Spedizione Himalaya 2008, nono giorno, Mandi-Kullu.
Sto seguendo il fiume Beas che scorre dentro una profonda vallata. La strada per Manali è assolutamente facile e superbattuta. Però ci sono degli scorci e vedute molto suggestive. Mi sono fermata per ben due volte per scrivere un pezzo sull' uccisione di un sacerdote cattolico in Nepal e un altro sul governo indiano in crisi per la questione dell’accordo nucleare con gli Usa. Quindi sono stati 60 km tormentati. È stato però divertente tirare fuori il laptop in una baracca dove mi ero fermata a prendere un chai tra lo sguardo stralunato dei camionisti di passaggio. Dopo un minuto avevo un pubblico di almeno trenta persone. Me ne sono andata su per una mulattiera e ho concluso il lavoro lí davanti a capre e vacche.
Il tempo è decisamente migliorato, c’è un sole cocente come in pianura e l’aria tersa da montagna. Un po’ mi è quasi dispiaciuto lasciare Mandi, con i suoi templi e le sue gurdware. E soprattutto i suoi divertenti sikh. Una ragazza che ho incontrato vicino a un bellissimo tempio scolpito in pietra, stile Karnataka, che si trova in mezzo al fiume, mi ha detto che quelli con il turbante bianco sono di casta alta, quelli con il turbante blu di casta intermedia e gli altri neri-marroni sono i più bassi nella scala sociale. Mi ha stupito che tutti avessero un ottimo inglese.
Sono arrivata a Kullu nel tardo pomeriggio, mi sembra un posto senza nessun tipo di attrattiva. Sono riuscita a trovare una nuova mappa dell’Himachal Pradesh nell’ufficio turistico locale. Come ogni spedizione che si rispetti dovrei prima o poi fare l’itinerario. Piú guardo la Manali-Leh e più mi spaventa l’idea di attraversare i 5000 metri con uno scooter. Vediamo. Oggi intanto vedo un altro italiano che è nei guai con la giustizia.
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