Spedizione Himalaya 2008, giorno ventidue, Anantnag-Srinagar
Avevo immaginato che prima o poi dovesse accadere. Sono stata soccorsa da uno squadrone di militari che hanno caricato lo scooter sul camion e portato dal primo meccanico disponibile sulla strada nazionale per Srinagar. Come temevo, ci sono dei problemi seri di compressione, forse il pistone. Dopo colazione e uno show all’incrocio di Anantnag per cercare dei giornali in inglese, non sono riuscita a metterlo in moto. Ho spinto per un po’ fino a un concessionario Hero Honda, che però trattano solo le moto e non ci capivano nulla. Poi ho visto una decina di soldati che stavano caricando il rancio da portare ad altri commilitoni. Ho chiesto aiuto e loro insieme ai pentoloni hanno caricato sul camion anche lo scooter.
Con un dispiegamento militare come quello che c’è ora sulla strada per Srinagar, frequentata da pellegrini indù diretti allo Shiva di ghiaccio della grotta di Amarnath, è abbastanza difficile passare inosservata. In una società mussulmana abbastanza conservatrice come quella kashmira, una donna sola che guida è vista come un fenomeno da circo. A parte le contadine, che indossano un fazzoletto tipo donne dell’Asia Centrale, la maggior parte hanno la faccia coperta da un velo nero. Non è burka, perché sono vestite con la normale tunica, la salwar kamise, ma è solo un cappuccio con un ricamo davanti agli occhi. Non capisco come fanno a vedere. Confesso chr mi piacerebbe provare
Il meccanico, in consulto con altri due colleghi, ci ha trafficato un paio di ore, ma l’ha fatto partire, poi ho percorso una quarantina di chilometri ai 20 all’ora, perché non va di più. La giornata era splendida e il verde della vallata era accecante.
A Srinagar sono arrivata verso le sei e mi ha accolto un intasamento disumano. Di nuovo, come mi capita ogni tanto a Delhi, mi sono chiesta perché dobbiamo ridurre le nostre città in questi inferni di lamiere, smog e chiasso assordante. Non c’è posto per camminare, per parlare, per sedersi all’ombra di una pianta, per guardare l’altro lato della strada. Quasi tutti i cani randagi sono azzoppati. C’è solo una continua colonna di camion, bus e jeep con il clacson premuto costantemente. Non è solo in India, ovviamente, il problema del traffico urbano è mondiale, mi chiedo però perchè non c’è nessuno che si ribella o che protesta. Probabilmente sono talmente assuefatti che non se ne accorgono nemmeno.
Da quando sono stata nel 2002, Srinagar è un po’ cambiata, gli ultimi anni sono stati anni di pace, i separatisti sono diventati “moderati” e sono tornati i turisti. Ci sono segni della globalizzazione, banche, telefonini, nuovi hotel. E’ anche arrivato il collegamento internet broadband di cui ho subito approfittato per aggiornare il blog. Rimangono però sempre gli stessi gli uomini kashmiri che non si fanno scrupoli a proporsi come gigolò. Verso le dieci di ritorno dal ristorante Mughal Dhaba, dove ho mangiato degli strani involtini di agnello per festeggiare il mio arrivo a Srinagar, ho preso un auto-risciò per ritornare in hotel che è a Zero Bridge. Il guidatore, dopo avermi chiesto se viaggiavo sola, mi ha proposto una “notte di piacere’. Gli ho detto di chiederlo a sua sorella, ma non si è neppure arrabbiato…
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