Spedizione Himalaya 2008, settimo giorno, Chindi-Mandi
Per un’intera giornata sono stata nel mondo extra Lonely Planet. Non so quante vallate ho attraversato con la stessa sequenza di salite lungo i fianchi della montagna, falsipiani in cima con tempio, discese (che facevo a ruota libera) tra boschi e pinete, poi una piccola cascata, il villaggio, occasionalmente qualche risaia, delle donna con vacche e capre al pascolo e altre donne che stendevano i panni sull’aia di case bianco-blu, operai seduti con i badili infangati e altri intenti a spostare tronchi. Ho esordito con il mio primo passaggio nel fango, con lo scooter che slittava e i miei scarponi completamente affondati nella melma.
La faccenda si fa sempre più difficile mano a mano che salgo a Nord ovviamente, però il mezzo tiene bene come direbbe un campione di rally. Da quando ho poi cambiato la gomma va su che è uno spettacolo. Non so se è per via delle frane in strada o perchè è un tratto decisamente poco battuto dai turisti, ma praticamente ho viaggiato quali sempre in solitudine. Arrivata alla strada nazionale per Mandi, dove mi trovo, non è stato facile abituarsi al fumo e al rumore dei camion.
A Mandi , città punjabi più che himalayana, ho avuto una spiacevole esperienza che mi ha messo di cattivo umore. Stavo per imboccare la stradina privata che porta all’hotel, Raj Mahal Hotel, molto curato e con un bel giardino, quando un gippone mi ha strombazzato dietro. Irritata ho fatto segno di passare. Il tizio si è fermato davanti in segno di sfida nonostante stavo per asfissiare per i gas di scarico. “’Questo e il mio paese”’ ha risposto alle mie proteste con una strafottenza che non avevo mai visto in India. Mah, ci sono rimasta davvero male.
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