La faccenda dei maro' in liberta' vigilata nell'isola di Fort Kochi, una delle piu' popolari mete turistiche del Kerala, si sta ingarbugliando. Difficile azzardare previsioni su quando la Corte Suprema decidera' la competenza territoriale. Potrebbe essere domani o potrebbe essere molto piu' avanti.
Le previsioni delle ultime settimane, si sono rivelate completamente sbagliate. Sembrava che ''la madre di tutti i verdetti'' dovesse arrivare prima del 29 settembre, quando il giudice che si occupa delle causa e' stato nominato alla massima carica di ''chief justice of India'' . In teoria doveva smaltire tutti gli arretrati prima del nuovi incarico. Invece no. Nessuno e' in grado ora di capire che succede ora. Il neo chief justice Altamas Kabir passera' il fascicolo a un suo collega? Se ne occupa lui, ma quando? Boh. Ieri qui era festa, per il Mahatma Gandhi, quindi c'e' stato un lungo ponte. Da oggi si riparte.
Nel frattempo il caso e' completamente sparito dall'attenzione in India. Non c'e' neppure piu' una riga sui giornali. Nemmeno sul processo in Kerala, che e' gia' iniziato e che continua a essere rinviato in attesa della pronuncia della Corte Suprema. In questi giorni l'India ha sollevato il problema della pirateria marittima all'assemblea generale dell'Onu. Secondo gli italiani e' un'ipocrisia, che New Delhi predichi bene in tema di lotta ai pirati dell'Oceano Indiano e poi razzoli male con i due maro' italiani che stavano facendo proprio quello quando sono stati arrestati il 15 febbraio dopo aver ucciso due pescatori. A Roma e su qualche media italiano e' stata fatta notare la contraddizione, ma qui in India e' stato ''business as usual'' come si dice. Forse sara' che - come si e' detto molte volte - sulla questione si vuole tenere un basso profilo per permettere alle diplomazie di lavorare ed evitare il clamore controproducente dei primi tempi.
Esiste infatti un canale ''segreto'' parallelo ed e' stato confermato anche dalla stampa indiana con tanto di foto (LEGGI QUI). Si tratta di un mediatore indiano che vive da 40 anni in Italia, Vinod Sahai, ex manager Fiat, che si sta muovendo parecchio. Ha incontrato dei ministri a New Delhi e forse anche in Kerala. Ha fatto un po' di navetta tra India e Italia, ovviamente con la benedizione della Farnesina. Il personaggio e' un po' misterioso in realta', ma potente, sembra che abbia fatto da padrino all'accordo Tata-Fiat. Certo qui si tratta di altro tipo di business...e di mezzo c'e' la giustizia che in India e' davvero indipendente dal potere politico, cosa che e' un po' difficile da comprendere in Italia.
Le previsioni delle ultime settimane, si sono rivelate completamente sbagliate. Sembrava che ''la madre di tutti i verdetti'' dovesse arrivare prima del 29 settembre, quando il giudice che si occupa delle causa e' stato nominato alla massima carica di ''chief justice of India'' . In teoria doveva smaltire tutti gli arretrati prima del nuovi incarico. Invece no. Nessuno e' in grado ora di capire che succede ora. Il neo chief justice Altamas Kabir passera' il fascicolo a un suo collega? Se ne occupa lui, ma quando? Boh. Ieri qui era festa, per il Mahatma Gandhi, quindi c'e' stato un lungo ponte. Da oggi si riparte.
Nel frattempo il caso e' completamente sparito dall'attenzione in India. Non c'e' neppure piu' una riga sui giornali. Nemmeno sul processo in Kerala, che e' gia' iniziato e che continua a essere rinviato in attesa della pronuncia della Corte Suprema. In questi giorni l'India ha sollevato il problema della pirateria marittima all'assemblea generale dell'Onu. Secondo gli italiani e' un'ipocrisia, che New Delhi predichi bene in tema di lotta ai pirati dell'Oceano Indiano e poi razzoli male con i due maro' italiani che stavano facendo proprio quello quando sono stati arrestati il 15 febbraio dopo aver ucciso due pescatori. A Roma e su qualche media italiano e' stata fatta notare la contraddizione, ma qui in India e' stato ''business as usual'' come si dice. Forse sara' che - come si e' detto molte volte - sulla questione si vuole tenere un basso profilo per permettere alle diplomazie di lavorare ed evitare il clamore controproducente dei primi tempi.
Esiste infatti un canale ''segreto'' parallelo ed e' stato confermato anche dalla stampa indiana con tanto di foto (LEGGI QUI). Si tratta di un mediatore indiano che vive da 40 anni in Italia, Vinod Sahai, ex manager Fiat, che si sta muovendo parecchio. Ha incontrato dei ministri a New Delhi e forse anche in Kerala. Ha fatto un po' di navetta tra India e Italia, ovviamente con la benedizione della Farnesina. Il personaggio e' un po' misterioso in realta', ma potente, sembra che abbia fatto da padrino all'accordo Tata-Fiat. Certo qui si tratta di altro tipo di business...e di mezzo c'e' la giustizia che in India e' davvero indipendente dal potere politico, cosa che e' un po' difficile da comprendere in Italia.
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