Multa per passare con rosso, 100 rupie

Ho comprato uno scooter, nuovo di zecca, contribuendo anch'io a far ingrassare l'industria dei motori che l'anno scorso ha registrato oltre il 30% di vendite. E' un Honda activa, come il mio vecchio eroe della Spedizione Himalaya 2008, ma e' un bronzo-dorato, un nuovo colore introdotto dalla casa giapponese. L'ho pagato 50 mila rupie (1 euro vale 59 rupie) su strada e con accessori, compresa la ruota di scorta. I miei connazionali, in patria, mi hanno detto che non e' caro, ma per e' una cifra enorme, due mesi di affitto.

Il problema e' che e' stato registrato a a mio nome, a differenze dell'altro di seconda mano che invece era rimasto intestato a un indiano passato a miglior vita e che - poveraccio - continuava a beccarsi le mie contravvenzioni. E' un miracolo, ma nonostante la scarsa informatizzazione della polizia, le multe arrivano, eccome. L'ho sperimentato quando viaggiavo con la Maruti che mi aveva prestato la mia amica Concetta.

Domenica mattina tornavo da Vasant Kunj, periferia sud, dove si vedono ancora le vacche sacre e le strade sono ancora tutte a buche, quando mi hanno pizzicata a bruciare un rosso. Avevo svoltato approfittando che erano tutti fermi nel solito ingorgo. Dopo una cinquantina di metri, c'erano i poliziotti. Uno in strada che bloccava i fedigrafi e altri due comodamente seduti su sedie di plastica tra una bancarella di frutta e l'altra di arachidi. La multa per il rosso e' di cento rupie (quanto e' un rosso un Italia ora, 100 euro?).

A nulla e' servita la solita messainscena della straniera rimbambita e la consumata tattica del ''non ho soldi''. Ho perfino mostrato le racchette da tennis (avevo giocato con amici) per dire che era domenica e che era il mio giorno libero. Ho sperimentato il mio hindi. Nulla, non si sono smossi di un millimetro. Ho pagato, mi sarebbe arrivata dritta a casa, lo sapevo. Mi hanno dato una ricevuta e fatto firmare. Addio bei tempi.

Khan Market violento

Stamattina sono andata al Khan Market con una certa apprensione. Due giorni fa qui un pilota incazzato per un alterco ha stirato sotto un manager del ristorante italiano Amici (alla faccia degli amici). Lo ha schiacciato sotto le ruote della sua auto. Una banale lite tra due ''ricchi'' professionisti indiani, probabilmente della stessa casta, per un graffio alla carrozzeria finita in una raccapricciante tragedia.

Il Khan Market e' uno dei ritrovi simbolo della rampante e lei-non-sa-chi-sono-io New Delhi, anche se e' un orribile ammasso di malsane casupole affittate a cifre pazzesche, pare di piu’ che sulla Fifth Avenue. Dopo casa mia, penso sia il posto dove abbia passato piu' tempo qui in India. Ho una sorta di odio-amore, lo ammetto, soprattutto per locali come il Barista e Khan Chacha.

Mentre attraversavo la strada, un SUV mi stava per investire. Gli ho urlato che ne avevano gia' ammazzato uno cosi'. E’ abbastanza consueto trovare automobilisti o autisti maleducati. Semplicemente non si fermano perche' considerano quelli che vanno a piedi delle merde o forse anche peggio. Auto e’ status simbolo. Ora ce l’hanno solo 14 indiani su mille, figuriamoci tra un po’ di anni, se le le vacche grasse continuano.

Che dire di quello che e’ succcesso? Dico che e' colpa nostra. Si, e'colpa nostra se gli indiani adesso pensano solo a farsi soldi per comprare auto di lusso, vestiti firmati, per andare nei ristoranti alla moda, specie quelli italiani. Cosi' vogliamo l'India, potenziale mercato di 350 milioni di consumatori, come si legge nei rapporti economici. Il clima non e’ poi cosi’ diverso da quello che si respirava a Milano (o si respira ancora?) quando c'erano gli yuppies. Mutanda firmata e discoteche esclusive.

Non sono contro il progresso, per carita', se da’ mangiare, un gabinetto e una vita dignitosa a chi non l'ha mai avuta. Ma sono un po' perplessa sui valori , che attraverso i nostri prodotti materiali, portiamo in questa terra dove la lingua, l’hindi, non ha neppure il verbo ‘’avere’’.

''Troppo denaro facile, di quello non guadagnato con il lavoro'' mi ha detto il proprietario di una cartoleria, nell'ala piu'sfigata e ancora senza negozi alla moda, del mercato. E poi: ''La gente non ha piu' pazienza, pensa solo ai soldi e allora gli da’ di volta il cervello''.

A New Delhi fa piu' freddo che a Ginevra!

Il generale inverno si fa sentire quest’anno a Delhi dove tira un’aria cosi’ fredda che sembra arrivare direttamente dall’Himalaya. A differenza degli anni scorsi, il sole non riesce a scaldare l’aria. Un giornale si divertiva ieri a titolare ‘’Delhi piu’ fredda di Ginevra’’. Il che e’ vero, perche’ ho visto che sul lago Lemano di giorno si arriva a 14 gradi, mentre qui ci fermiamo a 11 o 12, dipende dove si abita, pare che il sud della capitale, la parte piu’ ricca, sia quella piu’calda. Non solo a Ginevra, ma anche a Zurigo si sta meglio! Sara' il cambiamento climatico? Mah, io non ci credo tanto, la prima settimana di gennaio e' sempre stata la piu' gelida.

Il dramma e’ che qui non siamo molto attrezzati. Ieri una delle mie stufette si e’ rotta. Sono subito andata dall’elettricista del quartiere che – saggiamente – era davanti a un bel bracere caldo, dove ogni tanto i negozianti buttavano qualche assicella. Sono stata anche io un po' a godermi il calduccio...

Le scuole sono state chiuse, nelle aule non c’e’ riscaldamento. La citta’ ieri, domenica era deserta. Ogni tanto sui marciapiedi c’erano dei falo’ improvvisati con intorno delle sagome infagottate. Andare in scooter e’ una sofferenza, ma in casa a volte e’ peggio…

New Delhi, le ronde rosa della metropolitana

Ecco cosa capita sui vagoni ''sole donne''

Qualche tempo fa avevo visto in tv le scene di ‘’ronde rosa’’ che picchiavano un gruppo di uomini saliti sui vagoni della metropolitana di New Delhi. Ora le ho viste in azione e ho capito che in effetti c’e’ da temere. Ero su una delle carrozze ‘’ladies only’’, sono le prime del treno, quando sono entrare due corpulente donne con un salvar kamize blu e una dupatta nera. Hanno puntato subito su un ragazzino (straniero) che era salito con la mamma e la sorellina. Senza complimenti l’hanno fatto spostare nella carrozza vicina dove gli uomini erano schiacciati come sardine e lanciavano occhiate imploranti a noi passeggere che eravamo comodamente sedute. Le kapo’ poi si sono dirette contro un ragazzino, avra’ avuto dieci anni, e lo volevano cacciare, ma poi la madre ha alzato la voce e hanno desistito. Le altre donne hanno rivolto ampi segni di approvazione.

Ogni volta la metro si ferma in stazione, c’e’ sempre qualcuno che fa il furbo, ma viene respinto dalle stesse passeggere o dalle ronde. Due turisti stranieri, che forse non hanno visto il segno rosa sul pavimento prima di salire, sono stati immediatamente cacciati da alcune signore, nonostante c’era posto per tutti.
Ammetto che e’ l’idea delle carrozze riservate e’ ottima, evita palpaggiamenti e soprattutto la ressa. Sui treni pendolari di Mumbai, c’e’ gia’, ma hanno messo una grata che divide le zone. Potrebbero metterla anche a Delhi per separare gli sguardi invidiosi…

Vacanze in Italia, diario di viaggio


Con un po'di ritardo, ecco il diario di una settimana in Italia.

- 23 dicembre: Milano Malpensa. Ho sperimentato la compagnia aerea indiana Jet Airways che dal 5 dicembre ha un collegamento diretto quotidiano Delhi-Milano. Si viaggia di giorno, a differenza degli altri che partono nel cuore della notte, il personale e' gentile, il cibo indiano e’ cosi’ cosi’, ma servono il gelato. Mi chiedo come e’ possibile che un paese dell’ex G8 ora G20, non riesca ad avere un collegamento diretto con l’India. In aereo rido con Three Idiots, il film con Amir Khan.

- 24 dicembre: Chivasso, provincia di Torino. Dopo un recente furto, mio padre ha trasformato la casa in un bunker anti ladri. Porte blindate, fotocellule in cortile e una telecamera collegata con i carabinieri. Di notte ci asserragliamo nel fortino come se ci fossero i lanzichenecchi alle porte. Vado a Messa di Natale nella frazione di Betlemme, gemellata con quella palestinese. C’e’ un presepe vivente, con tanto di neonato e angioletti. Molto bello. Nella foga, il celebrante, un frate francescano, fa un'apertura a divorziati e omosessuali invitandoli a unirsi nella chiesa. Con tutto rispetto per le categorie sopraindicate, siamo veramente alla frutta.

- 25 dicembre. Pranzo di Natale classico con agnolotti alla piemontese. Anche se mi piacerebbe passare il Natale in modo alternativo, riconoscono che alla fine le tradizioni sono sempre quelle migliori. Soprattutto per gli agnolotti. Con mia sorpresa, nel pomeriggio, Vodafone attiva la mia chiavetta internet a 9 euro al mese e entro in rete per salutare gli amici. Il broadband funziona pure in provincia, anche se non ci capisco assolutamente nulla delle offerte, G3, UMTS, Gprs e diavoleria varie.

- 26 dicembre. Finisco di leggere La Stampa, il giornale della Fiat, che dovendo durare due giorni, ha tradotto mezzo Economist. Nelle cronache italiane, leggo un trafiletto che racconta di un tizio morto per un gioco autoerotico con un cacciavite. L'accordo su Mirafiori e' celebrato con successo, comprese alcune conquiste industriali come quello di ridurre la pausa agli operai della catena di montaggio.

- 27 dicembre. Bracchiello (Valli di Lanzo). Ci siamo trasferiti nella baita di montagna dove ha appena nevicato e i fiocchi di neve sono rimasti appiccicati a foglie e rami, con un effetto da cartolina. C’e’ il sole. In completa solitudine affronto una passeggiata nei boschi rompendo le scatole a interi branchi di caprioli.

- 28 dicembre. Torino. Erano dieci anni o piu’ che non tornavo nel capoluogo sabaudo che – mi avevano detto ‘’e’cambiato’’. Forse sono capitata il giorno sbagliato. Ho trovato la citta’ piu’ pulita, si’ma molto piu’ triste, nonostante il periodo natalizio. Un commerciante in piazza Vittorio mi ha detto che le vendite natalizie sono crollare del 60%. Via Lagrange, e'forse l’ unica strada un po’ vivace. Sperimento anche la nuova mini metro. I negozi chiudono per pranzo dalle 12 alle 3. Trovo i commessi un po' scorbutici e i passanti impauriti a parlare con estranei, anche solo per dare indicazioni. In corso Alemanno una cartellone pubblicizzava ‘’funerale classico’’ al prezzo di 1.000 euro. Ne ho fatto l’immagine simbolo della mia visita.

- 29 dicembre. Di nuovo Chivasso. A casa mia si mangiano due pasti completi al giorno, antipasti multipli, primo, secondo, dessert, formaggi e frutta, con vino naturalmente. Mi chiedo come faccio io a sopravviveve il resto dell’anno in India con una sola portata, massimo due al giorno. Guardo la televisione. C’e’ una pubblicita’ di cibo per gatti sterilizzati, che non li fanno ingrassare.

- 30 dicembre. Milano, ultimi giorno. Forse per restare in tema, vado alla Biennale a vedere una mostra fotografica su torture, malformazioni, genocidi e varie sofferenze umane documentate da scatti di autore. In piazza Duomo c’e’ un enorme abete, rabbrividisco solo a pensare a quanti anni avra’, circondato da un prefabbricato rosa di Tiffany. Entro solo per vedere il tronco del poveretto, ma e’ dietro i banconi dei gioielli griffati.

New Delhi, anno inizia con la ''Giornata anti clacson''

Ieri a New Delhi e'stato osservato il ''No Honking Day'', la giornata anti clacson. La cosa onestamente fa ridere se si pensa allo strombazzare costante delle citta'indiane. Ma e'un timido inizio ed e' un segno che le cose stanno cambiando anche a livello di educazione civica. Una ong, da nome reboante di ''The Earth Saviours' Foundation'', si e' messa nell'inferno assordante di Connaught Place a distribuire volantini per convincere gli automobilisti a non usare il clacson inutilmente. Hanno dato adesivi con la scritta ''No Honking''. Ma il bello che offrivano anche della vernice nera per cancellare le iconiche scritte ''Blow Horn'' e ''Horn Please'' che tanto fanno divertire i turisti.

La perla e' pero' questa lettera del giudice Deepak Verma, della potentissima Corte Suprema, che appoggiando la campagna ''No Honking'' racconta di quando era in taxi a Singapore. ''Despite the green signal, our taxi did not move. I requested the driver to blow the horn, but to my utter surprise, he asked me why?'' scrive. Il giudice gli rispose che bisogna strombazzare per far muovere l'auto davanti, ma il tassita replico' che era inutile perche' tutte le auto erano in coda e non si potevano muovere . E poi, lasciando Verma sconcertato, aggiunse:'I could think of no reason why the cars ahead of him would not move, if they get a chance''.