Ghovind Ghat (Uttarakhand), 20 giugno 2015
Sulla mappa la ‘Valley of Flower’ e’ un incantevole angolino di Himalaya al confine con il Tibet. Arrivare qui non e’ stato facile, chilometri di tornanti, ma come sempre alla fine ne e’ valsa la pena.
Scoperta per caso nel 1931 da un alpinista britannico, Frank S.Smythe (ma ovviamente da secoli frequentatata dagli eremiti indu’) la Valle dei Fiori o Bhyundar Valley e’ uno dei grandi misteri dell’India profonda. Sorge a circa 3.600 metri di altitudine, lunga circa 10 km ed e’ percorsa da un torrente che raccoglie le acque di diverse cascate di diverse cime. Il fondo della valle e’ chiuso da un ghiacciaio del monte Ratavan.
Ma la cosa bizzarra e’ che su queste pendici crescono centinaia di varieta’ di fiori, dalle primule, campanule, anemoni e violette, ai non ti scordar di me, papaveri blu e perfino le orchidee. Poi i rododendri, magnolie e bellissime betulle, oltre a rare piante medicinali. Molte specie di trovano soltanto qui.
Insomma un tempio della botanica, una serra alpina, un giardino roccioso che si e’ creato per chissa’ per quale bizzarria d Madre Natura.
Data la sua importanza, la Valley of Flowers e’ un parco nazionale protetto dell’Uttarakhand, una sorta di Gran Paradiso in miniatura (mancano pero’ le stelle alpine!), dove l’accesso e’ a pagamento (600 rupie per gli stranieri e 150 per gli indiani) e limitato alle ore diurne. Dal 2004 e’ anche stato proclamato patrimonio Unesco.
Io ci sono arrivata con una camminata di circa 17 chilometri da Govind Ghat (a circa 500 km da New Delhi), un paesino situato lungo la strada che sale a Badrinath, uno dei quattro santuari alle sorgenti del Gange. Per chi non ce la fa ci sono i muli e anche portatori.
L’ingresso e’ sopra il villaggio di Ghangaria (a 14 km) dove il sentiero si biforca, a sinistra la Valley of Flowers e dritto il tempio sikh di Hemkund. Per ben due anni il parco e’ rimasto chiuso a causa delle alluvioni che hanno devastatato l’Uttarakhand.
All’inizio della mulattiera ci sono dei guardiaparchi che ti registrano e raccolgono i soldi. Il sentiero poi si inerpica per circa tre chilometri in una foresta risalendo il torrente Bhyunder Ganga. La vallata e’ in cima, in questa stagione, i prati sono ancora coperti di neve e in alcuni punti bisogna attraversare dei ghiacciai. Ma il sentiero e’ ben indicato, basta far attenzione a dove si mettono i piedi.
In questa stagione, la valle non e’ completamente fiorita, e’ ancora presto. Dicono che il massimo del fulgore sia ad agosto, ma in quel mese e’ molto probabile che piova, perche’ e’ monsone. Bisogna avere la fortuna di arrivarci quando c’e’ una schiarita, cosa molto rara, perche’ quando e’ brutto tempo le montagne sono avvolte da una fitta nebbia spesso per giorni interi.
In un centro di documentazione a Ghangaria, ho visto un documentario,molto interessante, girato quando la fioritura e’ al massimo, ma spesso la foschia non faceva risaltare i fantastici colori dei fiori.
Quando ci sono arrivata era sereno e ho quindi potuto ammirare il panorama, le cime innevate e le cascate sulle pareti di roccia. Non sono andata fino in fondo, ma mi sono fermata circa nel mezzo, perche’ era gia’ pomeriggio e dovevo rientrare prima del buio.
La cosa che piu’ colpisce, e di cui mi avevano parlato, e’ la completa assenza di vita.Non ci sono uccelli o altri animali, neppure insetti, il che forse spiega la presenza dei fiori. Ho letto anche di leggende che la ritengono ‘stregata’.
Da lontano, in basso e sull’altra sponda del torrente, rispetto al sentiero principale, ho visto la lapide della botanica scozzese, Joan Margaret Legge, che e’morta qui nel 1939 mentre stava facendo delle ricerche dopo l’uscita del saggio di Smythe. Dicono che stava raccogliendo dei fiori ed e’ caduta probabilmente battendo la testa. E’ stata cremata sul posto , sulle rive del torrente e anni dopo la sorella ha posato una lapide con un salmo.
Strano, ma anche io sono caduta dopo che mi sono sollevata per scattare la foto a un fiore. Ho completamente perso l’equilibrio e sono finita distesa sulla soffice erba. Forse alla scozzese, un’avventuriera di 53 anni che e’ successo lo stesso....
Nella Valle dei Fiori lo scrittore Stephen Alter (‘Sacred Water’) termina anche il suo esaltante viaggio a piedi attraverso le sorgenti del Gange. Racconta di un’esperienza quasi mistica mentre era seduto nella valle da solo.... “…the snow peaks amd the waterfalls, the glacier and the river, the rocks and flowers, had been absorbed into my body…”.
Sulla mappa la ‘Valley of Flower’ e’ un incantevole angolino di Himalaya al confine con il Tibet. Arrivare qui non e’ stato facile, chilometri di tornanti, ma come sempre alla fine ne e’ valsa la pena.
Scoperta per caso nel 1931 da un alpinista britannico, Frank S.Smythe (ma ovviamente da secoli frequentatata dagli eremiti indu’) la Valle dei Fiori o Bhyundar Valley e’ uno dei grandi misteri dell’India profonda. Sorge a circa 3.600 metri di altitudine, lunga circa 10 km ed e’ percorsa da un torrente che raccoglie le acque di diverse cascate di diverse cime. Il fondo della valle e’ chiuso da un ghiacciaio del monte Ratavan.
Ma la cosa bizzarra e’ che su queste pendici crescono centinaia di varieta’ di fiori, dalle primule, campanule, anemoni e violette, ai non ti scordar di me, papaveri blu e perfino le orchidee. Poi i rododendri, magnolie e bellissime betulle, oltre a rare piante medicinali. Molte specie di trovano soltanto qui.
Insomma un tempio della botanica, una serra alpina, un giardino roccioso che si e’ creato per chissa’ per quale bizzarria d Madre Natura.
Data la sua importanza, la Valley of Flowers e’ un parco nazionale protetto dell’Uttarakhand, una sorta di Gran Paradiso in miniatura (mancano pero’ le stelle alpine!), dove l’accesso e’ a pagamento (600 rupie per gli stranieri e 150 per gli indiani) e limitato alle ore diurne. Dal 2004 e’ anche stato proclamato patrimonio Unesco.
Io ci sono arrivata con una camminata di circa 17 chilometri da Govind Ghat (a circa 500 km da New Delhi), un paesino situato lungo la strada che sale a Badrinath, uno dei quattro santuari alle sorgenti del Gange. Per chi non ce la fa ci sono i muli e anche portatori.
L’ingresso e’ sopra il villaggio di Ghangaria (a 14 km) dove il sentiero si biforca, a sinistra la Valley of Flowers e dritto il tempio sikh di Hemkund. Per ben due anni il parco e’ rimasto chiuso a causa delle alluvioni che hanno devastatato l’Uttarakhand.
All’inizio della mulattiera ci sono dei guardiaparchi che ti registrano e raccolgono i soldi. Il sentiero poi si inerpica per circa tre chilometri in una foresta risalendo il torrente Bhyunder Ganga. La vallata e’ in cima, in questa stagione, i prati sono ancora coperti di neve e in alcuni punti bisogna attraversare dei ghiacciai. Ma il sentiero e’ ben indicato, basta far attenzione a dove si mettono i piedi.
In questa stagione, la valle non e’ completamente fiorita, e’ ancora presto. Dicono che il massimo del fulgore sia ad agosto, ma in quel mese e’ molto probabile che piova, perche’ e’ monsone. Bisogna avere la fortuna di arrivarci quando c’e’ una schiarita, cosa molto rara, perche’ quando e’ brutto tempo le montagne sono avvolte da una fitta nebbia spesso per giorni interi.
In un centro di documentazione a Ghangaria, ho visto un documentario,molto interessante, girato quando la fioritura e’ al massimo, ma spesso la foschia non faceva risaltare i fantastici colori dei fiori.
Quando ci sono arrivata era sereno e ho quindi potuto ammirare il panorama, le cime innevate e le cascate sulle pareti di roccia. Non sono andata fino in fondo, ma mi sono fermata circa nel mezzo, perche’ era gia’ pomeriggio e dovevo rientrare prima del buio.
La cosa che piu’ colpisce, e di cui mi avevano parlato, e’ la completa assenza di vita.Non ci sono uccelli o altri animali, neppure insetti, il che forse spiega la presenza dei fiori. Ho letto anche di leggende che la ritengono ‘stregata’.
Da lontano, in basso e sull’altra sponda del torrente, rispetto al sentiero principale, ho visto la lapide della botanica scozzese, Joan Margaret Legge, che e’morta qui nel 1939 mentre stava facendo delle ricerche dopo l’uscita del saggio di Smythe. Dicono che stava raccogliendo dei fiori ed e’ caduta probabilmente battendo la testa. E’ stata cremata sul posto , sulle rive del torrente e anni dopo la sorella ha posato una lapide con un salmo.
Strano, ma anche io sono caduta dopo che mi sono sollevata per scattare la foto a un fiore. Ho completamente perso l’equilibrio e sono finita distesa sulla soffice erba. Forse alla scozzese, un’avventuriera di 53 anni che e’ successo lo stesso....
Nella Valle dei Fiori lo scrittore Stephen Alter (‘Sacred Water’) termina anche il suo esaltante viaggio a piedi attraverso le sorgenti del Gange. Racconta di un’esperienza quasi mistica mentre era seduto nella valle da solo.... “…the snow peaks amd the waterfalls, the glacier and the river, the rocks and flowers, had been absorbed into my body…”.
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