L'ecobufala dei ghiacciai dell'Himalaya che svaniscono nel 2035 nasconde almeno due spaventose realtá. La prima é che come da tempo vado dicendo purtroppo non esiste piú senso critico non solo tra i giornalisti, ma anche tra la comunitá scientifica. La tecnica del "copy and paste" é utilizzata anche da superesperti e plurilaureati che si fanno profumatamente pagare per conferenze oltreoceaniche e tonnellate di carta con estremo danno ai cieli e alle foreste. Secondo é che dall'appiattimento delle informazioni - di cui lo strumento internet é il maggiore responsabile - qualcuno forse ci guadagna. Qualcuno ciurla nel manico per usare una vecchia e ormai disueta espressione. Vedi la storia dell'influenza suina e degli inciuci tra Organizzazione Mondiale della Sanitá e industrie farmaceutiche.
La tesi dello scioglimento accelerato dell'Himalaya, che ha alimentato la vecchia acrimonia tra il ministro dell'ambiente Jairam Ramesh e il Premio Nobel per la Pace, Rajendra Pachauri (capo dell'IPCC), é basato su una serie di perle impressionanti. Nel 1999 il glaciologo indiano Said Iqbal Hasnain rilascia una dichiarazione per e-mail alla rivista The New Scientist dove dice che i ghiacciai himalayani sono destinati a sparire nel 2035. Dice di averlo detto solo in quella occasione, non si sa perché, forse perché aveva digerito male. Sei anni dopo, nel 2005, il WWF, probabilmente a corto di idee, riprende la sparata e la mette in un suo rapporto. Passano altri due anni e nel 2007, i super esperti e Premi Nobel del Intergovernamental Panel on Climate Change, anche loro in cerca di "ciccia" per rendere piú sexy ("sex up" direbbero dall'ufficio di Blair) il loro quarto e ultimo rapporto, riprendono lo stesso dato e lo copiano nel paragrafo 10.6.2. Voilá. Primo mi chiedo quanti di loro, come molti altri esperti delle Nazioni Unite, abbiamo mai visto un ghiacciaio himalayano. Consiglierei una traversata del Baltoro Glacer per farsi venire qualche idea. Ma potrebbe andare bene anche una passeggiata fuori dagli hotel o dai loro uffici una mattina di inverno, come quella di oggi a Delhi. Tanto per capire che esiste un mondo reale oltre lo schermo dei loro computer. Secondo, cosí facendo si rischia di screditare la problematica dell'inquinamento (io lo chiamo ancora cosí) che esiste, eccome, e che di sicuro non sono i superesperti di "climate change" a risolverlo...
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