Da qualche tempo ho cominciato a pentirmi di avere scelto il mestiere di giornalista. Dopo quasi tre decenni - ho iniziato che ero ancora minorenne - mi vengono dei dubbi. Ma davvero voglio continuare da grande a fare la pennivendola? “Sempre meglio che lavorare” come disse Luigi Barzini junior, il quale però mi risulta avesse un buon stipendio. Ero appena arrivata in India, quando una sera a casa dell’allora rappresentante della Piaggio, sono stata presentata a Tiziano Terzani, già versione mistica con kurta pijama bianca e barba da profeta. Era venuto giù dalla sua baita di Almore. “Ah, anche tu fai la pennivendola!” mi disse a mo’ di sfottò. Mi ricordo ci rimasi male e lo bollai come un arrogante pallone gonfiato. Ma ora capito il vero significato delle sue parole.
La crisi ha picchiato duro sui free lance che l’internet aveva già reso inutili. Sto parlando della carta stampata, ovviamente. Chiunque da qualsiasi posto può scrivere di qualsiasi cosa senza bisogno di un editore. Qualsiasi tipo di informazione è fruibile gratuitamente o con la sola fatica di tradurre dalla lingua d’origine. Chi è ancora disponibile a pagare per un pezzo a meno che non sei un premio Pulitzer o non hai un’intervista con Osama Bin Laden (meglio se scampato ad un overdose di cocaina in compagnia di un harem di viados)? Non c’è da stupirsi se ricevo ogni tanto proposte di collaborazione non pagate o compensate in maniera irrisoria. Un po’ di tempo fa una testata on line che si occupa di giovani imprenditori fai-da-te mi ha proposto 20 euro ad articolo in inglese “comprensivo delle spese per telefonate”. Ho risposto che questo è il mio mestiere e non un hobby, poi li ho mandati cortesemente a quel paese. Ma forse sono fuori tempo e fuori luogo. Il giornalista si è trasformato in un robot che smista migliaia di notizie al giorno, pesca quelle più sensazionali e le traduce in italiano. Ieri mi hanno comunicato che Il Giornale ha abolito la redazione degli esteri. Povero Montanelli. “E’ confluita nelle cronache italiane” mi ha scritto Angelo Allegri, il mio (ex) caporedattore degli esteri. Non so se anche altri quotidiani abbiano fatto già la stessa cosa. Non so neppure se lo si sa che al Giornale non c’è più una redazione esteri. Regalo lo scoop agli amici del Barbiere della Sera.
Mentre le cronache dalla provincia hanno ancora senso perché nessuno trova su internet il resoconto del consiglio comunale di Biandrate, le corrispondenze dall’estero sono in via di estinzione soprattutto per Paesi “lontani” dall’Italia, come lo è appunto l’India, scomparsa da tempo dal periscopio della Farnesina. Un po’ di anni fa un altro mio ex caporedattore, Marcello Foa, oggi famoso bloggista, mi disse che il quotidiano così come l’abbiamo conosciuto ha fatto il suo tempo. Si trasformerà in qualcos’altro, non più un foglio di informazione. In effetti non ha più senso e di fatto le vendite dei quotidiani nazionali sono a picco. Mi sento obsoleta, come una macchina da scrivere accanto a un computer.