New Delhi, 16 aprile 2015
Capisco che il cinema italiano non è solo Salvatores o Fellini, ma mi chiedo perché proporre in India dei film che sono semplicemente incomprensibili per chi non conosce la realtà italiana.
Sono andata a vedere ‘Corpo celeste’, un bel lavoro della esordiente regista Alice Rohrwacher e prodotto insieme alla Rai. Era in programma nell’ambito di una iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura chiamata “Italy through the eyes of female directors”.
La proiezione era all’aperto nell’anfiteatro dell’Habitat Center, un centro culturale di New Delhi dove si tengono molti eventi e mostre. Purtroppo c’erano solo una ventina di spettatori ma questo è un altro discorso. Nella capitale ci sono moltissimi eventi ogni giorno e non è facile avere il pubblico.
Quello che mi chiedo è quanti di questi 20 irriducibili amanti dell'Italia, tutti indiani, abbiano capito qualcosa. Il film racconta della corruzione della Chiesa, dell’ipocrisia del clero e di una ragazza che si ribella al bigottismo soffocante e al ‘trash’ che pervade la sua vita. Il tutto inserito nel contesto degradato di Reggio Calabria. Un film duro, di condanna, che va benissimo in Italia o in Europa, ma che secondo me è difficilmente esportabile in un Paese come l’India. Senza una spiegazione preventiva o un minino di presentazione, anche per gli indiani più colti, non è facile capire il messaggio. Me ne sono accorta dalle domande della giovane e sofisticata signora indiana che era seduta accanto a me e che era appena tornata da una vacanza in Italia.
Bisogna poi tenere presente che il cristianesimo è ancora molto sentito e autentico in India. Oltre tutto proprio in questo periodo ci sono state violenze contro le chiese e istituzioni cristiane. Mi chiedo, insomma, se non ci sono film più rappresentativi per dare un’idea dell’Italia all’estero…
Capisco che il cinema italiano non è solo Salvatores o Fellini, ma mi chiedo perché proporre in India dei film che sono semplicemente incomprensibili per chi non conosce la realtà italiana.
Sono andata a vedere ‘Corpo celeste’, un bel lavoro della esordiente regista Alice Rohrwacher e prodotto insieme alla Rai. Era in programma nell’ambito di una iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura chiamata “Italy through the eyes of female directors”.
La proiezione era all’aperto nell’anfiteatro dell’Habitat Center, un centro culturale di New Delhi dove si tengono molti eventi e mostre. Purtroppo c’erano solo una ventina di spettatori ma questo è un altro discorso. Nella capitale ci sono moltissimi eventi ogni giorno e non è facile avere il pubblico.
Quello che mi chiedo è quanti di questi 20 irriducibili amanti dell'Italia, tutti indiani, abbiano capito qualcosa. Il film racconta della corruzione della Chiesa, dell’ipocrisia del clero e di una ragazza che si ribella al bigottismo soffocante e al ‘trash’ che pervade la sua vita. Il tutto inserito nel contesto degradato di Reggio Calabria. Un film duro, di condanna, che va benissimo in Italia o in Europa, ma che secondo me è difficilmente esportabile in un Paese come l’India. Senza una spiegazione preventiva o un minino di presentazione, anche per gli indiani più colti, non è facile capire il messaggio. Me ne sono accorta dalle domande della giovane e sofisticata signora indiana che era seduta accanto a me e che era appena tornata da una vacanza in Italia.
Bisogna poi tenere presente che il cristianesimo è ancora molto sentito e autentico in India. Oltre tutto proprio in questo periodo ci sono state violenze contro le chiese e istituzioni cristiane. Mi chiedo, insomma, se non ci sono film più rappresentativi per dare un’idea dell’Italia all’estero…
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