Lunedi 26 dicembre, Venaria Reale
La madre di un mio zio a Caluso, il paese del Passito e
dell'Erbaluce, ha deciso di passare a migliore vita proprio a Natale. Cosi'
oggi i miei genitori sono dovuti ''scendere'' dalla montagna per andare al
funerale. Io ne ho approfittato per farmi lasciare a Venaria Reale, la ex
palazzina di caccia dei Savoia, dove - nelle scuderie dello Iuvarra - c'era una
mostra sul famoso autoritratto di Leonardo Da Vinci. Sono poche le volte che
mostre del genere finiscono in Piemonte, cosi' che non mi sono fatta scappare
l'occasione. Tanto che non avevo ancora visitato la reggia riaperta un paio di
anni fa, penso dopo un colossale restauro.
Come previsto a Santo Stefano c'era un po' di coda alla
biglietteria. Proprio qui e' successo un episodio curioso. L'ingresso alla
Reggia e' abbastanza salato, se poi si somma quello della mostra si superano i
20 euro. Forse pentita da tale salasso la bigliettaia chiedeva a tutti se
avevano riduzioni. Ho visto tirare fuori le tessere piu' assurde. Una signora
davanti a me ha ottenuto un biglietto ridotto con la tessera dell'Ikea. Io ho
provato con la tessera dell'Immigrato, la I-Card che rilasciano ai residenti
all'estero. Purtroppo non avevo la mia tessera dell'Ordine (a cui non
appartengo piu' perche' sono stata espulsa, ma per ora non mi hanno ancora
chiesto la restitituzione del tesserino). Ho detto pero' che ero giornalista.
Fidandomi della mie parole, immediatamente la cassiera mi ha rifilato tre biglietti
gratis! La casta! Quanto e' ancora potente in Italia!
Martedi' 27 gennaio, Bracchiello
Il tempo e' sempre
sereno. Si vede l'intero arco delle montagne innevate. Capisco ora perche' il
Piemonte si chiama cosi'. Ancora una volta mi viene in mente quando in Himachal
si vede all'orizzonte la catena himalayana. Sopra Bracchiello, dove i miei
diversi anni fa hanno comprato una baita da ristrutturare, si sale verso un
alpeggio. C'e' una strada carrozzabile che va fino a una radura dove ci sono un
paio di case. Sopra c'e' parecchia neve e ci sono anche dei caprioli. Saranno
circa 1.200 metri, o forse meno, ci sono i castagni e non le conifere che
caratterizzano di solito le vallate piu' alte. Vago in completa solitudine per
un paio di ore. Mi ritrovo a fare yoga su un dirupo nel piu' silenzio assoluto
mentre in alto volteggiano dei falchetti o qualcosa molto simile. Se tendo
l'orecchio mi sembra di udire il fragore della Stura nel fondovalle. Ogni tanto
sento il rumore cupo di un masso che case nella montagna di fronte. Ma non ci
sono cave e neppure stanno costruendo una strada. Neppure nell'Himalaya piu'
profonda ho percepito cosi' tanto isolamento dal resto del mondo. Altro che
ritiro spirituale in Tibet! Provate l'Alto Canavese!
Mercoledi', 28 dicembre, Torino
Ogni anno spero di trovare Torino veramente cambiata, come
mi dicono in molti (che l'hanno visitata ai tempi d'oro delle Olimpiadi del
2006). Invece e' sempre peggio. Neppure a Natale riesce a trasmettere un po'
di allegria. Mi sembrava di averlo
scritto gia' l'anno scorso. La citta' e' fantasma. Non c'e' neppure traffico nelle
strade. Sono arrivata da Ceres con una storica linea ferroviarie che si vanta
di essere la prima elettrificata al mondo. Il treno, gestito dai trasporti
torinesi, e' moderno, mentre le stazioni da Ceres in giu' sono ancora quelle
dell'Ottocento. Un vero biju'. A valle
la ferrovia collega l'aeroporto di Caselle, rivitalizzato, con la citta'. Unico
problema: il treno si ferma a stazione Dora, uno scalo periferico, di cui
nessuno conosce neppure l'esistenza. Da li' con lo stesso bigliettoi si prende
il ''DoraFly", un semplice bus che ti porta un centro fino a Porta Nuova.
A Torino sono andata a vedere una mostra di arte moderna
curata da Vittorio Sgarbi che ha voluto fare una riedizione locale della
Biennale di Venezia, ospitando artisti contemporanei francesi. E' nella
cosidetta sala Nervi di Torino Esposizioni, di fianco al castello del Valentino,
che e' in ristrutturazione.
Tra queste c'era anche la mia amica Francesca Ramello che ha
esposto due acquarelli della sua ultima serie di donne con fiori (''Stay away
from my flowers'').
La sala, che somiglia a un hanger, e' stata fatta dal
vecchio Agnelli come mostra un suo busto sull'arcata dell'ingresso. La mostra
era un po' incasinata, molte opere non avevano neppure l'etichetta. Si vedeva
che era un po' raffazzonata, ma il guaio piu' grosso e' che non c'era
riscaldamento e quindi si rischiava l'ibernamento nonostante il bel sole che
c'era fuori. Ancora una volta Torino non
fa che confermare la sua inospilita' e - temo - anche avversione per l'arte
moderna.
Lungo il Po, invece ho notato che c'e'una novita': hanno
messo i bateaux mouche, come a Parigi...il percorso e' dal Valentino ai
Murazzi. Ovviamente erano deserti. In piazza Vittorio Veneto invece una ditta
che si chiama ''Cubetto'' stava tagliando con delle motoseghe un enorme masso
di ghiaccio. Penso, forse, per trasformarlo in un bar o in qualcosa di simile,
ma non sono sicura. Era l'unica attivita' nella piazza deserta e disadorna
nonostante le feste natalizie .
Giovedi' 29 dicembre, Chivasso
Nel mio quartiere, i Cappuccini (c'era un convento diventato
il liceo classico dove ho passato 5 terribili anni) il Comune ha introdotto una
bella novita': una fontana d'acqua (a pagamento). E' il primo vero segnale di
una coscienza ecologica che scorgo dopo anni di cieco consumismo. Per me che da
anni faccio una battaglia contro le bottiglie di plastica e' una vera
soddisfazione!
Si tratta di una casupola di legno con erogatori di acqua
liscia e gassata a 5 centesimi al litro. Un prezzo popolare e conveniente
rispetto al negozio. Lo slogan e' ''buona come l'acqua, chiara come il vetro''.
La gente arriva con bottiglie di vetro in un cestello, si mette in coda e poi
pazientemente riempie le sue bottiglie con monete o con una tessera
ricaricabile. L'acqua e' veramente buona, soprattutto quella con le bollicine.
A me ha subito ricordato il pozzo del villaggio, dove alla
sera si raccolgono le donne. All'alba del secondo millennio, la societa'
occidentale ritorna all'ancestrale pratica di raccogliere l'acqua e portarla a
casa. Forse esagero un po', ma a me sembra davvero cosi'. Quando ho domandato a
mia madre, perche' ogni giorno deve andare al ''pozzo'' a pagamento invece che
semplicemente aprire il rubinetto, mi ha risposto che ''e' piu' buona, mentre
quella dell'acquedotto sa di cloro''.
Io sono andata un paio di volte e ho notato anche un altro
vantaggio, ampiamente dissertato dagli antropologi. Come in tutte le civilta' -
e come avviene ancora in India - intorno al pozzo si socializza. Un miracolo. Anche
i taciturni piemontesi diventano improvvisamente loquaci e scherzosi. Qualcuno
loda l'iniziativa, un altro commenta sul fatto che nei negozi non si trovano
piu' bottiglie di vetro, un altro ancora sulla neve che si vede sui monti. Una
signora che aveva una bottiglia da un litro e mezzo, addirittura mi ha offerto
la meta' d'acqua rimanente. ''Non sprechiamola..''. Chissa' magari nascono
anche degli amori o amicizie mentre si e' in fila al pozzo.
Venerdi' 30 dicembre, Chivasso
Mi hanno detto che sono tutti in vacanza, ma non ci credo.
Non c'e' anima viva in giro. Certo, e' appena un grado sopra lo zero, ma c'e'
mezza Europa in queste condizioni, se non peggio. Vicino a casa mia c'era lo
stabilimento Lancia. Dopo diversi anni dalla chiusura della fabbrica, la Lancia
ha finalmente costruito un centro ricreativo, nei pressi dello stabilimento
oggi occupato da diverse industrie dell'indotto auto. C'e' una picina estiva e
una palestra, e anche un ristorante. Ci vado perche' e' su una pista ciclabile
dove mi metto a fare jogging. Il percorso finisce al cimitero dove con mia
grande sorpresa c'e' un discreto via vai di persone che portano fiori ai propri
vari. Nella disperata ricerca di qualche attivita' sportiva da praticare,
raggiungo poi la piscina comunale che si trova nei pressi del canale Cavour, una
''grande opera'' che ha favorito la rivoluzione agricola italiana. Ma e' chiusa
per le festivita'. Davanti hanno costruito un supermercato Carrefour dove entro per scaldarmi un po'. A
quanto pare mezza Chivasso e' qui a fare compere. Adesso capisco dove sono
tutti. A differenza della Lombardia, i centri commerciali qui sono arrivati da
poco, ma sono gia' un successone. Da alcune mesi hanno aperto un ''Gigante'',
dove mi hanno accompagnato con entusiasmo i miei genitori. E' l'unica occasione
in cui siamo usciti insieme, a parte la doverosa visita alla tomba di famiglia
e a un ospizio dove vive l'ultima mia zia di secondo grado, sorella di mio
nonno. Qualsiasi mia proposta, dal
cinema (l'unico superstite del paese) alla pizzeria, era stata sistematicamente
bocciata.
Sabato 31 dicembre, concerto in Piazza San Carlo
In una botta di vita finale, il comune di Torino ha invitato
Renzo Arbore e la sua Orchestra Italiana a festeggiare San Silvestro in piazza
San Carlo, il ''salotto'' dell'ex capitale sabauda. Ci sono arrivata con il treno
da Chivasso, tra ragazzi gia' ubriachi e gente un po' sfigata che forse non poteva permettersi il cenone
di fineanno o costretta a lavorare anche
l'ultima sera dell'anno. Quando sono arrivata la piazza era gia' piena,
compresa una folta pattuglia schierata vicino al palco. A Torino hanno vietato
i botti quest'anno. Gli unici locali
aperti erano i due storici caffe', tra cui il Caffe' Torino, una macchina del
tempo della Belle Epoque, che ha sul marciapiede il famoso toro rampante con i
genitali consumati dai tanti che come me ci passano sopra per scaramanzia.
Peccato che non abbiano pensato a qualche banchetto con vin chaud o birra alla
spina. Sarebbe stato piu' bello come happening...ma siamo a Torino, non a Times
Square... Invece piu' o meno tutti avevano in mano la propria bottiglia di
spumante con bicchieri per il brindisi. Il vecchio Arbore che ce l'ha messa
tutta a riscaldare la folla, si e' dimenticato perfino di fare il conto alla
rovescia e ha continuato a cantare Funiculi, Funicola. Quando e' scoccata la
mezzanotte, nessuno se n'e' accorto e solo dopo un bel po' qualcuno ha
cominciato a far saltare i tappi.
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