Rishikesh, 23 ottobre 2014
Oggi e’ Diwali e per aumentare il favore delle divinita’ ho deciso di fare una camminata al tempio di Nilkanth (o Neelkanth), che e’ legato al mito di Shiva che beve il veleno per salvare il mondo diventando di colore blu’. Nilkanth che vuol dire ‘colui che ha la gola blu’ e’ infatti uno dei tanti nomi di Shiva.
Si tratta di un pellegrinaggio (yatra) abbastanza famoso soprattutto ad agosto tra i ‘kanvarias’, i devoti di Shiva che scalzi vanno a prendere l’acqua del Gange e la portano a casa con delle giare che non possono mai toccare a terra. Una volta a New Delhi se ne vedevano migliaia, ora un po’di meno.Adesso non e’ stagione e quindi il percorso e’ deserto, a parte qualche devoto che ho incontrato, scalzo, che saliva invocando il nome di Bhole, altro appellativo del dio Shiva.
Il cammino e’ di circa 10 chilometri, quasi tutti in salita, e parte dalla strada che corre dietro a Ramjula, a Rishikesh. Fa parte del parco nazionale Rajaji, dove ci sono molti elefanti allo stato brado.
Un venditore di te’, dove mi ero fermata stamane, mi aveva sconsigliato di andare da sola proprio per il pericolo elefanti.
In effetti all’inizio del sentiero c’era un bel mucchio di sterco, inconfondible. Poi pero’ altri sul percorsi mi hanno detto che i pachiderma si muovono solo di notte.
Io mi aspettavo di trovare un sentiero di trekking, invece e’ un marciapiedi a gradoni, interrotto solo qualche volta da frane. Per le gambe non e’ granche’ e poi dove c’e’ muschio e’ estremamente scivoloso.
Dal numero di piazzole sosta, fontane e baracche si capisce che quando e’ stagione su questa montagna ci sale un esercito. Purtroppo lo si nota anche dai cumuli di spazzatura ai bordi del sentiero. Ma il bosco e’ incantevole e dopo i primi chilometri, superato un tempietto con annesso un ashram per sadhu, si gode una magnifica vista del corso sinuoso del Gange che taglia in due Rishikesh.
A Nilkanth ci si arriva anche con la strada. Decine di jeep portano i fedeli fino all’ingresso del tempio. Questo purtroppo ha fatto si’ che la vallata sia stata letteralmente violentata da un’edilizia selvaggia e colate di cemento. Molti degli edifici non sono terminati, altri sono sventrati da non si sa cosa e i pendii spelacchiati sono discariche a cielo aperto. Purtroppo come molti posti sull’Himalaya indiano.
Il tempio e’ in fondo alla vallata, dove confluiscono due torrenti. Diffcile immaginare come doveva essere stata un tempo, forse prima dell’arrivo della strada. O come doveva essere quando i Beatles frequentavano Rishikesh negli anni 60.
Il tempio ha un frontone colorato, come quelli del Sud dell’India, dove si racconta il mito dello Shiva dalla gola blu. Ma e’ coperto da una specie di protezione. Dentro Shiva e’ rappresentato come linga. Si offrono vassoi con dell’acqua del Ganga, cocco, fiori e incenso.
Incontro una comitiva del Gujarat e mi faccio fotografare con loro. Poi ritorno sui miei passi, risalgo la vallata e l’orribile baraccopoli deserta fino a riprendere il sentiero nei boschi.
Gli unici incontri che faccio sono con delle scimmie, i langur dal muso nero, pavoni, asinelli e vacche al pascolo. Piu’ un giovane sadhu con i fianchi avvolti in un lembo di stoffa leopardato e lunghi treat. Gli ho chiesto se si era fatto l’hair extension, si e’ quasi offeso...
Oggi e’ Diwali e per aumentare il favore delle divinita’ ho deciso di fare una camminata al tempio di Nilkanth (o Neelkanth), che e’ legato al mito di Shiva che beve il veleno per salvare il mondo diventando di colore blu’. Nilkanth che vuol dire ‘colui che ha la gola blu’ e’ infatti uno dei tanti nomi di Shiva.
Si tratta di un pellegrinaggio (yatra) abbastanza famoso soprattutto ad agosto tra i ‘kanvarias’, i devoti di Shiva che scalzi vanno a prendere l’acqua del Gange e la portano a casa con delle giare che non possono mai toccare a terra. Una volta a New Delhi se ne vedevano migliaia, ora un po’di meno.Adesso non e’ stagione e quindi il percorso e’ deserto, a parte qualche devoto che ho incontrato, scalzo, che saliva invocando il nome di Bhole, altro appellativo del dio Shiva.
Il cammino e’ di circa 10 chilometri, quasi tutti in salita, e parte dalla strada che corre dietro a Ramjula, a Rishikesh. Fa parte del parco nazionale Rajaji, dove ci sono molti elefanti allo stato brado.
Un venditore di te’, dove mi ero fermata stamane, mi aveva sconsigliato di andare da sola proprio per il pericolo elefanti.
In effetti all’inizio del sentiero c’era un bel mucchio di sterco, inconfondible. Poi pero’ altri sul percorsi mi hanno detto che i pachiderma si muovono solo di notte.
Io mi aspettavo di trovare un sentiero di trekking, invece e’ un marciapiedi a gradoni, interrotto solo qualche volta da frane. Per le gambe non e’ granche’ e poi dove c’e’ muschio e’ estremamente scivoloso.
Dal numero di piazzole sosta, fontane e baracche si capisce che quando e’ stagione su questa montagna ci sale un esercito. Purtroppo lo si nota anche dai cumuli di spazzatura ai bordi del sentiero. Ma il bosco e’ incantevole e dopo i primi chilometri, superato un tempietto con annesso un ashram per sadhu, si gode una magnifica vista del corso sinuoso del Gange che taglia in due Rishikesh.
A Nilkanth ci si arriva anche con la strada. Decine di jeep portano i fedeli fino all’ingresso del tempio. Questo purtroppo ha fatto si’ che la vallata sia stata letteralmente violentata da un’edilizia selvaggia e colate di cemento. Molti degli edifici non sono terminati, altri sono sventrati da non si sa cosa e i pendii spelacchiati sono discariche a cielo aperto. Purtroppo come molti posti sull’Himalaya indiano.
Il tempio e’ in fondo alla vallata, dove confluiscono due torrenti. Diffcile immaginare come doveva essere stata un tempo, forse prima dell’arrivo della strada. O come doveva essere quando i Beatles frequentavano Rishikesh negli anni 60.
Il tempio ha un frontone colorato, come quelli del Sud dell’India, dove si racconta il mito dello Shiva dalla gola blu. Ma e’ coperto da una specie di protezione. Dentro Shiva e’ rappresentato come linga. Si offrono vassoi con dell’acqua del Ganga, cocco, fiori e incenso.
Incontro una comitiva del Gujarat e mi faccio fotografare con loro. Poi ritorno sui miei passi, risalgo la vallata e l’orribile baraccopoli deserta fino a riprendere il sentiero nei boschi.
Gli unici incontri che faccio sono con delle scimmie, i langur dal muso nero, pavoni, asinelli e vacche al pascolo. Piu’ un giovane sadhu con i fianchi avvolti in un lembo di stoffa leopardato e lunghi treat. Gli ho chiesto se si era fatto l’hair extension, si e’ quasi offeso...
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