L’invasione dei nani della Tata è iniziata oggi all’Autoexpo di Delhi. Il settantenne Ratan Tata, con la voce spezzata dall’emozione o semplicemente dagli acciacchi dell’età, è arrivato al volante di una scatoletta di lamiera a quattro ruote tra un tripudio di luci e suoni. Un delirio mediatico simile a quello di una finale di cricket tra India e Pakistan. Il presidente di Tata Motors è sceso dall’utilitaria e ha cominciato a elencarne i pregi. Quattro porte, grande spazio all’interno, venti chilometri con litro e motore Euro 4 molto di più di quanto richiesto dalle normative indiane. Unico neo: non c’è l’aria condizionata. Il prezzo: un lakh, ovvero 100 mila rupie che al cambio attuale sono 2500 dollari. All’annuncio è partito l’applauso della platea. Promessa mantenuta con la nazione che da quattro anni attende che il prototipo diventi realtà. Come Mr. Tata sia riuscito a contenere i costi non se lo spiega nessuno. E’ un miracolo oppure un’opera di bene al servizio di un miliardo e passa di indiani che potranno realizzare (finalmente) i loro sogni di mettersi in coda ai caselli delle autostrade (che per ora non esistono)? Siccome si tratta in fin dei conti di un industriale, anche se ha quell’aura di puro alla Giovanni Agnelli, Tata avrà comunque fatto i suoi conti. Con questo prezzo è sicuro conquisterà la classe media che ora viaggia in scooter e che, magari con una buona rateizzazione, si potrà permettere le quattroruote. Attualmente solo sette indiano su 1000 possiedono un’auto. I conti sono presto fatti. Se poi si aggiunge che Tata vuole, tra un paio di anni, sbarcare su altri mercati emergenti, beh, allora siamo di fronte a un gigante mascherato da nano.
Che fine faranno le città indiane, africane o latino americane quando saranno invasi dai finti nani della Tata? Boh, non voglio fare scenari catastrofici, ma a me si accappona la pelle solo a pensarci. Smog, rumore, clacson, asfalto e serpenti di lamiera davanti a un semaforo. Poi un rombo, scariche di fumo e via verso un'altra lampadina rossa in attesa che diventi verde. Io che vado in scooter faccio parte della stessa famiglia anche se ogni tanto non bado al colore delle lampadine. Che succederà ai nani e ai loro padroni, o meglio agli esseri umani schiavi dei loro padroni nani? Ratan Tata, che è un zoroastriano, e che ha ammesso di essere stato traumatizzato dalla ressa di fotografi all’Autoexpo, ha detto “che non si può negare il diritto delle famiglie indiane ad avere un mezzo di trasporto privato”. Verità sacrosanta ma perché vogliamo privarle anche del diritto ad un ambiente sano e pulito?
Che fine faranno le città indiane, africane o latino americane quando saranno invasi dai finti nani della Tata? Boh, non voglio fare scenari catastrofici, ma a me si accappona la pelle solo a pensarci. Smog, rumore, clacson, asfalto e serpenti di lamiera davanti a un semaforo. Poi un rombo, scariche di fumo e via verso un'altra lampadina rossa in attesa che diventi verde. Io che vado in scooter faccio parte della stessa famiglia anche se ogni tanto non bado al colore delle lampadine. Che succederà ai nani e ai loro padroni, o meglio agli esseri umani schiavi dei loro padroni nani? Ratan Tata, che è un zoroastriano, e che ha ammesso di essere stato traumatizzato dalla ressa di fotografi all’Autoexpo, ha detto “che non si può negare il diritto delle famiglie indiane ad avere un mezzo di trasporto privato”. Verità sacrosanta ma perché vogliamo privarle anche del diritto ad un ambiente sano e pulito?
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