A bordo della CMA CGM Medea, Beirut, 27 settembre 2015
Stamane puntuali prima dell’alba entriamo nel porto di Beirut. Filmo le enormi gru con la scritta “port of Beirut” che, ancora con le luci rosse della notte, si mettono in movimento per caricare e scaricare. Guardo le altissime pile di container nel porto e poi i palazzi alti all’orizzonte. Penso che siamo tutti inscatolati, noi e le nostre cose. Dobbiamo scaricare circa 300 container e caricarne un migliaio. C’e’ da fare insomma.
Il comandante Carpentier, con gli occhi rossi per la stanchezza, e’ arrabbiato perche’ abbiamo soltanto 8 “pass” per scendere. Per di piu’, dopo scopriamo, che l’immigration puo’ trattare le pratiche solo alle 12, perche’e’ domenica e non c’e’ nessuno. Cosi’ io e Aldino passiamo la mattinata a chiacchierare con gli addetti libanese del porto che sono saliti a bordo e a scattare foto delle operazioni. La giornata e’molto bella, ma ci sono nubi in arrivo. Lui sognava di arrivare ieri sera e andare in qualche locale. Ha vissuto a Beirut per qualche mese e ha studiato l’arabo, quindi la conosce.
Finalmente a mezzogiorno scendiamo e con un taxi a noleggio usciamo dal porto. Abbiamo dei lasciapassare, che sono delle fotocopie dei passaporti con un timbro. Io non ho piu’ visto il mio passaporto da quando sono arrivata e sono un po’ preoccupata. Facciamo un giro nel quartiere cristiano, dove e’ tutto chiuso.
Ero stata qui a Natale del 2009 e mi sembrava molto piu’ pulito e ordinato. Adesso invece ci sono filo spinato e barriere di cemento ovunque a cause delle proteste popolari. In Libano ci sono oltre un milioni di rifugiati siriani, ma qui non si vedono. Gli Hezbollah la fanno da padroni, mi dicono. La guerra e’qui vicino. “Beirut non e’piu’cme prima”mi dice il funzionario libanese salito a bordo e che e’ stato tutto il giorno seduto su una sedia all’ingresso della Medea, sull’upper desk. Penso alla massa di violenza che questa citta’ ha dovuto sopportare. Ieri sera, nella cineteca della Medea, ho preso un dvd, West Beirut, che racconta di ragazzi mussulmani e cristiani all’inizio della guerra civile scoppiata nel 1978. I segni sono ancora visibili, il cinema davanti alla moschea...sulla green line...e qualche palazzo ancora sventrato. Mi ricordo un libroo fotografico di un italiano, ....prima e dopo.
Andiamo a mangiare da Urbanista, che e’un locale alla moda e dove c’e’ anche wifi. Le mail si sono accumulate enormemente ma non mi interessa piu’ di tanto. Ormai mi sono abituata perfettamente ai ritmi della Medea e della navigazione in alto mare. Come passeggera poi ho anche una mail interna con il mio nome, e con questa ho scritto a qualche amico. Il mio nome e foto sono sul “trombinoscope”, che e’ l’elenco delle persone a bordo.
Nel pomeriggio andiamo a vedere il nuovo centro commerciale Al Suq, che e’ il ritrovo domenicale delle ricche famiglie e poi sulla Corniche e i ‘faraglioni”. Il Raucher, che io non avevo mai visto. Vediamo il tramonto, ceniamo e poi con il taxi si torna sulla nave entro le 9 come ci e’ stato detto. Mentre salgo la scaletta, che si chiama in gergo gangway, penso che e’ l’ultima volta. Scendero’ da qui a Salalah Oman il 7 ottobre. Gia’ mi viene la nostalgia.
La partenza e’ solo alle 5, ma gli uffici chiudiono prima. Io metto la sveglia perche’ voglio vedere la luna rossa, l’eclisse lunare totale prevista per stanotte.
Finalmente a mezzogiorno scendiamo e con un taxi a noleggio usciamo dal porto. Abbiamo dei lasciapassare, che sono delle fotocopie dei passaporti con un timbro. Io non ho piu’ visto il mio passaporto da quando sono arrivata e sono un po’ preoccupata. Facciamo un giro nel quartiere cristiano, dove e’ tutto chiuso.
Ero stata qui a Natale del 2009 e mi sembrava molto piu’ pulito e ordinato. Adesso invece ci sono filo spinato e barriere di cemento ovunque a cause delle proteste popolari. In Libano ci sono oltre un milioni di rifugiati siriani, ma qui non si vedono. Gli Hezbollah la fanno da padroni, mi dicono. La guerra e’qui vicino. “Beirut non e’piu’cme prima”mi dice il funzionario libanese salito a bordo e che e’ stato tutto il giorno seduto su una sedia all’ingresso della Medea, sull’upper desk. Penso alla massa di violenza che questa citta’ ha dovuto sopportare. Ieri sera, nella cineteca della Medea, ho preso un dvd, West Beirut, che racconta di ragazzi mussulmani e cristiani all’inizio della guerra civile scoppiata nel 1978. I segni sono ancora visibili, il cinema davanti alla moschea...sulla green line...e qualche palazzo ancora sventrato. Mi ricordo un libroo fotografico di un italiano, ....prima e dopo.
Andiamo a mangiare da Urbanista, che e’un locale alla moda e dove c’e’ anche wifi. Le mail si sono accumulate enormemente ma non mi interessa piu’ di tanto. Ormai mi sono abituata perfettamente ai ritmi della Medea e della navigazione in alto mare. Come passeggera poi ho anche una mail interna con il mio nome, e con questa ho scritto a qualche amico. Il mio nome e foto sono sul “trombinoscope”, che e’ l’elenco delle persone a bordo.
Nel pomeriggio andiamo a vedere il nuovo centro commerciale Al Suq, che e’ il ritrovo domenicale delle ricche famiglie e poi sulla Corniche e i ‘faraglioni”. Il Raucher, che io non avevo mai visto. Vediamo il tramonto, ceniamo e poi con il taxi si torna sulla nave entro le 9 come ci e’ stato detto. Mentre salgo la scaletta, che si chiama in gergo gangway, penso che e’ l’ultima volta. Scendero’ da qui a Salalah Oman il 7 ottobre. Gia’ mi viene la nostalgia.
La partenza e’ solo alle 5, ma gli uffici chiudiono prima. Io metto la sveglia perche’ voglio vedere la luna rossa, l’eclisse lunare totale prevista per stanotte.
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