Spedizione Himalaya 2008, giorno quarantuno, Alchi-Kargil-Srinagar
Ho fatto una maratona autostop-jeep-bus di 24 ore per arrivare a Srinagar e scoprire che lo scooter non era stato ancora riparato. Lo sapevo, quando mai riesco ad ottenere qualcosa senza dover impazzire? Con l’aggravio che qui in Kashmir le donne sono considerate cerebrolese in cucina, figuriamoci dal meccanico. Ho lasciato il Ladakh senza dispiacere perché il cielo si era rannuvolato. Ho incontrato una coppia di bolognesi diretti a Dras e ho chiesto un passaggio sulla loro jeep fino al monastero di Lamaruyu, dove loro si sono fermati e io ho proseguito con un taxi-jeep dove ho conosciuto uno studente di geologia. Mi ha detto che si comincia ad esplorare la zona che potrebbe essere ricca di minerali e anche di uranio. Durante la sosta pranzo a Mulbek ho di nuovo incontrato gli italiani, la strada è la solita ed è facile incontrarsi. Circa tre ore dopo ero nel suk arabo di Kargil dove ho trovato un internet cafè e qualche giornale. Il bus per Srinagar partiva alle dieci di sera, quindi mi sono avventurata alla ricerca di un museo di tradizione e folklore locale che è sulla parte alta della città e che è stato realizzato dalla famiglia di un commerciante, Munsi Aziz Bhat. E’ interessante perché ho visto alcuni degli articoli che si commerciavano nell’Ottocento, dai bottoni di madreperla italiani alle medicine fino ai rasoi. Kargil si trovava sulla via della seta ed era un crocevia importante per il commercio tra India. Tibet, Baltistan e l’Asia centrale. Peccato che sia abbastanza inospitale come città, avverto una certa ostilità e poca disponibilità a venire incontro agli stranieri che qui sono solo di passaggio. Per esempio i tassisti mi hanno depistato e fatto credere che non c’erano posti sul bus notturno. E’ vero che i bus locali in India sono un terno al lotto, preferisco non comprare biglietti prima, tanto un posto spunta sempre fuori. Il bus che ho preso per Srinagar era privato e aveva anche una televisore al plasma superpiatto. Immagino quanto sarà costato.
Appena partiti, ancora prima di affrontare la salitona dello Zoji La, il controllore ha messo un dvd che era niente di meno che LOC, un colossal sulla guerra di Kargil del 1999, vinta dall’India grazie alle eroiche azioni dei suoi soldati che hanno respinto i pachistani proprio tra questi picchi. Le scene che si vedevano erano le stesse che il bus stava attraversando. Penso sia voluto, magari a fin i propagandistici visto che sii va in Kashmir. La situazione era però surreale, mentre il bus arrancava su per i tornanti nel buoi più assoluto, talvolta incrociando altri camionn che lo costringevano a s-porgersi pericolosamente sul ciglio, sullo schermo scorrevano scene di violenza e sangue, esplosioni di convogli militari, urla di dolore dei soldati e di esaltazione quando la postazione nemica saltava in aria. Non so quanto è durato , forse 4 ore, dopo un po’ mi sono spostata sugli ultimi sedili che erano liberi e mi sono distesa. Il bus saltava come un cavallo impazzito e alcune volte stavo per essere sbalzata via. Sembrava di fare un rodeo. Sono arrivata in una Srinagar fantasma all’alba con la pioggia. Le strade erano ancora ricoperte di pietre e di gomme bruciate durante gli scontri con l’esercito. Il giorno prima era morto un ragazzo. C’erano soldati ovunque. Appena scesa dal bus qualcuno due tizi mi hanno proposto una house boat. Mi hanno seguito per un bel po’ poi li ho minacciati di chimare la polizia.E’ stato il benvenuto del Kashmir.
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