Lunedi' 19 dicembre, Roma
Ad accogliermi a Fiumicino appena dopo la barriera dei
doganieri e' un ufficio Vodafone dove compro una sim card italiana. E pensare
che non sapevo dove trovarne una all'aeroporto. Invece il gentile impiegato di
Vodafone Italia, che e' li' da sei mesi,
e' stato il primo ad accogliermi nella madrepatria e a sottrarmi subito
20 euro, ancor prima di avere ritirato il bagaglio. Questo la dice lunga sui
nuovi potentati mondiali.
Martedi' 20 dicembre, Roma
Sfoggio un tailleur Sisley e un cappottone nero lungo
comprato quasi 20 anni fa a Ginevra. A
qualcuno ricorda il protagonista di Matrix. Li avevo portati con il container in India e mai piu'
indossati. Ma io me ne frego e cosi' bardata mi presento all'Ansa che si trova
in via della Dataria, nel cuore della capitale. Per arrivarci passo davanti alla Fontana di Trevi.
Davanti ci sono due centurioni romani circondati da turisti asiatici. Mai vista
una scena piu' surreale. Il bravo e simpatico direttore Luigi Contu mi riceve
gentilmente nel suo ufficio nello storico palazzo che confina con il Quirinale.
Visto che e' da un anno e mezzo che collaboro con l'agenzia mi e' sembrato giusto
presentarmi, se non altro per umanizzare i rapporti. Dopo l'annuncio di tagli
della Farnesina, la situazione non e' rosea per l'Ansa e quindi regna il pessimismo. Non mi aveva neppure sfiorata il pensiero di avanzare rivendicazioni sul mio precariato, che ha subito messo le mani in avanti. ''Il 2012 sara' forse peggio'' mi ha detto mestamente. Non mi e' restato altro che fare gli auguri e
congedarmi.
Mercoledi' 21 dicembre, Bologna
Mi accorgo che l'intero Paese e' stretto in una morsa di
cupa rassegnazione. E' palpabile e pervade ogni conversazione. Mio zio, ex capo sindacati macchinisti, mi fa un bel
regalo. Un biglietto da Roma a Bologna in Freccia Rossa. In due ore passo dalla fontana di Trevi alle
Torri degli Asinelli. E' fantastico, ammetto, andare su e giu' per lo Stivale a
questa velocita'. Il treno era pieno, anche in prima classe. Bene, mi
rassicuro, allora le cose non vanno cosi' male, almeno per i ricchi che si
possono permettere il supertreno.
Giovedi 22 dicembre, Bologna e Milano
Bologna rimane una delle citta' in cui mi piacerebbe abitare.
In piazza Nettuno c'e' la biblioteca
civica, Sala Borsa, inaugurata dieci anni fa dove una volta c'era appunto la borsa trasformata dopo in un palazzetto per il basket. Il palazzo, dove c'e' anche
il Comune, sorge su rovine archeologiche che si vedono sotto il pavimento. E'
un bellissimo ambiente ed e' aperto a tutti, anche a diversi senzatetto che
vengono qui a stare al caldo.
Dopo aver comprato mortadella e tortellini, salgo su un
altro Freccia Rossa o Freccia d'Argento (che differenza c'e'?) che questa volta pago io. Ormai ci ho preso gusto. Arrivo a
Milano in un'ora esatta. Ceno in una trattoria del centro con il mio collega
Marco Masciaga, ex Sole24Ore, che ora lavora a Repubblica. Ebbene si', i
ristoranti sono pieni, come diceva il nostro ex presidente del Consiglio. Secondo il mio collega sono pieni
di evasori fiscali.
Venerdi' 23 dicembre, Chivasso
Il duro scontro con la realta'. Dall'alta velocita' a un
vecchio regionale per Chivasso dove entro in contatto con la classe operaia,
pensionati e con gli immigrati. Meta'
scompartimento parla rumeno. Una vecchietta piemontese che dice di avere 76 anni ha un
alloggio da vendere sul lago Maggiore. Sostiene che da 400 mila euro, ora si e'
ridotta a chiedere 100 mila euro pur di sbolognarselo.
Stranamente qui nella Padania Superiore il freddo e' meno pungente
che a Bologna. Ma il gelo della provincia piemontese mi pervade
completamente. Sara' la crisi, ma ogni
volta che torno al mio paese, Chivasso, ho l'impressione che sia ogni volta
piu' ostile. In poche ore riesco a rompere le balle a mezza citta', dalla banca
all'ufficio anagrafe del comune, fino ai Carabinieri che scomodo per fare una
denuncia di una carta di identita' persa 20 anni fa. E' evidente che la gente
qui ha i suoi ritmi e le sue abitudini. Ma e' davvero difficile strappare un
sorriso da queste parti.
Sabato 24 dicembre, Chivasso
Come tradizione si fanno gli agnolotti di carne per il
pranzo di Natale. La ricetta e' stata tramandata dai nonni paterni, cosi' come
anche la spianatoia di legno realizzata da mio nonno apposta per il tavolo
della mia cucina. La preparazione ha un qualcosa di rituale. Sembra una
liturgia religiosa con strumenti e teli per coprire la pasta che vengono tirati
fuori per l'occasione da un apposito cassetto. Come l'ostiario dal tabernacolo.
Ovviamente e' impossibile proporre qualsiasi variazione al tema. La mia
proposta di mettere del sale nell'impasto che va prendendo forma sotto le mie
mani e' immediatamente bocciata. ''Non l'ho mai visto fare a casa dei nonni'' ha sentenziato
mia madre. Avrei voluto chiedere che cosa faceva sua madre per Natale, ma poi
temevo di urtare la sua sensibilita'. Mia madre e' vissuta in una famiglia
contadina e quando si e' sposata ha fatto il grande salto verso gli agi della
citta', compresi gli agnollotti di carne.
Domenica 25 dicembre, Bracchiello (Ceres)
Il
Natale viene consumato nel vero senso della parola tra grandi mangiate e bevute
nella baita di Bracchiello, una borgata di Ceres nella valle di Lanzo, dove
scorre la Stura, un affluente del Po. Chissa' come, ci trovo un parallelo con la
valle della Yamuna che ho risalito lo scorso giugno. Alle 18 vado a Messa a
Ceres, cinque km piu' a valle dove e' tradizione fare i presepi semoventi in strada. Sono bellissimi.
Le decorazioni della piazza e nelle viuzze rendono l'atmosfera dickensiana, da
Cristmas Carrol. C'e' perfino un Babbo
Natale, di pezza, che dorme sdraiato sotto un androne con il suo sacco di yuta
vuoto a fianco. Come se fosse sfinito dopo il suo lavoro di consegna dei
regali...Nella chiesa gotica, i due celebranti sono accompagnati dall'imponente
organo a canne che come tradizione e' sopra l'ingresso e da un trombettista.
Non c'e' coro, ma solo il prete con una voce da baritono. Ammetto che e' una
delle piu' belle celebrazioni natalizie a cui abbia assistito.
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