SH08, San Lorenzo, Hanuman e la fine del viaggio


Spedizione Himalaya 2008, giorno quarantacinque, Ramban-Jammu

L’hotel di Ramban dove mi sono fermata, dal pretenzioso nome di Shan Palace Hotel, ha una splendida vista panoramica sulla vallata. Peccato che sia una catapecchia fatiscente con i lavandini senza acqua e che come altri posti sia usato dall’esercito quando ne ha bisogno. Dal balcone della mia camera ieri sera ho cercato qualche stella cadente, era la notte di San Lorenzo, ma la luna faceva troppo chiaro per i desideri. Questo è il tratto più bello della strada da Jammu a Srinagar. Ho lasciato Ramban verso le sette del mattino, senza fare colazione, perché volevo godermi il sole del mattino sulle pinete della vallata. Ho cominciato la lunga salita verso Patnitop, sempre con il pensiero al motore surriscaldato. Mi sono fermata tantissime volte, soprattutto per scattare foto ai segnali gialli della società di costruzioni stradali Beacon – sto facendo una collezione – e anche per la solita serie di chai, penso di essere ormai assuefatta. Come all’andata, il passo di Patnitop, con le sue antiche pinete, era avvolto da una fitta nebbia. Poi si è messo anche a piovere, ma nel frattempo avevo cominciato una lunga discesa che dopo un paio di ore mi ha portato a valle. L’ho fatta quasi tutta in folle. Stavo per lasciare le ultimi pendici, a una cinquantina di chilometri da Jammu, quando ho visto un tempietto dedicato al dio-scimmia Hanuman lungo un torrente. Sono scesa e mi sono seduta su un ponticello di cemento ricoperto di muschio e di farfalle gialle. Ho deciso che questo sarebbe stato l’ultimo giorno della Spedizione Himalaya 2008. E’ giunto il tempo di ritornare in pianura e non me la sento più di forzare il mio povero (ed eroico) scooter. All’inizio pensavo di venderlo o abbandonarlo se non ce l’avesse fatta, ma ora dopo questa avventura lo devo riportare a casa. E’ ormai un pegno.
Arrivata a Jammu, la capitale invernale indù del kashmir, paralizzata dalle proteste come la sua gemella mussulmana Srinagar, ho deciso di caricare lo scooter sul treno notturno per Delhi. Con mio stupore me lo hanno impacchettato con sacchi di juta e imbottito di paglia. Poi hanno levato la benzina dal serbatoio, ma io non volevo abbandonare due litri di prezioso carburante, quindi li ho convinti a nasconderle nel cassetto portaoggetti dello scooter. Alle nove di sera sono salita anch’io sullo Shalimar Express pensando alla stella cadente che non sono riuscita a vedere la notte prima e al fatto che non ho potuto esaudire il mio unico desiderio. Di viaggiare per sempre.

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