New Delhi, 11 agosto 2015
Nessuno probabilmente l'ha notato, ma il legale degli indiani ha fatto la seguente offerta al Tribunale del diritto del Mare di Amburgo che oggi ha concluso l'esame della richiesta italiana per liberare i marò. L'India si è impegnata a tenere il processo in quattro mesi, se ovviamente Italia ritira i suoi ricorsi alla Corte Suprema.
E' a pagina 17 della trascrizione dell'intervento di Alain Pellet (punto 41):
Mr President, let me at this juncture say that we do not accept Sir Daniel’s proposals
but that India is prepared to make a different offer. I have been instructed to state
that India is prepared to guarantee that the decision of the Special Court could be
handed down within four months from the date on which the hearings open, if Italy
were to cooperate and withdraw its objections to the procedure before the Indian
Supreme Court.
E' una promessa che gli indiani avevano già fatto all'inviato Staffan de Mistura e che poi non si è concretizzata per la presenza di una legge (Sua Act) che prevede la pena di morte in caso di omicidio e che è stata invocata dalla polizia Nia in quanto si applica al di fuori delle acque territoriali. L'Italia ha protestato vivacemente contro questa disposizione che poi è stata "rimossa" su ordine del governo indiano agli inizi del 2013.
L'offerta di cui sopra implica che gli indiani hanno risolto la vecchia questione del nodo Nia-Sua che impedisce (tuttora) l'incriminazione dei marò. Oppure implica che la Nia intende presentare il capo di imputazione in base alla Sua (come è obbligata a fare)...e poi si impegna a non chiedere la pena capitale prevista solo in casi rarissimi. Anche questo era oggetto dei vecchi accordi che sono saltati.
Non penso che l'Italia accetterà questa offerta ora che si è spinta sulla strada dell'arbitrato. Come fa a tornare indietro? Però ci sarebbe un vantaggio. Ovvero che quando inizia il processo davanti al 'giudice speciale' può sollevare IN QUELLA SEDE l'obiezione sulla giurisdizione, cosa che le è permessa in base alla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio (quella che trasferiva il caso a New Delhi levandolo dal Kerala). Adesso è tardi, ma era una via da percorrere prima e lo ha perfino suggerito l'Additional Solicitor General P.S. Narasimha, che - mi è sembrato tra tutti - quello più equilibrato ad Amburgo.
Per inciso, sottolineo qui un punto che mi è sembrato davvero strano. L'Italia poteva facilmente imputare all'India i continui ritardi nel processo. Infatti la Nia NON POTEVA (e non può ancora ora) andare avanti con il processo semplicemente perchè non può utilizzare la disposizione del Sua Act (che deriva dalla convenzione anti pirateria marittima nata dopo l'incidente dell'Achille Lauro). Era un argomento molto valido secondo me che avrebbe messo in serio imbarazzo la difesa indiana.
Nessuno probabilmente l'ha notato, ma il legale degli indiani ha fatto la seguente offerta al Tribunale del diritto del Mare di Amburgo che oggi ha concluso l'esame della richiesta italiana per liberare i marò. L'India si è impegnata a tenere il processo in quattro mesi, se ovviamente Italia ritira i suoi ricorsi alla Corte Suprema.
E' a pagina 17 della trascrizione dell'intervento di Alain Pellet (punto 41):
Mr President, let me at this juncture say that we do not accept Sir Daniel’s proposals
but that India is prepared to make a different offer. I have been instructed to state
that India is prepared to guarantee that the decision of the Special Court could be
handed down within four months from the date on which the hearings open, if Italy
were to cooperate and withdraw its objections to the procedure before the Indian
Supreme Court.
E' una promessa che gli indiani avevano già fatto all'inviato Staffan de Mistura e che poi non si è concretizzata per la presenza di una legge (Sua Act) che prevede la pena di morte in caso di omicidio e che è stata invocata dalla polizia Nia in quanto si applica al di fuori delle acque territoriali. L'Italia ha protestato vivacemente contro questa disposizione che poi è stata "rimossa" su ordine del governo indiano agli inizi del 2013.
L'offerta di cui sopra implica che gli indiani hanno risolto la vecchia questione del nodo Nia-Sua che impedisce (tuttora) l'incriminazione dei marò. Oppure implica che la Nia intende presentare il capo di imputazione in base alla Sua (come è obbligata a fare)...e poi si impegna a non chiedere la pena capitale prevista solo in casi rarissimi. Anche questo era oggetto dei vecchi accordi che sono saltati.
Non penso che l'Italia accetterà questa offerta ora che si è spinta sulla strada dell'arbitrato. Come fa a tornare indietro? Però ci sarebbe un vantaggio. Ovvero che quando inizia il processo davanti al 'giudice speciale' può sollevare IN QUELLA SEDE l'obiezione sulla giurisdizione, cosa che le è permessa in base alla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio (quella che trasferiva il caso a New Delhi levandolo dal Kerala). Adesso è tardi, ma era una via da percorrere prima e lo ha perfino suggerito l'Additional Solicitor General P.S. Narasimha, che - mi è sembrato tra tutti - quello più equilibrato ad Amburgo.
Per inciso, sottolineo qui un punto che mi è sembrato davvero strano. L'Italia poteva facilmente imputare all'India i continui ritardi nel processo. Infatti la Nia NON POTEVA (e non può ancora ora) andare avanti con il processo semplicemente perchè non può utilizzare la disposizione del Sua Act (che deriva dalla convenzione anti pirateria marittima nata dopo l'incidente dell'Achille Lauro). Era un argomento molto valido secondo me che avrebbe messo in serio imbarazzo la difesa indiana.
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