PAKISTAN- Peshawar, tra trafficoni e trafficanti
Ci sono cittá che pur essendo deturpate da incuria, colate di cemento e sovraffollamento conservano nel tempo il loro fascino. Una di queste é Peshawar, piú afghana che pachistana, da secoli crocevia di contrabbandieri, spioni, banditi e rifugiati. Oggi é una delle cittá piú pericolose in Pakistan per attentati, bombe e rapimenti. Peshawar é la retrovia delle guerra americana in Afghanistan e ora é diventata l'avamposto della guerra pachistana contro i talebani di Swat e del Waziristan. Ma é da secoli al centro di manovre e intrighi internazionali. Ed é cosciente di questo suo ruolo. I pashtun sono degli incredibili trafficoni. Si potrebbero paragonare ai napoletani per la creativitá e l'arte di arrangiarsi. Nel bazar della vecchia Peshawar si vedono ancora personaggi che sembrano usciti dalle pagine del Kim di Kipling. Dal guaritore che vende preparati contro l'impotenza a base di ramarro, con tanto di lucertolone in bella mostra tra i flaconcini, ai venditori di té che fanno bollire l'acqua in cisterne di ottone che sembrano pezzi da museo fino a quelli che riciclano pneumatici lisci e ne fanno delle taniche per l'acqua.
Un po' fuori Peshawar vicino alla tomba del santo-poeta pashtun Rahman Baba (dove alcuni fumatori di hashish mi hanno recitato qualche sonetto...) c'é un "polo" del riciclaggio di camion e bus. Comprano rottami di mezzi pesanti da tutto il mondo e li ricostruiscono pezzo dopo pezzo. La decorazione é stupefacente e anche costosissima. Spesso sono i bambini a incollare le striscioline colorate di carta fosforescente componendo diverse scritte del Corano, ghirlande di fiori, pavoni e pappagalli e intricati disegni e ghirigori. Alcuni cassoni sono dipinti con figure di cascate, astronavi, cavalli o uomini dallo sguardo truculento con coltelli insanguinati tra i denti . Poi ci attaccano girandole, bandierine, piume di pavone, fiori finti e una cortina di campanelli al paraurti. Gli interni anche sono dei salotti rococó. Mai visto in vita mia una pacchianeria piú folle di quella dei bus e camion di Peshawar.
A mostrarmi i segreti della cittá é un personaggio bizzarro, Prince Mahir Ullah Khan, che dice di provenire dalla famiglia reale di Chitral e che incontro all'hotel Rose, nel caotico Khyber Bazar dove ho deciso di alloggiare perché è vicino al quartiere di Qissa Kawani (la strada dei cantastorie). Fa la guida turistica, sul suo "book" ci sono centinaia di commenti di stranieri entusiasti per le visite alla fabbrica d'armi di Darra Adam Khel (ora chiusa) e al mitico Khyber Pass (anche quello chiuso agli stranieri e comunque poco raccomandabile). Prince é un vero trafficone pasthun, ma con un grande cuore. Gestisce una ong che offre servizi legali gratuiti alle famiglie povere e che usa per facilitare il rilascio di visti e permessi a turisti stranieri. Ma ha una miriade di altre attivitá e "alte conoscenze" nella polizia e nel ministero del turismo della North West Frontier Province. Si sta impegnando - cosa veramente lodevole - per il restauro delle porte d'ingresso alla cinta muraria di Peshawar e di alcuni palazzi signorili ricchi di stucchi e di intarsi lignei, ma ora in completo stato di fatiscenza. Nel bel giardino del Ghor Katri, che era il caravanserraglio di Peshawar, una delle poche aree verdi, c'é un tempio indu e uno scavo archeologico. Prince ha un ufficio qui pieno di cimeli, di tipici strumenti musicali che lui suona e di vecchie foto di lui con diversi personaggi politici. Rimango letteralmente esterrefatta quando mi mostra in un vicino garage un mezzo dei pompieri dell'epoca coloniale con tanto di campana. Un pezzo che farebbe impazzire i collezionisti. "Voglio che rimanga qui a Peshawar, la esporremmo qui" mi dice mostrandomi il porticato dell'antico caravanserraglio usato come guarnigione dagli inglesi e che ancora oggi ospita un ufficio dei vigili del fuoco. "Sto anche cercando di creare un museo etnografico" aggiunge mentre mi invita a posare per una foto davanti alla fantastica autopompa degli Anni 20, modello Merryweather, London.
Ps Se per caso avete bisogno di Prince Mahir Ullak Khan lo trovate ai numero 0092 0301 8814007 o 0300 5860071
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