Auroville (Pondicherry), 28 febbraio 2015
Oggi e’ il 47esimo anniversario di Auroville (la Citta’ dell’Aurora), la comunita’ spirituale fondata appunto il 28 febbraio 1968 a una decina di chilometri dalla ex colonia francese di Pondicherry, nel Tamil Nadu. L'evento è stato celebrato con un suggestivo falò all'alba davanti al Matrimandir, il grande 'tempio' dorato creato "per sviluppare l'unione con il divino" e che è l'anima della città universale secondo i dettami della della francese Mirra Alfassa detta la Madre, morta nel 1973, e discepola del grande filosofo Aurobindo.
Il progetto di Auroville, promosso da 128 Paesi e sponsorizzato dall’Unesco, prevedeva la creazione di una citta’ dove tutti gli uomini e le donne potessero vivere in armonia, senza proprieta’ privata, denaro e nel completo rispetto dell’ambiente e senza spreco di risorse. Lo scopo, secondo la ‘costituzione’ di Auroville, e’ di farne un ‘centro di evoluzione accelerata’ dell’umanita’.
Questo insomma la sostanza di questa citta’ utopica nata con la Contestazione del 68 e quindi concepita in un clima storico veramente speciale.
Nella Town Hall, il ‘municipio’, ho visto delle foto dell’epoca dei ‘pionieri’ che hanno iniziato a bonificare il posto, a costruire case e il Matrimandir (il futuristico centro spirituale) con l’aiuto della gente dei villaggi. Dei giovani hippy, soprattutto francesi, tedeschi e qualche italiani, in perizona, sporchi di terra, i capelli lunghi come si portavano all’epoca e quello sguardo di chi ha “rotto con il sistema” e ha deciso di creare un mondo nuovo.
Io che sono nata dopo, quando tutto era finito, li ho sempre invidiati. Nessuno della mia generazione di viziati babyboomers avrebbe mai avuto il coraggio di fare una cosa simile. Molti dei miei coetanei si sono piuttosto rifugiati nelle braccia mortali dell’eroina.
I PIONIERI
"QUESTO E' L'UNICO POSTO DOVE RESPIRO"
Oggi e’ il 47esimo anniversario di Auroville (la Citta’ dell’Aurora), la comunita’ spirituale fondata appunto il 28 febbraio 1968 a una decina di chilometri dalla ex colonia francese di Pondicherry, nel Tamil Nadu. L'evento è stato celebrato con un suggestivo falò all'alba davanti al Matrimandir, il grande 'tempio' dorato creato "per sviluppare l'unione con il divino" e che è l'anima della città universale secondo i dettami della della francese Mirra Alfassa detta la Madre, morta nel 1973, e discepola del grande filosofo Aurobindo.
Il progetto di Auroville, promosso da 128 Paesi e sponsorizzato dall’Unesco, prevedeva la creazione di una citta’ dove tutti gli uomini e le donne potessero vivere in armonia, senza proprieta’ privata, denaro e nel completo rispetto dell’ambiente e senza spreco di risorse. Lo scopo, secondo la ‘costituzione’ di Auroville, e’ di farne un ‘centro di evoluzione accelerata’ dell’umanita’.
Questo insomma la sostanza di questa citta’ utopica nata con la Contestazione del 68 e quindi concepita in un clima storico veramente speciale.
Nella Town Hall, il ‘municipio’, ho visto delle foto dell’epoca dei ‘pionieri’ che hanno iniziato a bonificare il posto, a costruire case e il Matrimandir (il futuristico centro spirituale) con l’aiuto della gente dei villaggi. Dei giovani hippy, soprattutto francesi, tedeschi e qualche italiani, in perizona, sporchi di terra, i capelli lunghi come si portavano all’epoca e quello sguardo di chi ha “rotto con il sistema” e ha deciso di creare un mondo nuovo.
Io che sono nata dopo, quando tutto era finito, li ho sempre invidiati. Nessuno della mia generazione di viziati babyboomers avrebbe mai avuto il coraggio di fare una cosa simile. Molti dei miei coetanei si sono piuttosto rifugiati nelle braccia mortali dell’eroina.
I PIONIERI
I pionieri di Auroville non erano proprio dei ‘figli dei fiori’ come quelli che nello stesso periodo si facevano di chilum a Goa, sull’altra costa. Erano giovani di buona famiglia, alcuni di lignaggio aristocratico, usciti da buone universita’ ma con il sogno di costruire qualcosa di diverso dalla vita a cui erano destinati rimanendo in Francia o in Germania. Degli idealisti insomma, dei sognatori un po’ folli, se la vediamo da un’ottica del XXI secolo. Ma non e’ forse un folle uno che lancia un’impresa che si chiama “Yahoo!” o uno come Mark Zuckerberg? che vuole ‘connettere l’umanita’” con il suo nuovo progetto internet.org. “Stay hungry, stay foolish” diceva Steven Jobs.
E’ stata realizzata l’utopia dopo 47 anni? “Dipende se si guarda il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto” mi ha detto Sauro, uno dei veterani della comunita’ italiana e rappresentante consolare italiano per il Tamil Nadu. “E’ gia’ una fortuna – ha aggiunto - che questa utopia duri da 47 anni, altre sono durate molto meno”.
E’ stata realizzata l’utopia dopo 47 anni? “Dipende se si guarda il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto” mi ha detto Sauro, uno dei veterani della comunita’ italiana e rappresentante consolare italiano per il Tamil Nadu. “E’ gia’ una fortuna – ha aggiunto - che questa utopia duri da 47 anni, altre sono durate molto meno”.
Il sogno di Auroville e’ ancora molto lontano dall’essere completato. Lo riconoscono anche gli stessi
aurovilliani che ci sono stati dei fallimenti. Dopo 20 anni era previsto che gli abitanti fossero 50 mila. Invece gli aurovilliani sono 2.438 (al 10 febbraio 2015) suddivisi tra 1812 adulti e 627 bambini. L’idea di melting pot e’ assicurata perche’ provengono da 50 Paesi. Ma quasi la meta’ sono indiani (1030) seguiti da francesi (347), tedeschi (228) e italiani (144).
Gli italiani, mi dicono, sono in forte aumento. Nel 2014 sono entrati 11 “newcomers”, mentre da novembre a oggi sono gia’ 9 che hanno fatto domanda.
Il processo di selezione non e’ facile. Dopo un primo periodo (con visto turistico) di tre mesi, si puo’ accedere allo status di “newcomer”, una sorta di apprendistato che dura un anno e in cui si e’ seguiti da un “anziano” che poi presentera’ un rapporto all’”entry group”, una commissione di nove persone che decide le ammissioni alla comunita’.
“Solo raramente si e’ respinti” mi dice Sauro Mezzetti che si occupa della pianificazione urbanistica di Auroville. Un compito delicatissimo perche’ uno dei grossi problemi della citta’ e’ la mancanza di case per i nuovi arrivati.
I newcomers hanno diritto a una casa ma solo per il primo anno. Poi se la devono comprare (o costruire se gli viene assegnato un lotto di terra). La proprieta’ e’ di Auroville perche’ questo e’ il principio della Comune.
Ma negli ultimi anni, con l’enorme sviluppo industriale di Chennai e di Pondicherry, la speculazione edilizia ha messo gli occhi su Auroville. La principale strada di ingresso e’ costellata da grossi cartelli pubblicitari che vendono villette a schiera con il nome di “Aura”o “Mother”.
“Purtroppo nei primi anni non sono stati comprati tutti i terreni all’interno del perimetro assegnato alla nuova citta’ di Auroville - spiega Sauro – e cosi’ oggi ci sono lotti che appartengono a dei privati indiani e i cui prezzi sono saliti alle stelle”.
La mappa di Auroville e’ una ‘galassia’ , con al centro il Matrimandir (che e’ l’anima della citta’), un primo cerchio che e’ la zona residenziale e un secondo con l’area agricola (dove non si puo’ edificare). E’ questo si riflette anche nel simbolo di Auroville, che si ispira al fiore dell’ibisco. Un cerchio con un punto al centro e cinque ‘petali’ (settori), uno per ogni....
C’e’ una legge del governo indiano che riconosce la comunita’ (penso unico caso al mondo), ma le questioni edilizie sono di competenza del governo del Tamil Nadu che invece non ha ancora approvato il ‘masterplan’. Quindi, con gli speculatori alle porte, e’ un bella patata bollente che tormenta i sonni degli aurovilliani.
Il processo di selezione non e’ facile. Dopo un primo periodo (con visto turistico) di tre mesi, si puo’ accedere allo status di “newcomer”, una sorta di apprendistato che dura un anno e in cui si e’ seguiti da un “anziano” che poi presentera’ un rapporto all’”entry group”, una commissione di nove persone che decide le ammissioni alla comunita’.
“Solo raramente si e’ respinti” mi dice Sauro Mezzetti che si occupa della pianificazione urbanistica di Auroville. Un compito delicatissimo perche’ uno dei grossi problemi della citta’ e’ la mancanza di case per i nuovi arrivati.
I newcomers hanno diritto a una casa ma solo per il primo anno. Poi se la devono comprare (o costruire se gli viene assegnato un lotto di terra). La proprieta’ e’ di Auroville perche’ questo e’ il principio della Comune.
Ma negli ultimi anni, con l’enorme sviluppo industriale di Chennai e di Pondicherry, la speculazione edilizia ha messo gli occhi su Auroville. La principale strada di ingresso e’ costellata da grossi cartelli pubblicitari che vendono villette a schiera con il nome di “Aura”o “Mother”.
“Purtroppo nei primi anni non sono stati comprati tutti i terreni all’interno del perimetro assegnato alla nuova citta’ di Auroville - spiega Sauro – e cosi’ oggi ci sono lotti che appartengono a dei privati indiani e i cui prezzi sono saliti alle stelle”.
La mappa di Auroville e’ una ‘galassia’ , con al centro il Matrimandir (che e’ l’anima della citta’), un primo cerchio che e’ la zona residenziale e un secondo con l’area agricola (dove non si puo’ edificare). E’ questo si riflette anche nel simbolo di Auroville, che si ispira al fiore dell’ibisco. Un cerchio con un punto al centro e cinque ‘petali’ (settori), uno per ogni....
C’e’ una legge del governo indiano che riconosce la comunita’ (penso unico caso al mondo), ma le questioni edilizie sono di competenza del governo del Tamil Nadu che invece non ha ancora approvato il ‘masterplan’. Quindi, con gli speculatori alle porte, e’ un bella patata bollente che tormenta i sonni degli aurovilliani.
UN SOGNO UTOPICO ANCORA INCOMPLETO
Oltre alla crescita demografica, che e’ di circa 40-50 persone in media all’anno (ma ci sono anche quelli che lasciano), ci sono altri obiettivi falliti o imcompiuti. Il denaro, per esempio, e’ ancora presente, anche se non “circola” perche’ gli aurovilliani quando mangiano al ristorante o vanno al supermercato segnano le loro spese su un registro (ogni mese l’ammontare viene dedotto dal loro conto personale). I ‘guest’ invece hanno l’’aurocard’, una carta prepagata.
Ho poi scoperto che gli aurovilliani producono solo il 15% del cibo che mangiano. Il resto arriva da Pondicherry, mentre alcuni prodotti, come la pasta, sono ovviamente importati. Me ne sono resa conto ieri pomeriggio stazionando una mezzora a un ‘Pour Tous’, i supermercati di Auroville, dove lavora anche Stefania, ex impiegata di banca. Era poco prima della chiusura e quindi c’era un po’ di coda, proprio come si puo’ trovare in qualsiasi negozio del mondo al venerdi’ sera. La gente comprava verdura e frutta (su scaffali distinta tra quella di Auroville e quella proveniente da Pondicherry), pane, succhi, detersivo, alcuni utensili da cucina. C'erano vasetti di vetro per le salse, ma c’e’ancora molta plastica. Insomma siamo abbastanza lontani dal minimizzare i rifiuti.
Il problema, mi e’stato spiegato, e’ che le fattorie non sono abbastanza produttive. E poi non ci sono solo gli aurovilliani da sfamare, ma anche i volontari, gli stagisti, i guests e la massa di visitatori che ogni giorno va a visitare il Matrimandir.
“Non vogliamo chiudere le porte a nessuno – riconosce l’italiano Matriprasad (solo qualcuno cambia il proprio nome) – perche’ non siamo una setta. Auroville appartiene all’umanita’. Ma la gestione dei visitatori e’ un costo in termini di strutture e personale”.
Il turismo e’ pero’ una delle principali voci nel bilancio di Auroville dopo i proventi delle unita’ commerciali, in particolare Maroma, fabbrica di incensi e saponi di qualita’ che e’ la principale industria. Le imprese sono tenute a devolvere il 30% dei loro proventi alla citta’.
Auroville non e’ autosufficente. Non bastano le entrate delle unita’ commerciali, il finanziamento del governo indiano (100-110 milioni di rupie all’anno) e le donazioni internazionali.
La comunita’ paga un salario minimo a ogni auroviliani (circa 3000 rupie), la scuola per i figli, la sanita’, indumenti e la cultura, piu’ due pasti al giorno nella mensa comune, che e’ la ‘solar kitchen’ dove e’ installato un enorme concentratore di raggi solari che serve per cucinare i cibi. Mantenere ogni membro costa dalle 10 alle 15 mila rupie al mese. Per coprire in parte le spese e’ richiesto quindi un contributo mensile di circa 2.500 ciascuno.
“Se non hai un po’ di soldi da parte – dice Monica, compagna di Massimo, un valdostano che produce mozzarelle e formaggi – non riesci a sopravvivere qui”. Loro sono entrati nel 2012, hanno tre figli e molti progetti. Il sogno di Massimo e’ sempre stato di produrre formaggio in India, un Paese che e’ il primo produttore mondiale di latte, ma che conosce solo il ‘panir’ (la ricotta). La loro connessione con Auroville e’ essenzialmente questa, di essere ‘i pionieri’ della mozzarella in India. Massimo, che è un esperto di formaggi, vuole creare una “fattoria didattica” dove insegnare un mestiere di casaro. Non e’poi cosi’ un’utopia, ma probabilmente lo e’ in Italia, a causa dei costi e della crisi.
“Non vogliamo chiudere le porte a nessuno – riconosce l’italiano Matriprasad (solo qualcuno cambia il proprio nome) – perche’ non siamo una setta. Auroville appartiene all’umanita’. Ma la gestione dei visitatori e’ un costo in termini di strutture e personale”.
Il turismo e’ pero’ una delle principali voci nel bilancio di Auroville dopo i proventi delle unita’ commerciali, in particolare Maroma, fabbrica di incensi e saponi di qualita’ che e’ la principale industria. Le imprese sono tenute a devolvere il 30% dei loro proventi alla citta’.
Auroville non e’ autosufficente. Non bastano le entrate delle unita’ commerciali, il finanziamento del governo indiano (100-110 milioni di rupie all’anno) e le donazioni internazionali.
La comunita’ paga un salario minimo a ogni auroviliani (circa 3000 rupie), la scuola per i figli, la sanita’, indumenti e la cultura, piu’ due pasti al giorno nella mensa comune, che e’ la ‘solar kitchen’ dove e’ installato un enorme concentratore di raggi solari che serve per cucinare i cibi. Mantenere ogni membro costa dalle 10 alle 15 mila rupie al mese. Per coprire in parte le spese e’ richiesto quindi un contributo mensile di circa 2.500 ciascuno.
“Se non hai un po’ di soldi da parte – dice Monica, compagna di Massimo, un valdostano che produce mozzarelle e formaggi – non riesci a sopravvivere qui”. Loro sono entrati nel 2012, hanno tre figli e molti progetti. Il sogno di Massimo e’ sempre stato di produrre formaggio in India, un Paese che e’ il primo produttore mondiale di latte, ma che conosce solo il ‘panir’ (la ricotta). La loro connessione con Auroville e’ essenzialmente questa, di essere ‘i pionieri’ della mozzarella in India. Massimo, che è un esperto di formaggi, vuole creare una “fattoria didattica” dove insegnare un mestiere di casaro. Non e’poi cosi’ un’utopia, ma probabilmente lo e’ in Italia, a causa dei costi e della crisi.
"QUESTO E' L'UNICO POSTO DOVE RESPIRO"
“Qui e’ l’unico posto dove respiro”dice convinto Riccardino, 23 anni, volontario arrivato 7 mesi fa, fresco di laurea, e che si occupa di agricoltura urbana e di orti comunitari. Un tema attualissimo oggi, ma pressoche’ inesistente a Auroville.
In realta’ Auroville somiglia oggi piu’ a un immenso laboratorio di idee che a una comunita’ spirituale. I suoi abitanti, con il loro background cosi’ diverso, hanno un livello molto alto di competenza e di capacita’ intellettuale in settori diversissimi.
L’idea che una ‘elite’ di persone lavori per rendere migliore o piu’ vivibile la nostra societa’ potrebbe far storcere il naso a qualcuno. Ma non e’ poi cosi’ sbagliata.
Qualcuno ha paragonato gli aurovilliani a una “razza eletta”, un concetto che si avvicina pericolosamente con certe idee dell’estrema destra. Altri pensano che sia un centro della massoneria mondiale e che i simboli di Auroville siano i segni di riconoscimento di una ‘casta’ che ha ramificazioni planetarie.
Una delle critiche che si sentono di piu’ e’quello dell’utilizzo di domestici e di manovalanza indiana. I tempi dei pionieri in perizoma che vivevano in capanne di paglia e che lavoravano nei campi sono tramontati. Con il tempo hanno costruiti delle ville con ogni confort e personale domestico a disposizione. Io non ho visto nessun aurovilliano fare lavori di fatica. Ma e’ vero non sono andata nelle fattorie. Nella famosa Bakery, che sforna deliziose baguette e croissantes, lavorano indiani. Si trova qualche straniero, ma a gestire la cassa, non a fare i lavori manuali.
“Ci accusano di esserci un po’ imborghesiti” riconosce Sauro che non ha paura di fare un’autocritica su come Auroville si e’ trasformata in questi 47 anni. E forse e’ anche un po’ vero, ma non riflette forse anche l’andamento della societa’ occidentale? La vita ad Auroville e’ di alta qualita’, soprattutto se paragonata ad altre parti dell’India. E’ il luogo ideale dove crescere i figli. Il clima sara’ un po’ umido, soprattutto durante il monsone, ma e’ un’ambiente sano, dove si fa sport (c’e’anche una piscina comunale), si va in bici al lavoro, si mangia benissimo e solo cibi organici e, c’e’ la spiaggia a dieci minuti. In piu’ c’e’ un’offerta culturale internazionale, due cinema, un teatro e tutta l’immensa cultura del Tamil Nadu e dell’India a disposizione.
Ovviamente questo visto da fuori. Se si scava un po’ vengono fuori le magagne. Per esempio ci sono problemi di ordine pubblico. I villaggi preesistenti che sono stati (loro malgrado) inglobati nel progetto hanno migliorato le condizioni di vita, ma c’e’ ancora molta violenza. Si dice che questo posto fosse famoso prima per bande criminali. Ci sono dei problemi con gli aurovilliani indiani che sono legati al sistema castale, alla odiosa pratica della dote matrimoniale e a tutte le tradizioni indiane che sono inaccettabili per una comunita’ che vive in base a principi moderni e laici di stampo occidentale.
Il sistema decisionale, basato su un sistema di ‘concertazione’, e’ estremamente laborioso e complesso. Gli stessi aurovilliani sono spaccati tra ‘ortodossi’ e ‘riformisti’, tra chi si vuole attenere rigidamente alle indicazioni della Madre e chi invece vuole introdurre dei cambiamenti per rendere piu’ attuale il progetto. Ci sono degli scontri tra i ‘pionieri’, che hanno piu’ autorita’, e le nuove generazioni. Probabilmente ci sono divergenze anche tra gli indiani e gli ‘stranieri’, e poi tra le comunità dominati di francesi e di tedeschi e le altre nazionalita’ meno numerose.
In realta’ Auroville somiglia oggi piu’ a un immenso laboratorio di idee che a una comunita’ spirituale. I suoi abitanti, con il loro background cosi’ diverso, hanno un livello molto alto di competenza e di capacita’ intellettuale in settori diversissimi.
L’idea che una ‘elite’ di persone lavori per rendere migliore o piu’ vivibile la nostra societa’ potrebbe far storcere il naso a qualcuno. Ma non e’ poi cosi’ sbagliata.
Qualcuno ha paragonato gli aurovilliani a una “razza eletta”, un concetto che si avvicina pericolosamente con certe idee dell’estrema destra. Altri pensano che sia un centro della massoneria mondiale e che i simboli di Auroville siano i segni di riconoscimento di una ‘casta’ che ha ramificazioni planetarie.
Una delle critiche che si sentono di piu’ e’quello dell’utilizzo di domestici e di manovalanza indiana. I tempi dei pionieri in perizoma che vivevano in capanne di paglia e che lavoravano nei campi sono tramontati. Con il tempo hanno costruiti delle ville con ogni confort e personale domestico a disposizione. Io non ho visto nessun aurovilliano fare lavori di fatica. Ma e’ vero non sono andata nelle fattorie. Nella famosa Bakery, che sforna deliziose baguette e croissantes, lavorano indiani. Si trova qualche straniero, ma a gestire la cassa, non a fare i lavori manuali.
“Ci accusano di esserci un po’ imborghesiti” riconosce Sauro che non ha paura di fare un’autocritica su come Auroville si e’ trasformata in questi 47 anni. E forse e’ anche un po’ vero, ma non riflette forse anche l’andamento della societa’ occidentale? La vita ad Auroville e’ di alta qualita’, soprattutto se paragonata ad altre parti dell’India. E’ il luogo ideale dove crescere i figli. Il clima sara’ un po’ umido, soprattutto durante il monsone, ma e’ un’ambiente sano, dove si fa sport (c’e’anche una piscina comunale), si va in bici al lavoro, si mangia benissimo e solo cibi organici e, c’e’ la spiaggia a dieci minuti. In piu’ c’e’ un’offerta culturale internazionale, due cinema, un teatro e tutta l’immensa cultura del Tamil Nadu e dell’India a disposizione.
Ovviamente questo visto da fuori. Se si scava un po’ vengono fuori le magagne. Per esempio ci sono problemi di ordine pubblico. I villaggi preesistenti che sono stati (loro malgrado) inglobati nel progetto hanno migliorato le condizioni di vita, ma c’e’ ancora molta violenza. Si dice che questo posto fosse famoso prima per bande criminali. Ci sono dei problemi con gli aurovilliani indiani che sono legati al sistema castale, alla odiosa pratica della dote matrimoniale e a tutte le tradizioni indiane che sono inaccettabili per una comunita’ che vive in base a principi moderni e laici di stampo occidentale.
Il sistema decisionale, basato su un sistema di ‘concertazione’, e’ estremamente laborioso e complesso. Gli stessi aurovilliani sono spaccati tra ‘ortodossi’ e ‘riformisti’, tra chi si vuole attenere rigidamente alle indicazioni della Madre e chi invece vuole introdurre dei cambiamenti per rendere piu’ attuale il progetto. Ci sono degli scontri tra i ‘pionieri’, che hanno piu’ autorita’, e le nuove generazioni. Probabilmente ci sono divergenze anche tra gli indiani e gli ‘stranieri’, e poi tra le comunità dominati di francesi e di tedeschi e le altre nazionalita’ meno numerose.
“Siamo in un periodo di transizione – ammette Fabienne, dell’ufficio stampa, quindi la voce ufficiale di Auroville – e’ come se Auroville avesse 17 anni e deve pensare a cosa fare da grande”.
Negli ultimi tre o quastro anni “e’ cambiato qualcosa, ci sono energie nuove, si sente l’esigenza di cambiare approccio e di riorganizzare la comunita’”.
Sono arrivati molti giovani, probabilmente spinti dalla crisi economica, che cercano una nuova vita, ma non come gli hippy degli anni Sessanta, ma con la coscienza matura di vivere in maniera diversa. “Sono ragazzi che hanno fatto altre esperienze in diverse parti del mondo - dice - e che si fermano qui portando le loro conoscenze soprattutto nel campo dell’agricoltura ecologica, per esempio della “permaculture””. Dove portera’ questa nuova fase? Non si sa, ma “si sta muovendo qualcosa” e nella direzione del nostro progetto di “evoluzione accelerata”.
E mai come ora, con la crisi economica, i fanatismi e la decadenza dei valori, l’umanita’ ha davvero bisogno di un nuovo modello di vita.
Sono arrivati molti giovani, probabilmente spinti dalla crisi economica, che cercano una nuova vita, ma non come gli hippy degli anni Sessanta, ma con la coscienza matura di vivere in maniera diversa. “Sono ragazzi che hanno fatto altre esperienze in diverse parti del mondo - dice - e che si fermano qui portando le loro conoscenze soprattutto nel campo dell’agricoltura ecologica, per esempio della “permaculture””. Dove portera’ questa nuova fase? Non si sa, ma “si sta muovendo qualcosa” e nella direzione del nostro progetto di “evoluzione accelerata”.
E mai come ora, con la crisi economica, i fanatismi e la decadenza dei valori, l’umanita’ ha davvero bisogno di un nuovo modello di vita.
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