Om Beach
(Gokarna), 12 gennaio 2014
La partenza da
Palolem e' stata un po' movimentata stamane per via di una sosta al meccanico
che ha miracolosamente riparato il copri catena che non si avvitava piu’. Un
tocco di saldatore elettrico e tutto risolto. Questi sono i vantaggi
dell’autarchia indiana negli anni del blocco sovietico.
La national
highway 17 si snoda sinuosamento attraverso le colline. E' un piacere guidare e
non ci si annoia mai. A una ventina di chilometri c'e' il confine con il
Karnataka, c'e' una sbarra e dei poliziotti, ma non sembrano molto interessati
a controllare i veicoli. Karwar e' la prima citta' che si incontra dopo aver
attrarsato il fiume. E'un grande porto e
anche una base navale. Di fronte ci sono due isolette che appartengono alla
Marina.
Ci si accorge
subito di essere di nuovo in India, e non piu' nell'ex colonia portoghese. Non
ci sono piu' case colorate, niente chiese e neppure quella parvenza di
pianificazione urbana che c'e' Goa.
Mi rendo subito
conto di aver fatto un errore a viaggiare in pantaloncini come ero abituata.
Qui attiro l'attenzione maschile. Che le cose siano cambiate, si vede poi a
Kanwar dove finisco nel bel mezzo di uno sciopero delle insegnanti affiliate al
sindacato comunista Citu. Un lungo corteo di donne vestite di rosse e con falce
e martello sulle bandiere sta bloccando la National Highway. Vogliono un
aumento della paga, mi dicono. In coro gridano "Zinzabad" (Viva) e
qualcosa in kannada, la lingua del Karnataka.
I 50 km di strada
fino a Gokarna li faccio in compagnia di ragazzi britannici che stanno facendo
una gara di autoriscio’, una cosa che si fa tutti gli anni e che sembra abbia
molto successo. Un tuc tuc, variopinto e con diversi slogan, da cui escono i
piedi di un ragazzo che dorme nel sedile dietro addirittura mi supera. Va come uno
scatenato e di sicuro e’ il primo visto di questa tappa.
A Gokarna, svolto
per Om Beach che ritrovo sempre uguale, anzi perfino un po’ piu’ selvaggia, con
le sue mucche e i baretti. Unico segno di modernita’, un catamarano. Anche qui
dilagano i russi, ma ci sono anche israeliani che fanno i falo’ sulla spiaggia
buia e silenziosa per me che arrivo da Palolem. E’ tutto pieno e non rimane che
una capanna, veramente degna di questo nome, con un bagno senza acqua corrente.
Questa e’ vita da spiaggia.
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