Palolem (Goa), 15 gennaio 2016
Mi sono lasciata tentare da Erica Jong e sono rimasta fregata per due motivi. Il suo primo e forse unico successo, "Paura di volare" (1973), è un cult delle femministe. Ma anche per me, che appartengo alla generazione dei 'baby boomers', è stata una lettura obbligata, insieme a "Porci con le ali" di Lidia Ravera.
Quando sono andata in Italia a Natale e ho visto in una libreria il suo ultimo libro l'ho subito afferrato. Ammetto di essere stata attirata dal titolo, "Donna felicemente sposata, cerca uomo felicemente sposato" che non c'entra assolutamente nulla, ma quelli di Bompiani sanno il fatto loro.
Se l'avessero tradotto pari pari dall'inglese "Fear of Dying" che ha molto più senso, forse non l'avrei comprato. O forse sì perché ero curiosa di sapere come si sentiva - lei che ha inventato teoria della 'scopata senza cerniera' - nell'età in cui "non si è più scopabili" secondo i criteri dominanti maschili.
In copertina compare un commento di Woody Allen che definisce il romanzo "divertente". Forse perché è un uomo. Non c'è nulla da ridere. Il libro è amaro e crudo perché tratta apertamente di malattie e di morte (fa perfino morire il suo vecchio cane). La disperata ricerca di Vanessa, la protagonista, della famosa 'scopata senza cerniera', è volutamente patetica. E se ne accorge pure lei tanto che a un certo punto, dopo una serie di lutti e sofferenze, decide di arrendersi e mettersi il cuore in pace. La mitica Jong è decisamente sul viale del tramonto e mi viene da piangere. E' come certi luoghi che si visitato a distanza di anni e che sono ormai deturpati. Era meglio serbare il ricordo piuttosto che rivederli.
Il finale è mistico, perchè forse è l'unico modo per salvare i lettori dal suicidio. Ma e' lì che sono rimasta fregata di nuovo.
Alla fine Vanessa, con il suo ricco marito che si è ristabilito da un infarto (ma rimane impotente), se ne va a Goa, sì proprio nella ex colonia portoghese. Sono stata completamente colta di sorpresa, perché non riesco a immaginare alcun legame tra lei e l'India. Ma poi mi sono ricordata del classico della letteratura di Foster, Passaggio in India, e ho capito dove si è ispirata.
Nelle ultime pagine descrive un viaggio con suo marito nelle grotte di Arvalem, nel nord di Goa, che le descrive così inquietanti che neppure l'autista non li accompagna. le immagina secondo me un po' come le grotte di "Marabar" di Foster (che esistono in Bihar ma con un altro nome). Scendono nell'oscurità, trovano un lago sotterraneo, dove cui sono statue delle divinità. Vanessa ha una visione e lì finisce il romanzo. Scopre, in parole povere, che non deve avere paura...di invecchiare.
Ovviamente mi sono precipitata anche io a vedere queste grotte sperando inconsciamente nello stesso effetto.
Da Palolem con la moto sono andata a Nord fino a Bicholim, è abbastanza distante...le grotte sono ai piedi dei Western Ghat e sono dette anche 'Pandava Caves', perchè sono associate all'esilio dei Pandava raccontato nel Mahabharata. Sono datate VI secolo. Anche se molto più piccole e senza affreschi somigliano a quelle buddiste di Ajanta. Ma dentro ci sono del Shiva linga. E' in una zona delle Belle Arti, ben curata e facilmente accessibile. Non corrisponde per nulla a quello descritto nel libro. Vicino c'è anche una cascata con un brutto tempio di cemento. Insomma di magico non c'era nulla e tanto meno di 'pauroso'.
Potrei essermi sbagliata, ma Jong scrive "grotte di Arvalem e Khandepar". Sono andata a vedere anche quest'ultime, sono interessanti, ma anche queste non hanno nulla di misterioso. Anzi erano in pessimo stato perché nelle vicinanze ci hanno costruito un villone. C'era addirittura un mucchio di detriti e un camion parcheggiato davanti (vedi foto qui sottto). Una vergogna dato che è un monumento protetto.
Uno mi dirà che la Jong ha usato una licenza poetica...in effetti lei scrive romanzi, mica guide turistiche....
Mi sono lasciata tentare da Erica Jong e sono rimasta fregata per due motivi. Il suo primo e forse unico successo, "Paura di volare" (1973), è un cult delle femministe. Ma anche per me, che appartengo alla generazione dei 'baby boomers', è stata una lettura obbligata, insieme a "Porci con le ali" di Lidia Ravera.
Quando sono andata in Italia a Natale e ho visto in una libreria il suo ultimo libro l'ho subito afferrato. Ammetto di essere stata attirata dal titolo, "Donna felicemente sposata, cerca uomo felicemente sposato" che non c'entra assolutamente nulla, ma quelli di Bompiani sanno il fatto loro.
Se l'avessero tradotto pari pari dall'inglese "Fear of Dying" che ha molto più senso, forse non l'avrei comprato. O forse sì perché ero curiosa di sapere come si sentiva - lei che ha inventato teoria della 'scopata senza cerniera' - nell'età in cui "non si è più scopabili" secondo i criteri dominanti maschili.
In copertina compare un commento di Woody Allen che definisce il romanzo "divertente". Forse perché è un uomo. Non c'è nulla da ridere. Il libro è amaro e crudo perché tratta apertamente di malattie e di morte (fa perfino morire il suo vecchio cane). La disperata ricerca di Vanessa, la protagonista, della famosa 'scopata senza cerniera', è volutamente patetica. E se ne accorge pure lei tanto che a un certo punto, dopo una serie di lutti e sofferenze, decide di arrendersi e mettersi il cuore in pace. La mitica Jong è decisamente sul viale del tramonto e mi viene da piangere. E' come certi luoghi che si visitato a distanza di anni e che sono ormai deturpati. Era meglio serbare il ricordo piuttosto che rivederli.
Il finale è mistico, perchè forse è l'unico modo per salvare i lettori dal suicidio. Ma e' lì che sono rimasta fregata di nuovo.
Alla fine Vanessa, con il suo ricco marito che si è ristabilito da un infarto (ma rimane impotente), se ne va a Goa, sì proprio nella ex colonia portoghese. Sono stata completamente colta di sorpresa, perché non riesco a immaginare alcun legame tra lei e l'India. Ma poi mi sono ricordata del classico della letteratura di Foster, Passaggio in India, e ho capito dove si è ispirata.
Nelle ultime pagine descrive un viaggio con suo marito nelle grotte di Arvalem, nel nord di Goa, che le descrive così inquietanti che neppure l'autista non li accompagna. le immagina secondo me un po' come le grotte di "Marabar" di Foster (che esistono in Bihar ma con un altro nome). Scendono nell'oscurità, trovano un lago sotterraneo, dove cui sono statue delle divinità. Vanessa ha una visione e lì finisce il romanzo. Scopre, in parole povere, che non deve avere paura...di invecchiare.
Ovviamente mi sono precipitata anche io a vedere queste grotte sperando inconsciamente nello stesso effetto.
Da Palolem con la moto sono andata a Nord fino a Bicholim, è abbastanza distante...le grotte sono ai piedi dei Western Ghat e sono dette anche 'Pandava Caves', perchè sono associate all'esilio dei Pandava raccontato nel Mahabharata. Sono datate VI secolo. Anche se molto più piccole e senza affreschi somigliano a quelle buddiste di Ajanta. Ma dentro ci sono del Shiva linga. E' in una zona delle Belle Arti, ben curata e facilmente accessibile. Non corrisponde per nulla a quello descritto nel libro. Vicino c'è anche una cascata con un brutto tempio di cemento. Insomma di magico non c'era nulla e tanto meno di 'pauroso'.
Potrei essermi sbagliata, ma Jong scrive "grotte di Arvalem e Khandepar". Sono andata a vedere anche quest'ultime, sono interessanti, ma anche queste non hanno nulla di misterioso. Anzi erano in pessimo stato perché nelle vicinanze ci hanno costruito un villone. C'era addirittura un mucchio di detriti e un camion parcheggiato davanti (vedi foto qui sottto). Una vergogna dato che è un monumento protetto.
Uno mi dirà che la Jong ha usato una licenza poetica...in effetti lei scrive romanzi, mica guide turistiche....
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