Dopo il Time magazine anche l'autorevole Washington Post, o meglio ''la'' Washington Post'' come insegnano nelle vecchie scuole di giornalismo, si scaglia contro il povero premier Manmohan Singh, che - nessuno forse se lo ricorda - e' un semplice ''tecnico'' messo li' da Sonia Gandhi ben otto anni fa.
In un pezzo in prima l'altro ieri, il giornale lo definisce addirittura una ''figura tragica'' nella storia indiana. Vero. Il declino della popolarita' dell'economista Singh e' in picchiata negli ultimi tempi per via di una serie di scandali per corruzione. Ma guarda caso, piu' si avvicinano le elezioni nel 2014 e piu' aumentato gli assalti al mite sikh dal turbante azzurro che - a essere onesti - e' sempre stato sottomesso agli ordini della potente Sonia.
Il corrispondente da Delhi della Washington Post, Simon Denyer, ha quindi ragione a criticare. Ma e' scioccante che lo ha fatto copiando da un articolo di un piccolo mensile indiano, Caravan, dell'ottobre 2011!!! Il giornalista e' infatti stato ''pizzicato'' dal portavoce del pm (ovviamente interessato a metterlo in cattiva luce) e la Washington Post e' stata poi costretta a correggere il tiro (vedi qui).
Morale: anche i ''grandi'' corrispondenti, che dopo un paio di mesi in India gia' pontificano davanti a un bicchiere di gin tonic, ogni tanto prendono cantonate oppure scopiazzano da vecchi ritagli. Certo dall'autorevole Washington Post ci si aspetterebbe un po' di piu'.
In un pezzo in prima l'altro ieri, il giornale lo definisce addirittura una ''figura tragica'' nella storia indiana. Vero. Il declino della popolarita' dell'economista Singh e' in picchiata negli ultimi tempi per via di una serie di scandali per corruzione. Ma guarda caso, piu' si avvicinano le elezioni nel 2014 e piu' aumentato gli assalti al mite sikh dal turbante azzurro che - a essere onesti - e' sempre stato sottomesso agli ordini della potente Sonia.
Il corrispondente da Delhi della Washington Post, Simon Denyer, ha quindi ragione a criticare. Ma e' scioccante che lo ha fatto copiando da un articolo di un piccolo mensile indiano, Caravan, dell'ottobre 2011!!! Il giornalista e' infatti stato ''pizzicato'' dal portavoce del pm (ovviamente interessato a metterlo in cattiva luce) e la Washington Post e' stata poi costretta a correggere il tiro (vedi qui).
Morale: anche i ''grandi'' corrispondenti, che dopo un paio di mesi in India gia' pontificano davanti a un bicchiere di gin tonic, ogni tanto prendono cantonate oppure scopiazzano da vecchi ritagli. Certo dall'autorevole Washington Post ci si aspetterebbe un po' di piu'.
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