PAKISTAN – La corriera Natco e il Daewoo bus
Il volo da Skardu a Islamabad – ammesso che uno riesca a prenderlo perché non c’è mai posto – dura 45 minuti. L’autobus, Natco VIP express air condition, invece ci mette 30 ore e come succede spesso, di VIP e aria condizionata c’è solo la scritta sulla fiancata. Natco sta per Northern Areas Transport Corporation, sono i più affidabili sulla Karakoram Highway, dicono. E’ già tanto che abbia il sedile reclinabile. Il vantaggio però è che a differenza dell’India, qui in Pakistan i prezzi sono fissi, quindi non si perde tempo a negoziare. In quanto donna e single io ho avuto il privilegio di avere il posto singolo di fianco all’autista. Che è più comodo perché si allungano le gambe, ma non altrettanto tranquillo perché è vicino alla porta. Dopo un’ora il “Vip Express” si trasforma infatti in un bus locale, carica chiunque trovi, qualsiasi tipo di mercanzia, polli e capre compresi, militari, pastori, venditori ambulanti e amici dell’autista. Più quello che c’è sul tetto e che non vedo. A differenza dell’andata verso Skardu, in cui ero incassata nei sedili posteriori di un pulmino, ho potuto ammirare il canyon dell’Indo che si snoda per chilometri sormontato da varietà incredibile di rocce e sedimenti alluvionali. Guardando giù nel dirupo dalla parte del mio finestrino vedevo correre le sue acque sabbiose cercando di capire se andavano più veloci del bus. L’asfalto è irregolare e per evitare le buche l’autista (in realtà erano in due che si alternavano ogni 6 o 7 ore) era costretto a un continuo zigzag. Nonostante il continuo sbandare a destra e sinistra sono riuscita a leggere per intero un libro di Kiran Desai, “Gli Eredi della Sconfitta”, vincitore del Booker Prize, che parla di altre vette e vallate, in Sikkim, Himalaya orientale, all’ombra del Kanchenjunga, la terza montagna più alta del mondo. Un libro amaro, che non lascia vie di uscite, nessun happy end. Quando sono arrivata a Islamabad ero stravolta più dalla storia che dalle 30 ore di sobbalzi, per di più a digiuno. Siccome abbiamo avuto un guaio con lo sterzo durato due o tre ore e siamo stati fermi per diverse ore ai posti di blocco dei militari, gli autisti hanno infatti deciso di saltare le soste per mangiare.
Tre giorni dopo però i trasporti pubblici pachistani si sono completamente riscattati. Il viaggio di 4 ore e mezzo da Islamabad a Lahore è stato uno dei più belli, in assoluto, per me. Si tratta dei noti “Daewoo bus”, che molti mi avevano decantato come i migliori in Pakistan. Verissimo, anzi di più, sembra di prendere l’aereo. A bordo c’è una hostess che serve da bere, snack e bevande calde. Per sicurezza, i passeggeri vengono filmati uno per uno con una videocamera da un tizio che sale quando siamo al casello dell’autostrada. In una busta di plastica trovi delle cuffiette che attacchi al bracciolo per sentire musica o un film sullo schermo comune. Sembra di viaggiare sui cuscinetti d’aria, puoi metterti a giocare a Mikado sul tavolino. E poi è silenzioso, si sente il chiacchiericcio sommesso dei passeggeri, qualcuno al telefono, altri che scrivono sul portatile, pachistani ricchi, immagino, disposti a sborsare per il biglietto ben 450 rupie (neppure 10 euro), il doppio di un bus di linea che non prendono l’autostrada. Quando la hostess fa il primo annuncio in cui augura buon viaggio, la sua voce esce in stereofonia con l’eco, mi sembra una voce celestiale…quasi soprannaturale. Forse il bus Natco da Skardu è finito in un burrone mentre leggevo e ora sono in viaggio verso l’aldilà?
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