che indica i lavori per il nuovo aeroporto capisco. Questo sara’ il nuovo mega scalo di Goa !
Stanno livellando il terreno dove penso ci sara’ la pista di atterraggio. Dopo Vengurla vedo una cappella bianca in tipico stile goano e penso di aver attraversato il confine, ma sono a Shiroda, ancora in Maharashtra! Proprio qui spuntano i camion di una miniera di ferro, un’altra ancora! Per qualche chilometro rivedo lo stesso paesaggio allucinante di polvere rossa, ma questa volta in mezzo a dei centri abitati. Poi arrivo al promontorio di Tiricol, c’e’un forte, ma e’ un albergo della catena Taj (Tata). Da qui c’e’ un traghetto per Querim. Mentre lo aspetto ammiro un presepe in strada con i re Magi. Oggi e’ l’Epifania e io sono a Goa.
Non c’e’ modo migliore di iniziare l’anno mettendosi in viaggio! E anche di finirlo visto che ho passato l’ultima notte dell’anno in aereo da Milano a Dubai e poi da Dubai a Mumbai.
Ho ritrovato la moto come l’avevo lasciata e quando ci sono salita era come se non fossi mai andata in Italia. L’idea e’ di andare a Goa, l’ex colonia portoghese, seguendo la strada della costa dello stato del Maharashtra. Avevo letto che questa strada e’ una delle piu’ belle per chi ama viaggiare in moto. Sacrosanta verita’!
Sono stati 600 km, sette traghetti e sei giorni di assoluta gioia, tra spiagge, forti, templi, villaggi, foreste, fiumi, piantagioni di mango e promontori e poi di nuovo spiagge, forti, templi...quasi tutto su strade dissestate, a volte sterrate, perfino sentieri, tornanti infiniti e zig e zag in mezzo ai territori tribali. Scende in pianura solo quando si entra a Goa...e si vedono i primi fricchettoni di Arambol.
Questo e’ l’itinerario, non ho seguito alcuna guida, ma ho cercato di non perdere mai di vista il mare sempre alla mia destra. Non so se e’ il tragitto classico dei tour con la Enfield.
Sei giorni e sette traghetti sono forse un po’ troppo. Penso di aver tenuto una media dei 40 all’ora. Impossibile andare piu’ veloce per via delle buche. E poi ho visitato un paio di forti, un tempio, un palazzo birmano...mi sono fermata un numero infinito di volte per bere latte di cocco o chai. O per controllare il gps, senza il quale sarei ancora dispersa in una cava di bauxite.
Ma di sicuro e’ stato divertente e molto avventuroso. A parte un guasto alla catena, la moto non mi ha mai lasciato. E’ stata semplicemente fantastica e il 5 gennaio mi ha regalato uno dei piu’ bei compleanni.
Day 1 – Da Mumbai (porto di Bhaucha Dhakka) a Mora
Un traghetto e circa 60 kmAttraversare Mumbai da nord a sud e’ abbastanza facile. Come mi ha detto il mio amico Fabio, che gentilmente ha ospitato me e la mia moto nel suo residence a Thane, “basta andare dritto e tenere il sole sulla destra (era di pomeriggio). E cosi’ ho fatto fino che sono finita dritta al porto di Mumbai, il vecchio porto dove una volta, pensa te, partivano le navi per Colombo. Come mi sembra avevo letto in “India Restart” di Mihir Sharma, lo sviluppo di Mumbai ha seguito una logica assurda perche’ e’ un su asse nord-sud. Per entrare a Mumbai c’e’ quindi praticamente un'unica strada.
Il tragitto e’ durato un’ora. Sono sbarcata in un villaggio di pescatori, tra palmeti e covoni di fieno, non mi pareva vero che a poche miglia di mare c’era una megalopoli da 20 milioni di abitanti. MI sono fermata a dormire in una guesthouse a Uram, un paesino a una ventina di km da Mora, perche’ ormai era notte.
Day 2 - Da Uram a Kashid
Un traghetto e circa 100 kmOggi e’ sabato e questa costa e’ la ‘riviera’ dei ricchi di Mumbai. E’ piena di resort e promette un weekend di divertimento per tutta la famiglia. Ma i villaggi sono molto poveri. Il clima e’perfetto e lentamente seguo la strada che si snoda tra i palmeti fino a Karanje dove ho dovuto prendere un altro battello perche’ c’e’ un altro golfo. Qui c’e’un porto di pescatori e dei lavori per la costruzione di un nuovo molo. Il battello era ancora piu’ piccolo. Un paio di ragazzi muscolosi hanno messo due o tre moto oltre la mia. Il viaggio e ‘ durato di meno. Sono sbarcata a Rewas in un decrepito molto che era una ventina di metri piu’ basso della strada. Hanno guidato la moto su per uno scivolo facendola sgommare e ridendo mentre io dall’alto scattavo delle foto.
A Rewas il paesaggio e’ ancora piu’ bucolico. Ho incontrato un giovane fotografo indiano che mi ha scattato una foto....
Mi sono fermata ad Alibaug, che pensavo fosse piu’ grande, invece e’ una fila di hotel che costeggiano la spiaggia. C’e’un forte del 1600 costruito dal sovrano maratha Shivaji, si chama Kulaba Fort ed e’ a circa2 km dal litorale. C’erano folle di turisti che andavano a piedi durante la bassa marea e altri con delle carrozze. Ho fotografato dei cavalli che uscivano dall’acqua, mi sembrava una immagine mitologica di Poseidone.
E’curioso che da queste parti si sono insediati anche gli ebrei indiani, la comunita’ di Bene Israel,che si pensa siano discendenti delle ‘tribu’perdute’.
Oltre Alibaug ci sono molte belle spiagge, con palme e pini della specie Casuarina, tra cui anche la Nagaon Beach. Mi sono fermata prima che facesse buio a circa 30 km piu’ a sud a Kashid beach in un hotel di colore giallo, che era una vecchia cascina ristrutturata.
Sono andata a far colazione a pochi km piu’ a Sud a Nandgaon Beach e anche qui ho trovato un parco divertimenti con quad e jet ski. Mi chiedo che bello c’e’ a portare i motori anche su sabbia e mare. Verso le 12 ero a Murud, famoso per il forte di Janjira. Sono solo 165 km da Mumbai ma sembra un altro mondo.
Mi sono messa in fila per salire su delle chiatte che dal porto di Rajapuri portavano i turisti all’isola fortificata, a circa mezzo chilometro . Oggi e’ domenica, c’e’il pienone. Ci siamo assiepati come spilli nello scafo e unabarca a motore ci ha trainati fino al maestoso ingresso del forte mentre al ritorno si va a vela con un lenzuolone di canapa mezzo sbrindellato. Sembravamo dei naufraghi.
Janjira Fort e’ stato completato nel 1571 dal sovrano locale, il nawab mussulmano Siddi, che pare sia stato discendente di schiavi africani. Si dice che nessuno, mughal, portoghesi francesi o i principi locali, sia mai riuscito ad espugnarlo. Le sue mura sono alte 12 metri, ha 19 bastioni e dei cannoni giganteschi.
Prima di arrivare al forte ho visto su un promontorio un bellissimo palazzo, che poi ho scoperto si chiamava Palazzo Ahmedganj. E’ chiuso e un cartello dice che e’ proprieta’ privata. Appartiene infatti ai discendenti del Nawab di Murud, Siddi magari caduti in disgrazia.
I Siddi si sono alleati con mughal entrando in conflitto con i principi locali tra cui Shivaji.
Dopo la visita, verso le 16 mi sono rimessa in viaggio. Dopo aver girovagato un po’ ho finalmente trovato il ferry a Agardanda per attraversare l’insenatura di Murusd. Con mia sorpresa era un ‘car ferry’, quindi adatto ai veicoli e anche meno caro.Moto piu’ passeggero sono 40 rupie.Quando sono arrivata dall’altro lato, a Dighi, era gia’ quasi buio.
Mi sono fermata alla spiaggia di Srivardham, dove c’erano resort un po’ cari, ma per fortuna anche una semplice guesthouse
Ho la sensazione che da qui in avanti si fa piu’difficile perche’ entro nel distretto di Ratnagiri che coperto da foreste e decisamente piu’montagnoso. La catena dei Western Ghat, gli ‘appennini indiani’, oasi di biodiversita’ dove ogni tanto scoprono specie nuove di anfibi, e’ sotto i miei occhi in tutta la sua bellezza.
Innanzitutto ho preso un car ferry sul fiume Savitri, da Harihareshwan a Bankot (aspettandolo un bel po’) sotto un gigantesco baniam. L’attraversamento come sempre mi ha emozionato. Mi piace da matti pensare di poter fare un po’ di navigazione, anche se breve. Mi immagino, anche se sono su una piccola imbarcazione, sulla porta container Medea, quella che mi ha riportato nell’oceano Indiano a ottobre.
Come prevedevo, guardando all’orizzonte, mi sono trovata davanti le montagne, i villaggi si sono diradati e sono comparse le miniere. Ne ho vista una, ma penso esaurita, di bauxite, seguendo una stradina in mezzo a una foresta che mi ha portato sulla costa, dove probabilmente il minerale era caricato sulle chiatte. Il paesaggio era da favola, la costa e’ frastagliata e ci sono insenature che offrono iste spettacolari. Mi sono quindi addentrata sempre piu’ sulle montagne, mentre la strada si faceva sempre piu’ brutta. Alla fine e’diventata un sentiero sterrato di polvere rossastra, come quella dei campi da tennis, percorso da file di camion. Ci ho messo un bel po’a capire che ero finita dentro un’altra miniera di bauxite, ma questa attiva, nell’area di Sakhari. Pensavo ci fosse almeno un traghetto per attraversare l’ennesimo fiume che avevo davanti. Invece non c’era nulla a parte gli uffici della cava e un grosso cartello “no photography”. Oltrepassando la sbarra d’ingressosono scesa a riva. I camion scaricavano il pietrisco, gia’ macinato,che poi veniva caricato su delle chiatte. Da qui andavano al largo per caricare un mercantile che poi andava in Cina. Non essendoci porti profondi dove attraccare, era l’unico sistema. Il ferro era per l’esportazione. Mi chedevo se c’era qualche controllo. Ma intorno a me c’ra il nulla, a parte il manager che mi ha detto queste cose. Se avevo una bicicletta mi avrebbe anche dato un passaggio al di la’ del corso d’acqua, ma la barchetta che portava gli operai su e giu’ era troppo piccola per la mia moto.
Il manager, che ha un passato nella Marina e che la maggior parte dei suoi anni li ha trascorsi in mare, mi ha detto orgoglioso che la sua societa’, la Kasangara Rajeshkumar e’ un colosso, che rifornisce anche Vedanta. Nel 2014 ha esportato 3.5 milioni di tonnellate di bauxite in Cina. Un paio di montagne livellate, ho pensato io, e chissa’ quanti villaggi devastati.
Poi gli ho chiesto perche’ non c’e’ piu una strada costiera e li’ ho scoperto che mi trovavo in una zona tribale. “La gente qui non vuole lo sviluppo – mi ha detto – ecco perche’ non c’e’ nulla”.
La frase mi ha lasciato un po’ perplessa ed e’ riecheggiata in testa un po’ mentre risalivo la costa per riprendere lo sterrato e proseguire alla ricerca di un ponte. La deviazione che dovevo fare era di circa 25 km. In pratica era nel mezzo della foresta ed era lo stesso percorso dei camion che portavano la bauxite al fiume e poi tornavano vuoti. Ho anche visto i villaggi dei tribali, ricoperti di polvere rossa e tagliati in due da via vai di camion. Ogni tanto c’era un addetto della cava a controllare il traffico. Ho visto un paio di autobotti “innaffiare” la strada per tenere giu’ la polvere. Quando finalmente sono arrivata dall’altro lato del fiume, a Kelshi ero anche io ricoperta di terra rossa. Kelshi e’un villaggio mussumano. C’e’un impianto di triturazione dei massi ferrosi che sono prelevati su in alto. Sono arrivata quando decine di donne stavano stendendo su dei larghi massi delle alghe bianche ad essicare. Sembrava neve. Mi sono dvertita con loro a fotografarle.
Sono a 240 km da Mumbai e dopo l’avventura nella miniera mi chiedo cosa mi aspetta. La strada pero’ e’diventata ben asfaltata e decisamente piacevole. Ho seguito l’andamento della costa, da un promontorio all’altro, fino ad Anjarle Beach dove mi sono ritrovata sulla MSH 4, la Maharastra State Highway 4, che e’ la‘coastal road’, che va verso Goa. Da qui in avanti sono circa spettacolari 40 chilometri lungo le spiagge incontaminate di Harnai, Palande, Murud, Dapoli, Karde, Ladghar e Dabhol, dove ho preso un ferry per attraversare il fiume Vashishti. Dopo, di notte, ho superato un promontorio e sono scesa a Guhahar per dormire. Ho trovato un’ottima stanza in un resort, Rajgad, con un buon ristorante. Qui mi e’capitato una cosa incredibile. Quando il proprietario mi ha chiesto quale era ilmio budget, ho risposto “600 rupie”. Lui mi ha guardato e mi ha detto, “allora puoi stare per 500”. Sono rimasta di sasso.
Day 3 - Da Kashid a Shrivardhan
Un traghetto e 84 kmSono andata a far colazione a pochi km piu’ a Sud a Nandgaon Beach e anche qui ho trovato un parco divertimenti con quad e jet ski. Mi chiedo che bello c’e’ a portare i motori anche su sabbia e mare. Verso le 12 ero a Murud, famoso per il forte di Janjira. Sono solo 165 km da Mumbai ma sembra un altro mondo.
Mi sono messa in fila per salire su delle chiatte che dal porto di Rajapuri portavano i turisti all’isola fortificata, a circa mezzo chilometro . Oggi e’ domenica, c’e’il pienone. Ci siamo assiepati come spilli nello scafo e unabarca a motore ci ha trainati fino al maestoso ingresso del forte mentre al ritorno si va a vela con un lenzuolone di canapa mezzo sbrindellato. Sembravamo dei naufraghi.
Janjira Fort e’ stato completato nel 1571 dal sovrano locale, il nawab mussulmano Siddi, che pare sia stato discendente di schiavi africani. Si dice che nessuno, mughal, portoghesi francesi o i principi locali, sia mai riuscito ad espugnarlo. Le sue mura sono alte 12 metri, ha 19 bastioni e dei cannoni giganteschi.
Prima di arrivare al forte ho visto su un promontorio un bellissimo palazzo, che poi ho scoperto si chiamava Palazzo Ahmedganj. E’ chiuso e un cartello dice che e’ proprieta’ privata. Appartiene infatti ai discendenti del Nawab di Murud, Siddi magari caduti in disgrazia.
I Siddi si sono alleati con mughal entrando in conflitto con i principi locali tra cui Shivaji.
Dopo la visita, verso le 16 mi sono rimessa in viaggio. Dopo aver girovagato un po’ ho finalmente trovato il ferry a Agardanda per attraversare l’insenatura di Murusd. Con mia sorpresa era un ‘car ferry’, quindi adatto ai veicoli e anche meno caro.Moto piu’ passeggero sono 40 rupie.Quando sono arrivata dall’altro lato, a Dighi, era gia’ quasi buio.
Mi sono fermata alla spiaggia di Srivardham, dove c’erano resort un po’ cari, ma per fortuna anche una semplice guesthouse
Day 4 - Shrivardhan a Guhagar
Due traghetti, 124 kmHo la sensazione che da qui in avanti si fa piu’difficile perche’ entro nel distretto di Ratnagiri che coperto da foreste e decisamente piu’montagnoso. La catena dei Western Ghat, gli ‘appennini indiani’, oasi di biodiversita’ dove ogni tanto scoprono specie nuove di anfibi, e’ sotto i miei occhi in tutta la sua bellezza.
Innanzitutto ho preso un car ferry sul fiume Savitri, da Harihareshwan a Bankot (aspettandolo un bel po’) sotto un gigantesco baniam. L’attraversamento come sempre mi ha emozionato. Mi piace da matti pensare di poter fare un po’ di navigazione, anche se breve. Mi immagino, anche se sono su una piccola imbarcazione, sulla porta container Medea, quella che mi ha riportato nell’oceano Indiano a ottobre.
Come prevedevo, guardando all’orizzonte, mi sono trovata davanti le montagne, i villaggi si sono diradati e sono comparse le miniere. Ne ho vista una, ma penso esaurita, di bauxite, seguendo una stradina in mezzo a una foresta che mi ha portato sulla costa, dove probabilmente il minerale era caricato sulle chiatte. Il paesaggio era da favola, la costa e’ frastagliata e ci sono insenature che offrono iste spettacolari. Mi sono quindi addentrata sempre piu’ sulle montagne, mentre la strada si faceva sempre piu’ brutta. Alla fine e’diventata un sentiero sterrato di polvere rossastra, come quella dei campi da tennis, percorso da file di camion. Ci ho messo un bel po’a capire che ero finita dentro un’altra miniera di bauxite, ma questa attiva, nell’area di Sakhari. Pensavo ci fosse almeno un traghetto per attraversare l’ennesimo fiume che avevo davanti. Invece non c’era nulla a parte gli uffici della cava e un grosso cartello “no photography”. Oltrepassando la sbarra d’ingressosono scesa a riva. I camion scaricavano il pietrisco, gia’ macinato,che poi veniva caricato su delle chiatte. Da qui andavano al largo per caricare un mercantile che poi andava in Cina. Non essendoci porti profondi dove attraccare, era l’unico sistema. Il ferro era per l’esportazione. Mi chedevo se c’era qualche controllo. Ma intorno a me c’ra il nulla, a parte il manager che mi ha detto queste cose. Se avevo una bicicletta mi avrebbe anche dato un passaggio al di la’ del corso d’acqua, ma la barchetta che portava gli operai su e giu’ era troppo piccola per la mia moto.
Il manager, che ha un passato nella Marina e che la maggior parte dei suoi anni li ha trascorsi in mare, mi ha detto orgoglioso che la sua societa’, la Kasangara Rajeshkumar e’ un colosso, che rifornisce anche Vedanta. Nel 2014 ha esportato 3.5 milioni di tonnellate di bauxite in Cina. Un paio di montagne livellate, ho pensato io, e chissa’ quanti villaggi devastati.
La frase mi ha lasciato un po’ perplessa ed e’ riecheggiata in testa un po’ mentre risalivo la costa per riprendere lo sterrato e proseguire alla ricerca di un ponte. La deviazione che dovevo fare era di circa 25 km. In pratica era nel mezzo della foresta ed era lo stesso percorso dei camion che portavano la bauxite al fiume e poi tornavano vuoti. Ho anche visto i villaggi dei tribali, ricoperti di polvere rossa e tagliati in due da via vai di camion. Ogni tanto c’era un addetto della cava a controllare il traffico. Ho visto un paio di autobotti “innaffiare” la strada per tenere giu’ la polvere. Quando finalmente sono arrivata dall’altro lato del fiume, a Kelshi ero anche io ricoperta di terra rossa. Kelshi e’un villaggio mussumano. C’e’un impianto di triturazione dei massi ferrosi che sono prelevati su in alto. Sono arrivata quando decine di donne stavano stendendo su dei larghi massi delle alghe bianche ad essicare. Sembrava neve. Mi sono dvertita con loro a fotografarle.
Sono a 240 km da Mumbai e dopo l’avventura nella miniera mi chiedo cosa mi aspetta. La strada pero’ e’diventata ben asfaltata e decisamente piacevole. Ho seguito l’andamento della costa, da un promontorio all’altro, fino ad Anjarle Beach dove mi sono ritrovata sulla MSH 4, la Maharastra State Highway 4, che e’ la‘coastal road’, che va verso Goa. Da qui in avanti sono circa spettacolari 40 chilometri lungo le spiagge incontaminate di Harnai, Palande, Murud, Dapoli, Karde, Ladghar e Dabhol, dove ho preso un ferry per attraversare il fiume Vashishti. Dopo, di notte, ho superato un promontorio e sono scesa a Guhahar per dormire. Ho trovato un’ottima stanza in un resort, Rajgad, con un buon ristorante. Qui mi e’capitato una cosa incredibile. Quando il proprietario mi ha chiesto quale era ilmio budget, ho risposto “600 rupie”. Lui mi ha guardato e mi ha detto, “allora puoi stare per 500”. Sono rimasta di sasso.
Day 5 - Da Guhagar a Purel
Un traghetto e 250 kmOggi, 5 gennaio, e’ il mio compleanno. Sono partita dopo una passeggiata sulla bella spiaggia di Guhahar e dopo aver comprato una ghirlanda di fiori per ornare il cruscotto della moto. La strada e’ fantastica, questo e’ il tratto piu’ spettacolare. A Tarsal c’e’ un ferry in partenza e lo prendo al volo. Sbarco al di la’ di una grande insenatura dove c’e’ un forte Jaigad, che mi dicono merita una visita. In realta’ non e’ rimasto nulla a parte le mura e qualche cannone. Da sopra pero’ si vede una enorme centrale a carbone...
Proseguo tra palmeti e foreste di casuarine, sempre a fianco del mare, fino a Ganpatipule, qui c’e’ un tempio dedicato a Ganesh. Purtroppo tutto e’ moderno, a parte la statua di Ganesh ricoperta di vernice arancione e scoperta pare 1600 anni fa. Non c’e’ quasi nessuno, ma si vede che il tempio e’attrezzato per le grandi folle.
Dopo una cinquantina di chilometri entro nella “civilta’” , sono a Ratnagiri, che e’ il piu’ grande centro urbano del sud Maharashtra e famoso per l’eroe Shivaji. Ma a me interessa perche’ qui c’e’ il palazzo dell’ultimo re della Birmania, Thibaw, esiliato proprio qui dagli inglesi dal 1886 fino alla sua morte nel 1916. Nel ‘Palazzo degli Specchi’ di Amitav Gosh e’ raccontata tutta la saga dell’esilio della famiglia reale.
C’e’un delizioso museo con dei reperti trovati nell’area e soprattutto una galleria fotografica. Il palazzo, che appartiene al governo, e’ ora in restauro.
Poi commetto l’errore di proseguire nonostante ci siano ormai poche ore di luce. Pensavo ci fossero ancora spiagge e quindi luoghi turistici, invece la MSh4 si sposta all’interno, si inerpica sulle montagne e poi in mezzo alle campagne. Viene buio, faccio una deviazione sulla costa, ma trovo un’unico resort troppo caro per il mio budget. Quindi ritorno sulla MSH 4, indosso la giacca pesante e faccio una quarantina di km fino a un piccolisimo centro che si chiama Purel che trovo un ristorante che affitta anche camere.
Day 6 - Da Purel a Palolem (Sud Goa)
Un traghetto e 230 kmOggi mi tocca fare un bel pezzo perche’ voglio arrivare a sud di Goa. Parto quindi di buon ora, ma la strada e’ ancora lunga. Scendo le ultime montagne e arrivo a Malvan che avevo letto era l’ultima cittadina del Maharashtra e dove c’e’il forte di Sirdhudurg costriioto dall’eroa marathi Shivaji. Da qui passo per il villaggio di Devnag (una bellissima lingua di sabbia) dove trovo guesthuse e ristoranti turistici che mi ricordano quelli di Goa. Cerco disperatamente il confine, che non sembra arrivare mai. A un certo punto la strada, che e’ tutta in piano, si restringe. Sul GPS curva a 90 gradi e poi riprende dopo aver tracciato un rettangolo perfetto. Soltanto quando vedo il cartello che indica i lavori per il nuovo aeroporto capisco. Questo sara’ il nuovo mega scalo di Goa !
Stanno livellando il terreno dove penso ci sara’ la pista di atterraggio. Dopo Vengurla vedo una cappella bianca in tipico stile goano e penso di aver attraversato il confine, ma sono a Shiroda, ancora in Maharashtra! Proprio qui spuntano i camion di una miniera di ferro, un’altra ancora! Per qualche chilometro rivedo lo stesso paesaggio allucinante di polvere rossa, ma questa volta in mezzo a dei centri abitati. Poi arrivo al promontorio di Tiricol, c’e’un forte, ma e’ un albergo della catena Taj (Tata). Da qui c’e’ un traghetto per Querim. Mentre lo aspetto ammiro un presepe in strada con i re Magi. Oggi e’ l’Epifania e io sono a Goa.
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