Spie sull'Himalaya, che fine ha fatto la ricetrasmittente al plutonio della Cia sul Nanda Devi?

La notizia della cooperazione segreta tra India e la Cia in piena Guerra Fredda per spiare Cina e Russia e’ stata un brutto colpo per molti esperti indiani che hanno sempre creduto nella politica di non allineamento di New Delhi. E invece Jawaharlal Nehru, poco prima di morire nel 1964, aveva detto si’ agli aerei spia U-2 mettendo a disposizione una base aerea in Orissa. Ovviamente l’India era interessata a spiare i movimenti cinesi oltre l’Himalaya ed era anche molto preoccupata dal riarmo di Pechino che aveva appena vinto una guerra sul confini nel 1962. C’era un preciso interesse comune tra Nehru e l’allora ambasciatore Usa John Galbraith Kennedy, il celebre economista keynesiano e grande ‘’amico’’ dell’India.
La rivelazione, basata su dossier declassificati della Cia, mi ha ricordato un altro episodio, ben piu’ scioccante che ha raccontato il capitano Mohan Singh Kohli, un famoso alpinista e primo scalatore indiano dell’Everest, lo scorso anno al festival della montagna di Massouri. E’ la storia, veramente da film, del tentativo di piazzare su una cima dell’Himalaya un apparecchio di ‘’ascolto’’ della Cia alimentato a plutonio. La vicenda e’ stata raccontata dallo stesso Kohli nel suo libro nel 2003 ‘’Spies on the Himalayas’’ .
Nella sua presentazione (nella foto) il capitano sikh ha raccontato delle diverse spedizioni che ha guidato dal 1965 al 1967 per sistemare ‘’l’orecchio’’ in cima alla montagna Nanda Devi (7.816), la seconda piu’ alta in India dopo il Kanchenjunga e situata in Uttarakhand. L’obiettivo era di spiare i missili nella base di Shuangchengzi.
Per piazzare il congegno, la Cia ha chiesto l’aiuto ai piu' bravi alpinisti indiani e il capitano Kohli all’epoca era l’uomo giusto. Nel giugno del 1965 il capitano mette insieme un team e poi viene mandato in Alasca per incontrare gli alpinisti americani e iniziare dei ‘’trial run’’. Nell’ottobre ritorna in India e parte per il campo base con la sua squadra e un ‘’sensore’’ munito di quattro ‘’capsule di plutonio’’. ‘’Nessuno ci aveva detto quanto pericoloso era quel materiale – racconta - noi sapevano soltanto che dovevamo portarlo sulla cima del Nanda Devi’’. Purtroppo pero’ la spedizione fallisce a causa del maltempo e le capsule di plutonio sono state abbandonate in quota.
Durante il 1966 e il 1968 gli indiani e gli americani tentano disperatamente di recuperare il materiale radioattivo, ma senza successo. Le capsule sono sparite molto probabilmente sotto una valanga. Non contenti pero’ nel giugno del 1967 portano sul Nanda Kot (6.681) a una quindicina di km dall’altra vetta. Questa volta la missione segreta ha successo e l’apparecchio inizia a captare messaggi radio dei cinesi, ma dopo pochi giorni smette di funzionare.
Il segreto dura dieci anni fino a quando nel 1978 non viene rivelato dalla stampa americana creando una crisi diplomatica tra India e Usa.
Ma a parte le conseguenze politiche, rimane da chiedersi che fine ha fatto il plutonio e ovviamente quali sono i rischi se si rompono le capsule. Kohli dice che si sono interessati degli esperti di un Centro di ricerca atomica e che qualcuno ha avvistato negli anni Novanta delle ‘’casse’’. Poi l’incidente e’ finito nel dimenticatoio. Fino all’altro ieri quando alcuni tra i decani dei giornalisti indiani non ha tirato in ballo la ‘’bomba nucleare’’ che si cela sotto le nevi del Nanda Devi e Nanda Kot, due mete molto frequentate da turisti e pellegrini indu'.

Nessun commento: