Il blackout che ieri ha interessato sette stati del Nord dell'India e 350 milioni di persone ha colpito l'immaginario collettivo mondiale. ''L'India al buio'', ''New Delhi come New York nel 2003'' e perfino il corrispondente da New York de La Repubblica, Federico Rampini, che oggi decretava ''L'India in panne'' dopo avere lui stesso qualche anno fa celebrato l'arrivo della nuova ''superpotenza indiana''.
Mi sono ricordata di una cosa: 404 milioni di indiani non hanno la corrente elettrica, ovvero il 36% della popolazione secondo dati 2010 dell'International Energy Organization (qui c'e' un ottimo rapporto sullo stato dell'energia in India). I piu' fortunati hanno forse un generatore diesel, gli altri lampade a olio oppure vanno a dormire con le galline. Questo fa degli indiani i campioni dell'ecologia.
Nella nostra era super tecnologica, i blackout sono sempre uno shock che ci ricordano di quando l'umanita' viveva al ''fresco'' delle caverne. Anche io a New Delhi, come altri 350 milioni , mi sono svegliata nel cuore della notte in un bagno di sudore perche' si era spenta la ventola a soffitto. Rigirandomi nel mio sudario ho aspettato invano che tornasse come succede sempre dopo un'oretta o due. Mi sono poi svegliata dopo le 8 con le voci del vicinato che era allegramente in strada a prendere aria. La famiglia dirimpettaia stava facendo colazione davanti al cancello. Sui tetti delle case piu' abbienti sentivo il rumore dei generatori diesel.
Con quello che restava della batteria del mio laptop ho mandato all'Ansa la notizia dei ''350 milioni al buio'' che averebbe poi accompagnato il risveglio degli italiani e dominato nei TG del giorno.
Poi mi sono messa in strada, facendo attenzione ai semafori spenti, per raggiungere l'ufficio dove c'era ventola e computer accesi grazie a potenti batterie sul pianerottolo. Piu' o meno tutte le case hanno un sistema di back up per sopravvivere alla cronica carenza di energia e agli sbalzi di tensione. Nessun panico quindi e neppure penso un aumento di concepimenti come a New York...
Mi sono ricordata di una cosa: 404 milioni di indiani non hanno la corrente elettrica, ovvero il 36% della popolazione secondo dati 2010 dell'International Energy Organization (qui c'e' un ottimo rapporto sullo stato dell'energia in India). I piu' fortunati hanno forse un generatore diesel, gli altri lampade a olio oppure vanno a dormire con le galline. Questo fa degli indiani i campioni dell'ecologia.
Nella nostra era super tecnologica, i blackout sono sempre uno shock che ci ricordano di quando l'umanita' viveva al ''fresco'' delle caverne. Anche io a New Delhi, come altri 350 milioni , mi sono svegliata nel cuore della notte in un bagno di sudore perche' si era spenta la ventola a soffitto. Rigirandomi nel mio sudario ho aspettato invano che tornasse come succede sempre dopo un'oretta o due. Mi sono poi svegliata dopo le 8 con le voci del vicinato che era allegramente in strada a prendere aria. La famiglia dirimpettaia stava facendo colazione davanti al cancello. Sui tetti delle case piu' abbienti sentivo il rumore dei generatori diesel.
Con quello che restava della batteria del mio laptop ho mandato all'Ansa la notizia dei ''350 milioni al buio'' che averebbe poi accompagnato il risveglio degli italiani e dominato nei TG del giorno.
Poi mi sono messa in strada, facendo attenzione ai semafori spenti, per raggiungere l'ufficio dove c'era ventola e computer accesi grazie a potenti batterie sul pianerottolo. Piu' o meno tutte le case hanno un sistema di back up per sopravvivere alla cronica carenza di energia e agli sbalzi di tensione. Nessun panico quindi e neppure penso un aumento di concepimenti come a New York...