Ogni piccolo pezzo che butto nel cestino della spazzatura in casa e' raccolto, esaminato e selezionato da una signora e dai suoi bambini che abitano nel mio quartiere di Safdarjung Enclave. Da un po' di anni, il comune di Delhi ha messo i cassonetti, ma solo nei quartieri benestanti, e li ha 'oscurati' dalla vista con dei pannelli . Ma se si passa a piedi o in bicicletta e' ben visibile l'operazione di riciclaggio e selezione dei rifiuti che avviene dietro il ''sipario''. C'e' sempre una signora, appunto, che a mani nude rovista pazientemente ogni volta qualcuno butta qualcosa. Abita li' in strada con la sua famiglia. E' normale per i ragpickers vivere sul posto di lavoro.
L'ho vista all'opera. In pratica divide tutto il riciclabile, plastica, metallo, vetro, dal resto dell'immondizia ''umida''. Pezzettino dopo pezzettino, aprendo ogni sacchetto o ogni scatola. Dai preservativi ai tamponi, dalle bucce dell'anguria fino ai capelli della spazzola o il pesce andato a male. Non ci sono segreti per lei.
La spazzatura che arriva ha gia' subito un primo screening da parte del ''raccoglitore'' che fa il porta a porta e che prende ovviamente i pezzi migliori. Ogni raccoglitore si occupa di alcuni isolati, passa tra le sette e le otto del mattina con un carretto e avverte con un campanello sulla bici. Ogni tanto chiede qualche soldo ai residenti, ma non e' una tariffa stabilita, e' una sorta di mancia.
In India la raccolta dei rifiuti non e' un servizio pubblico, ma un business, sembra anche lucroso, dai cui dipendono centinaia di migliaia di persone. E' pazzesco pensare quante persone vivono con i prodotti che una minuscola parte della popolazione consuma e elimina. Di recente poi, i cassonetti si sono fatti piu' grassi con ll nuova classe media. Si compra di piu' e si butta di piu'.
Sapendo di queste pratiche, e' una sofferenza ogni volta getto qualcosa nel cestino. Ho iniziato a dividere il compost da altri rifiuti, tipo i barattoli, che lavo prima di buttare, cosi' almeno non puzzano. La carta dei giornali la vendo. Evito di comprare bottiglie di plastica, non butto mai via cibo e cerco di minimizzare gli scarti.
Sono contenta pero' che qualcuno ne parli. Una ong, che si chiama Chintan, si occupa dei ragpickers e della loro dignita'. Di recente ha fatto circolare questa petizione per la Procter and Gamble, chiedendo che inserisca nelle confezioni degli assorbenti dei sacchetti per quelli usati, come mi sembra si faccia in Europa. L'iniziativa e' lodevole, ma non mi trova del tutto convinta. E se invece provassimo a usare gli assorbenti di stoffa riciclabili, che sono ancora quelli che (per fortuna) usa la maggior parte delle donne indiane?
L'ho vista all'opera. In pratica divide tutto il riciclabile, plastica, metallo, vetro, dal resto dell'immondizia ''umida''. Pezzettino dopo pezzettino, aprendo ogni sacchetto o ogni scatola. Dai preservativi ai tamponi, dalle bucce dell'anguria fino ai capelli della spazzola o il pesce andato a male. Non ci sono segreti per lei.
La spazzatura che arriva ha gia' subito un primo screening da parte del ''raccoglitore'' che fa il porta a porta e che prende ovviamente i pezzi migliori. Ogni raccoglitore si occupa di alcuni isolati, passa tra le sette e le otto del mattina con un carretto e avverte con un campanello sulla bici. Ogni tanto chiede qualche soldo ai residenti, ma non e' una tariffa stabilita, e' una sorta di mancia.
In India la raccolta dei rifiuti non e' un servizio pubblico, ma un business, sembra anche lucroso, dai cui dipendono centinaia di migliaia di persone. E' pazzesco pensare quante persone vivono con i prodotti che una minuscola parte della popolazione consuma e elimina. Di recente poi, i cassonetti si sono fatti piu' grassi con ll nuova classe media. Si compra di piu' e si butta di piu'.
Sapendo di queste pratiche, e' una sofferenza ogni volta getto qualcosa nel cestino. Ho iniziato a dividere il compost da altri rifiuti, tipo i barattoli, che lavo prima di buttare, cosi' almeno non puzzano. La carta dei giornali la vendo. Evito di comprare bottiglie di plastica, non butto mai via cibo e cerco di minimizzare gli scarti.
Sono contenta pero' che qualcuno ne parli. Una ong, che si chiama Chintan, si occupa dei ragpickers e della loro dignita'. Di recente ha fatto circolare questa petizione per la Procter and Gamble, chiedendo che inserisca nelle confezioni degli assorbenti dei sacchetti per quelli usati, come mi sembra si faccia in Europa. L'iniziativa e' lodevole, ma non mi trova del tutto convinta. E se invece provassimo a usare gli assorbenti di stoffa riciclabili, che sono ancora quelli che (per fortuna) usa la maggior parte delle donne indiane?
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