La scorsa settimana Maria Grazia Cucinotta, nominata dal Pam, il Programma Alimentare Mondiale “ambasciatrice contro la fame nel mondo”, è arrivata in India per visitare alcuni distretti tribali del Madhya Pradesh dove l’agenzia assiste la popolazione. Benissimo che la fame in India, anche se non è così grave come nell’Africa subsahariana, salga alla ribalta della cronaca grazie all’attrice italiana che gli indiani conoscono soprattutto per la sua partecipazione nel film il Postino. Però si è dimenticata che l’India non è l’Italia, anche se i due Paesi iniziano con la “i”, e che qui non è necessario (non ancora) per le donne mettere in mostra tette e culi per passare sui giornali. Alla conferenza stampa tenuta a Delhi il 16 novembre, la Cucinotta indossava un elegante abito nero con una vistosa scollatura sul seno. Bello, se fosse stata alla Croisette. Invece era in un Paese di un miliardo e passa di persone, di cui un terzo vive con un dollaro il giorno e che con il costo degli orecchini che lei indossava potrebbe vivere un anno intero. Poteva anche andare bene se era ad una festa di Bollywood, tra le dive del cinema indiano che sono altrettanto sensuali. Ma il suo compito qui era di sollevare l’attenzione sulla “fame”. E’ evidente che i quotidiani indiani abbiano parlato molto più del suo sex appeal che della miseria del Madhya Pradesh. Come stupirsi? D’altronde gli uffici del Pam sono a Roma.
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