Il comunicato era: “Marco Pannella, deputato europeo, e Matteo Mecacci, Deputato, (con la maiuscola, ndr) incontreranno i corrispondenti italiani a New Delhi sabato 27 dicembre alle 10.30 presso l’hotel Radisson..”. Io sono arrivata alle 11, perché sono rimasta senza benzina con lo scooter e poi ho dovuto lottare con la sicurezza paranoica dell’hotel che dopo l’attacco di Mumbai crede che tutti i clienti nascondano bombe a mano e AK47 nelle borsette. Ma non penso ci fossero stati altri giornalisti prima di me. Dei miei quattro colleghi qui in India, uno è in Bangladesh e gli altri non lo so, forse in Italia per Natale. Quindi ho avuto il piacere di fare una chiacchierata a tu per tu con Pannella, il grande vecchio della politica italiana e instancabile difensore della non violenza e dei diritti delle minoranze e degli oppressi. Se non avesse i capelli bianchi lunghi e non fumasse i toscani alla grappa, me lo potrei immaginare davvero come un Mahatma versione globe trotter che va in giro per il mondo a diffondere il satyagraha. E’ un’icona vivente e vedermelo nella patria di Gandhi - anche se era qui solo per andare dai tibetani a Dharamsala - mi ha fatto un certo effetto. Ho perfino dimenticato di scattargli una foto, mentre il registratore è rimasto spento sul tavolino della piscina dove è uscito a fumare sfidando la nuova legge indiana antifumo introdotta il 2 ottobre, guarda caso compleanno del Mahatma.
La prima cosa che mi ha detto è “ma lo sa che noi siamo rimasti il partito più vecchio in Italia?”. Sono almeno 13 anni che non seguo più la politica italiana, ho fatto un rapido excursus storico, Democrazia Cristiana, PRI, PLI, PSI …è vero, dove sono finiti? Poi abbiamo parlato praticamente a ruota libera, passando dai Montagnard del Vietnam, agli Iuguri che sono tesserati radicali, attraverso un parallelismo tra Manifesto di Ventotene di Spinelli e la “via di mezzo” del Dalai Lama, per finire al libro “Il gusto di essere felici” di Matthieu Ricard e alle attrazioni pedofile di cui sono stata accusata quando ho detto che il Dalai Lama a volte mi sembra un fanciullo gioioso. Incredibilmente la conversazione finisce dove era iniziata, la longevità dei Radicali. “Ci hanno suonato la campana a morto molte volte, ma poi siamo sempre andati ai funerali del campanaro” proclama.
Poi prima di congedarsi mi manda una puffata di sigaro. “Non hai sentito che gusto ha?” mi chiede meravigliato della mia evidente ignoranza in materia. “E’ un toscano al distillato di grappa” risponde prontamente il suo giovane collaboratore. Imbarazzata tento una battuta spiritosa: “Dopo tanti anni in India ormai posso solo riconoscere le fragranze dell’incenso e non perché frequento assiduamente le chiese …” dico mentre lo accompagno all’uscita. Sorride e poi mi saluta come una vecchia amica con due baci sulle guance.
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