Ross Island, 16 marzo 2015
Davanti a Port Blair c’e’ un’isoletta chiamata Ross Island (da un certo Daniel Ross che l’ha catalogata per conto della Compagnia orientale delle Indie ) che ha un incredibile e triste passato. Nel 1858, dopo la rivolta degli indiani, i britannici la trasformarono in una terribile colonia penale, una sorta di Guantanamo Bay, dove inviare coloro che si ribellavano all’impero, ancora prima di costruire la famigerata ‘cellular jail’ a Port Blair. In realta’ era questo posto che conosciuto come Kalapani o ‘acqua nera’, probabilmente per l’associazione con la dea Kali, della distruzione, mentre altri dicono che è per via delle acque che in certi fondali sembrano nere.
Dal 1860, dopo che i prigionieri la disboscarono, divenne un centro amministrativo e una una sorta di club superlusso per i funzionari e soldati britannici inviati in questo remoto angolo dei vasti possedimenti coloniali britannici. Vi risiedeva infatti il governatore in un villone in stile vittoriano circondato dal circolo sottufficiali, da un club con piscina, una grande chiesa anglicana una panetteria, una stamperia, un impianto per trattare l’acqua potabile e altre amenita’ per intrattenere le ‘memsahib’. Gli edifici erano ornati con materiali importati, come vetri italiani, e arredati con preziosi oggetti. Ci sono delle foto dell’epoca che lo testimoniano, e purtroppo anche immagini dei poveri prigionieri che hanno disboscato la foresta e costruito gli edifici.
I resti di questa “Parigi d’Oriente” dove si tenevano feste da ballo e passeggiate nei giardini, sono ancora visibili, ma ormai fagocitati dalla vegetazione tipo i templi di Angkor Wat in Cambogia. E’ impressionante come le piante rampicanti si siano attorcigliate intorno alle finestre e ai muri diroccati. Il campanile della chiesa, che sorge nel punto piu’ alto dell’isola, e’ completamente inglobato dai rami e da foglie a tal punto che non si vede quasi piu’.
Si arriva a Ross Island con circa dieci minuti di battello che dalle 8.30 del mattino fa la spola dal porto di Aberdeen Bazar. La visita dura un paio di ore. All’ingresso ci sono dei pannelli che illustrano la storia dell’isola che e’ poi stata devastata da un terremoto nel 1941 e poi occupata dai giapponesi per ben tre anni durante la seconda guerra mondiale. E’ stata anche bombardata prima di diventare una loro base militare. Sono visibili alcune fortificazioni e piazzole per i cannoni.
E’ un pezzo di storia indiana non molto noto e che e’ legato al controverso personaggio di Netaji Subhas Chandra Bose. Questo nazionalista indiano era infatti alleato con la Germania e sponsorizzato da Hitler contro gli inglesi. Bose era a capo di un esercito di liberazione che in teoria avrebbe dovuto liberare l’India dai britannici con l’aiuto dei giapponesi. Di fatti, ho letto, quando i giapponesi hanno occupato le Andamane, sono stati accolti con entusiamo. Poi pero’ si sono rivelati peggio che i loro predecessori e cosi’ gli inglesi tornati, dopo aver vinto la guerra, sono stati i benvenuti. L’esercito di Bose e’ stato poi smantellato e lui e’ morto in un misterioso incidente aereo. Il personaggio e’ stato poi rimosso dalla memoria collettiva. Ma rimangono diverse teorie di cospirazioni internazionali su questa vicenda parallela alla lotta non violenta del Mahatma Gandhi.
Come se non bastasse, Ross Island e’ stata poi devastata dallo tsunami del dicembre 2004. Ha fatto da “scudo” a Port Blair, che di fatti non ha sofferto molti danni.
Con l’aiuto di alcune fotografie dell’epoca ho provato ad immaginare la vita dei britannici in questo loro piccolo paradiso dove potevano trovare tutti gli agi della madre patria con in piu’ uno stuolo di servitori. Probabilmente dopo aver fatto fuori (o cacciato) le popolazioni tribali che ora sono relegati nelle riserve e che sono i reali e invisibili “andamanesi”. E a poca distanza dai centri di detenzione e di tortura, come la vicina Viper Island, dove la superpotenza dell’epoca deportava i “terroristi’ dell’epoca.
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