Spedizione Himalaya 2008, Mandi, ottavo giorno
Qualcuno me l’aveva detto, ma era veramente difficile crederci. Invece è tutto vero: davanti al carcere di Mandi crescono lussureggianti cespugli di marijuana. E’ forse una sorta di contrappasso per i detenuti che per la maggior parte dei casi sono dentro per storie di droga? Stamattina sono andata alla prigione, una palazzina grigia, tra case e negozi, dove sono rinchiusi da oltre un anno due italiani con l’accusa di traffico di hashish. E’ una storia torbida da cui spero possano uscire il più presto possibile prima che il carcere li segni per sempre nel fisico e nella mente. Ho anche fotografato le pianticelle di ganjia, come viene chiamata in India l’erba da fumare che cresce (spontaneamente?) nelle vallate più a nord verso Manali e nella famosa Parvati Valley.
Mi chiedo spesso, nella mia assoluta ingenuità, perché - pur essendo più che risaputo che queste zone riforniscono mezza India di hashish - nessuno abbia mai avuto il coraggio di fare o dire qualcosa. Per nessuno intendo chiaramente le autorità indiane. Dicono che la polizia è corrotta, che sarà pur vero, ma è un gioco delle parti perché in fondo fa comodo a tutti, spacciatori e consumatori. Certo ci sono grossi giri di soldi e forti interessi, ma non siamo in Colombia, almeno cosi mi sembra, poi magari mi sbaglio. Non conosco la realtà del narcotraffico indiano. Mi è capitato di parlare con dei ragazzi italiani a Goa che si ‘’riforniscono’’all’ingrosso Manali d’estate per poi vendere d’inverno al dettaglio sulle famose spiagge dello sballo. Poi ho parlato con un ragazzo di Manali, che mentre pascolava le vacche, “’faceva’’ l’hashish che si ricava strofinando le foglie di marijuana con le mani e riducendole a dei salamini oliati e marroni. Non avevo mai visto il procedimento e, per curiosità giornalistica, gli avevo chiesto di mostrare come faceva. Ho anche provato, ma non è venuto granchè. Il tizio vendeva poi il prodotto appena fatto e probabilmente non aveva la minima idea che stava facendo qualcosa contro la legge. Ma a parte questi episodi limitati, non ho assolutamente idea se la produzione sia concentrata in cartelli della droga o se ci sian un sistema di piccole imprese, per dirla secondo una terminologia economica.
A Manali la marijana cresce, forse qui spontaneamente, nelle aiuole e sul ciglio delle strade insieme alle ortiche e altre erbacce. Praticamente in tutti i classici posti per turisti fricchettoni, da Paharganj a New Delhi, a Varanasi, per non parlare di Jaipur e di Goa, ti fermano per strada per offrirti la charas (hashish), in particolare quando scoprono che sei italiano. La cosa mi infastidisce tremendamente tanto che di solito reagisco male e gli ricordo che stanno facendo qualcosa di illegale. Ma si mettono a ridere, ovviamente. Evidentemente la domanda c’è eccome e gli italiani sono tra i primi della lista degli acquirenti. Secondo me sarebbe ora di cambiare questa opinione, ma qui rischio di passare per bacchettona.
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