Per la festa induista delle luci, il Diwali, sono stata a Jaipur, la "città rosa" alle porte del deserto del Rajasthan, una delle mete turistiche indiane più sfruttate per la sua vicinanza con New Delhi, "appena" sei ore di auto e per il suo nobile passato. Il Rajasthan è la terra dei Maharaja ed è la cartolina per eccellenza dell'India con tutti gli stereotipi a cui siamo abituati. Vacche sacre, elefanti, incantatori di serpenti e tessuti dai colori sgargianti. Tutto ancora autentico, per carità, sapori e odori compresi. Solo che ci si chiede come Jaipur e le altre città faranno a resistere al rapido avanzare del nuovo progresso indiano, ai mega centri commerciali, alle nuove arterie stradali e all'improvvisa ricchezza che ha fatto esplodere i consumi e le aspirazioni di una minoranza di fortunati.
Da una terrazza dei nuovi palazzi residenziali con ascensore e mega vasche da bagno angolari, ho ammirato lo skyline illuminato di Jaipur la sera dei Diwali quando migliaia di botti, mortaretti e fuochi di artificio illuminavano il cielo. Oltre alla torre del vecchio ristorante girevole, spiccavano i nuovi simboli di vetro cemento del boom indiano. L'India sta recuperando in fretta l'abissale divario esistente con i suoi vicini del Sud-est e con la Cina. Tra una decina di anni il volto di New Delhi e di Mumbai sarà irriconoscibile. "L'appuntamento con il destino" citato 60 anni fa da Jawaharlal Nehru nel suo discorso della mezzanotte davanti all'Assemblea Costituente è ormai sotto gli occhi di tutti. Anche della grande massa degli emarginati che dormono sui marciapiedi o mendicano davanti ai bus "deluxe" che scaricano le comitive di stranieri davanti al forte di Amber. Qualcosa sta cambiando anche per loro, certo più lentamente, ma la ruota sta "girando" anche per costoro.
Il celebre ed ultra publicizzato Palazzo dei Venti, il Maha Mahal, è stato ridipinto di fresco di un rosa shocking. Un po' troppo pacchiano si direbbe, tanto che sembra un fondale di cartapesta come quello che sormonta la strada di Tripolia Bazar sponsorizzato dai commercianti per la festa di Diwali. Sul marciapiede opposto, dove è obbligatorio spostarsi per scattare le foto, i negozianti parlano in perfetto italiano e sanno imitare ogni inflessione dialettale nostrana. Anni di esperienza e furbesca indole asiatica. "Non ti preoccupare, qualche giorno e diventerà rosa antico" rassicura uno di loro che mi ha venduto per 50 rupie una t-shirt con la scritta Rajasthan sotto una caravana di cammelli.
Da una terrazza dei nuovi palazzi residenziali con ascensore e mega vasche da bagno angolari, ho ammirato lo skyline illuminato di Jaipur la sera dei Diwali quando migliaia di botti, mortaretti e fuochi di artificio illuminavano il cielo. Oltre alla torre del vecchio ristorante girevole, spiccavano i nuovi simboli di vetro cemento del boom indiano. L'India sta recuperando in fretta l'abissale divario esistente con i suoi vicini del Sud-est e con la Cina. Tra una decina di anni il volto di New Delhi e di Mumbai sarà irriconoscibile. "L'appuntamento con il destino" citato 60 anni fa da Jawaharlal Nehru nel suo discorso della mezzanotte davanti all'Assemblea Costituente è ormai sotto gli occhi di tutti. Anche della grande massa degli emarginati che dormono sui marciapiedi o mendicano davanti ai bus "deluxe" che scaricano le comitive di stranieri davanti al forte di Amber. Qualcosa sta cambiando anche per loro, certo più lentamente, ma la ruota sta "girando" anche per costoro.
Il celebre ed ultra publicizzato Palazzo dei Venti, il Maha Mahal, è stato ridipinto di fresco di un rosa shocking. Un po' troppo pacchiano si direbbe, tanto che sembra un fondale di cartapesta come quello che sormonta la strada di Tripolia Bazar sponsorizzato dai commercianti per la festa di Diwali. Sul marciapiede opposto, dove è obbligatorio spostarsi per scattare le foto, i negozianti parlano in perfetto italiano e sanno imitare ogni inflessione dialettale nostrana. Anni di esperienza e furbesca indole asiatica. "Non ti preoccupare, qualche giorno e diventerà rosa antico" rassicura uno di loro che mi ha venduto per 50 rupie una t-shirt con la scritta Rajasthan sotto una caravana di cammelli.
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